Il documento ribadisce inoltre «che non vi sarà continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con le società, neanche in relazione al trattamento economico e all'anzianità». Dal governo il vice ministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova ha affermato che «il Governo ribadisce che al termine del confronto nessun lavoratore rimarrà senza tutele reddituali e occupazionali. Mi auguro che lunedì si avvii una trattativa che porti a una intesa soddisfacente in tempi rapidi».
Ma le parole del governo non hanno placato l'irritazione dei sindacati, che avrebbero sperato in uno scenario contrattuale migliore. Arcelor Mittall conferma di essere «inaffidabile e arrogante», è stato il giudizio della leader Fiom, Francesca Re David che sottolinea la obbligatoria «accettazione delle condizioni imposte dall'azienda, con sottoscrizione di verbale di conciliazione tombale, rinunciando quindi all'anzianità di servizio e all'integrativo aziendale e determinando in tal modo un taglio salariale consistente e inaccettabile».
Se per la Fiom, sulla base di quanto formalizzato da Arcelor Mittal, «non ci sono le condizioni di aprire un tavolo negoziale», Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, parla di «condizioni inaccettabili: così un accordo sindacale è impossibile».
Palombella spiega che il sindacato è «pronto a un confronto duro, perché non si può tutelare la produzione senza fare altrettanto a favore degli addetti che ci lavorano». E dalla Fim il segretario generale Fim, Marco Bentivogli, osserva che «a due giorni dall'avvio del negoziato, se queste sono le condizioni di partenza, il piede è quello sbagliato. Ci si prospettano presupposti ancora più arretrati rispetto a quanto concordato tra l'acquirente e la gestione commissariale. Se tale approccio sarà confermato nell'incontro di lunedì è chiaro che il ricorso alla mobilitazione generale diventerà inevitabile».