Hamleys, un magnate indiano compra la casa di giocattoli più antica del mondo

Hamleys, un magnate indiano compra la casa di giocattoli più antica del mondo
Hamleys, un magnate indiano compra la casa di giocattoli più antica del mondo
Lunedì 13 Maggio 2019, 16:47 - Ultimo agg. 16:52
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Un gioiello un pò appannato, ma prestigioso: la rivincita a suon di soldi dell'India dei miliardari nel cuore dell'ex impero britannico aggiunge un altro gioiello alla sua corona di conquiste. Stavolta si tratta della storica catena di negozi di giocattoli Hamleys, rastrellata a prezzo di saldo da Mukesh Ambani, l'uomo più ricco del gigante asiatico, sullo sfondo della crisi ormai endemica del settore retail nel Regno abbattutasi negli ultimi anni, fra cessioni e bancarotte, anche su alcuni dei più antichi e iconici marchi commerciali nati a Londra e dintorni.

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Il passaggio di mano della casa britannica è stato chiuso a quota 70 milioni di sterline (circa 81 milioni di euro), scrive il quotidiano Independent. Vale a dire 30 milioni in meno di quanto aveva speso nel 2015 per assumerne il controllo la società cinese C. Banner International che ora trasferisce il 100% delle azioni alla Reliance Brands Limited di Ambani con sede a Mumbai.



Ambani è capofila, in termini di patrimonio personale, fra i numerosi magnati dell'oligarchia economica indiana che hanno fatto di Londra e del Regno Unito un terreno di acquisizioni. La sua fortuna è stimata in 38 miliardi di euro e il suo stile di vita è sfarzoso: vive con la famiglia a Mumbai in una della case più care al mondo, un grattacielo di 27 piani per la cui costruzione pare sia stato speso 1 miliardo di dollari, e frequenta i Clinton, il principe Carlo, le star di Bollywood.



LA PIÙ ANTICA AL MONDO Al di là del colore, resta tuttavia la notizia. Poiché Hamleys non è una cosa qualunque. Fondata nel 1760, si vanta di essere la più antica casa di giocattoli al mondo e attualmente conta 167 negozi in 18 Paesi. Un brand importante, al cui centro vi è il ciclopico flagship store di Regent Street, inaugurato nel 1881, che continua a essere un'attrazione di Londra e un eden per bambini con sue le decine di migliaia di giochi esposti su 7 piani; ma che da anni naviga in cattive acque malgrado i capitali stranieri e i ripetuti tentativi di rilancio.

Acquistata nel 2003 dal gruppo islandese Baugur, poi travolto dal crack finanziario globale del 2008, quindi da una banca e successivamente da una holding francese, ha continuato a boccheggiare negli ultimi 4 anni anche sotto la proprietà cinese di C.Banner - società con sede a Hong Kong specializzata nella grande distribuzione di scarpe e abbigliamento che in Gran Bretagna aveva già acquistato i celebri magazzini di House of Fraser - fino ad arrivare ad accumulare nel 2018 perdite annue pari a 9,2 milioni di sterline.



I PRECEDENTI Ora l'arrivo di Ambani, impostosi nella corsa finale su Mike Ashley, rampante boss inglese della rete commerciale di articoli sportivi Sports Direct, potrebbe significare la salvezza.
Ma il condizionale è d'obbligo, come dimostra l'odissea del decennio trascorso. Anni segnati del resto da chiusure parziali o totali nel Regno Unito di marchi famosi e meno famosi, nobili e meno nobili. La lista è lunga: da Marks and Spencer (che ha liquidato in breve tempo 100 supermercati) al campione del super discount Poundworld; dal caso di House of Fraser a quello recentissimo di Debenhams (vestiti e mobilio di design) fondato nel 1773. Mentre è giusto di oggi l'annuncio dell'amministrazione controllata, con 1800 posti di lavoro a rischio, per l'indebitata Select: network di boutique femminili giovanili finora in mano turca. Un'epidemia su cui negli ultimi mesi hanno pesato - come fattori contingenti - anche le incognite della Brexit e le paure del terrorismo. Ma che affonda strutturalmente le sue radici in anni ed anni di esplosione dei costi d'esercizio e nella concorrenza sempre più spietata delle vendite online. 
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