Ex Ilva, il veto di Di Maio: a rischio l’acciaio italiano

Ex Ilva, il veto di Di Maio: a rischio l acciaio italiano
Ex Ilva, il veto di Di Maio: a rischio l’acciaio italiano
di Roberta Amoruso
Martedì 25 Giugno 2019, 00:50 - Ultimo agg. 14:37
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È ancora presto per dire come andrà finire, ma l’ultima puntata dello scontro tra Luigi Di Maio e il colosso ArcelorMittal sull’ex-Ilva, è un po’ film già visto nell’ultimo anno. Il ministro dello Sviluppo economico non fa un passo indietro sull’immunità penale dei vertici considerata «un caso risolto», che «non ci sarà più da settembre» e che comunque «non era nel contratto». Obiettivo «realizzato», ha ribadito Di Maio da Taranto su un tema molto contestato da ambientalisti e movimenti vari. Ma non importare se il colosso dell’acciaio ha fatto sapere che senza immunità non può gestire l’azienda e che potrebbe anche andarsene. Non importa se il riscio è alto. 
L’intenzione del vicepremier non è davvero quella di mettere in fuga il colosso dell’acciaio. Dunque, «se ArcelorMittal continua a dimostrare il mantenimento degli impegni, non ha nulla da temere», ha precisato. Tanto per chiarire che «non ha intenzione di fare guerra a nessuno», in attesa dell’approvazione definitiva del decreto crescita che dovrebbe cancellare l’immunità. Lo ha detto a Taranto, appena arrivato per presiedere il Tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), alla presenza di altri cinque ministri, per rassicurare la base Cinquestelle, cercando nello stesso tempo di fugare le preoccupazioni manifestate da un lato da ArcelorMittal e dall’altro da Confindustria e Federmeccanica in merito all’ok della Camera al Dl Crescita.


Non è certo una trasferta facile per il vicepremier Di Maio. Davanti alla direzione di Arcelor Mittal un presidio di ambientalisti chiede la chiusura dello stabilimento e la bonifica del sito. Fuori dal Palazzo del governo un’altra manifestazione di Peacelink proprio dove il vicepremier e i ministri fanno il punto sull’avanzamento delle attività del Contratto di sviluppo previsto dalla legge 20 del 2015 (governo Renzi) per gestire il rilancio di Taranto e dare corpo alla diversificazione. Dunque, meglio snocciolare i numeri. La dotazione finanziaria per i progetti è di un miliardo di euro. Ma «solo 300 milioni - ha sostenuto il vicepremier - erano stati utilizzati quando ho presieduto il tavolo il 24 aprile scorso, ora sono 700 i milioni impegnati. Ed entro settembre avremo la possibilità di vedere 500 milioni in fase di esecuzione assegnati ai progetti». 
Il piano di riconversione economica «sarà realizzato - ha ricordato Di Maio - con il supporto di una commissione speciale fatta di esperti nazionali e internazionali che saranno coordinati dal segretario Andrea Gumnina». 
Il ministro ha poi affrontato anche il nodo della cassa integrazione ordinaria annunciata da ArcelorMittal a partire dall’1 luglio prossimo e per 13 settimane. «Ci dicano - ha chiosato - perché hanno annunciato una Cassa integrazione per 1395 lavoratori, che non sembra possa essere addebitata esclusivamente alla crisi del mercato dell’acciaio». 

GLI IMPEGNI
Poi la sfilata degli altri ministri. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha annunciato che la Valutazione del danno sanitario introdotta da un decreto ministeriale (in sostituzione del «Clini-Balduzzi») «permetterà di capire cosa presumibilmente potrà accadere, ad Aia assegnata, in base al livello di produzione dello stabilimento». Il ministro della Salute Giorgia Grillo, da parte sua, prima di cedere al commissario dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro il compito di illustrare i dati sanitari e ambientali, ha precisato che «i ricoveri ospedalieri per le leucemie infantili registrano nell’area di Taranto un trend in aumento nel periodo 2014-2017 per i soggetto fra gli zero e i 19 anni». Mentre a margine della riunione del Tavolo per Taranto è stato sottoscritto «un protocollo d’intesa - ha chiarito il ministro della Difesa Elisabetta Trenta - per la governance dell’Arsenale marittimo, oltre a un progetto di valorizzazione turistica. Un ulteriore e pregiato contributo per la musealizzazione di un grande patrimonio culturale con esempi concreti di archeologia industriale». Infine, il ministro per i Beni Culturali Alberto Bonisoli si è soffermato sul piano di intervento «sulla città vecchia e la valorizzazione degli edifici storici, sugli interventi sulle mura aragonesi e sulla ristrutturazione di Palazzo degli Uffici». Infine, il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, punta sull’opportunità «della Zes Jonica con un credito d’imposta fino a 50 milioni per le aziende» e dei «300 milioni stanziati per il piano grandi investimenti. 
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