Pace fiscale a rischio flop, l'incasso potrebbe calare a un miliardo

Pace fiscale a rischio flop, l'incasso potrebbe calare a un miliardo
di Francesco Pacifico
Domenica 23 Settembre 2018, 12:00
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La speranza è di recuperare almeno 3 miliardi di euro. Il timore è che si scenda di gran lunga sotto il miliardo. Soltanto la prossima settimana i tecnici del ministero dell'Economia presenteranno a Giovanni Tria e al suo sottosegretario Massimo Bitonci le simulazioni definitive sugli incassi con la pace fiscale. Ma all'interno della maggioranza giallo-verde è già forte il sentore che tutto possa ridursi in un flop, e non soltanto perché non si potranno aggredire i più sostanziosi pregressi su Iva - la Ue non lo permette - e contributi previdenziali. Decisivi potrebbero essere i paletti imposti dai Cinquestelle: soglia massima della cifra da sanare a 100.000 euro; adesione aperta soltanto a chi quelle tasse non pagate le ha dichiarate e chi non è stato oggetto di accertamento e contenzioso. In attesa delle simulazioni ufficiali, i numeri che girano tra i Palazzi della politica sono comunque indicativi. Guardando soltanto alle persone fisiche e non alle aziende, sarebbero circa 11 milioni i contribuenti con un debito con il fisco entro i 100 mila euro. I quali avrebbero in media arretrati che non superano i 2-3mila euro. Sopra il tetto indicato dai grillini, ci sarebbe un altro milione di italiani che ha debito con l'Erario fino a 1.500.000 di euro. Di questi la metà è sotto il milione. Un conto è aggredire questa fascia di popolazione, un altro chi è sotto la cifra di centomila euro.
 
Stando alle stime che circolano in queste ore, anche tenendo conto delle aliquote forffettarie contenute (tra il 6 e il 20 per cento), una pace fiscale che sani soltanto i debiti entro i 100 mila euro potrebbe portare a un incasso tra i cento e i 150 milioni di euro. Anche perché, come ha ricordato la presidente della commissione Finanze della Camera Carla Ruocco, il 55 per cento del contenzioso in questa fascia riguarda chi «deve pagare meno di mille euro». Portando l'asticella a 200.000 euro l'incasso per l'Erario salirebbe sopra i 400 milioni. Ma per aggredire i grandi evasori bisogna arrivare almeno al milione di euro annunciato dal sottosegretario Bitonci. In questo caso si potrebbero anche recuperare tra i 2 e i 3 miliardi di euro.

A rendere l'operazione difficile sono anche le cifre davvero aggredibili. Dei 871 miliardi di euro dei cosiddetti crediti residui non riscossi, si possono recuperare in soldoni tasse arretrate per circa 81 milioni. Di questi appena 36 milioni riguardano cartelle Irpef non pagate, bolli o multe. Spiegano da via XX settembre: «Molto pregresso è stato già cancellato con le rottamazioni (l'incasso al momento è stato di 8,2 miliardi di euro, ndr). In ottica economica non aiuta la logica seguita da Matteo Salvini e Luigi Di Maio: aiutare il contribuente onesto che non ha potuto versare le tasse per pagare gli operai. Ma questi soggetti non sono in arretrato tanto con l'Irpef, quanto con l'Iva. Purtroppo se vuoi fare soldi, devi guardare ai disonesti, alzando la soglia massima verso il milione di euro».

Intanto - dopo Alessandro Di Battista e Carla Ruocco - dal fronte grillino il numero uno della Camera, Roberto Fico, ha tuonato: «Il governo è contro il condono fiscale. La pace fiscale è un aiuto a chi è in chiaro ed è già in difficoltà: se è così, ben venga». Ma in quest'ottica porta in cassa ben poco, mentre il conto della prossima manovra cresce giorno dopo tra reddito di cittadinanza, flat tax per le imprese e taglio dell'Ires al 15 per cento, Quota cento per superare la Fornero e pensione di cittadinanza. Provvedimenti che da soli costano almeno 18 miliardi di euro.
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