Coronavirus, a marzo crollo senza precedenti della produzione industriale: -29%

Coronavirus, a marzo crollo senza precedenti della produzione industriale: -29%
Lunedì 11 Maggio 2020, 10:30 - Ultimo agg. 18:31
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Coronavirus, crolla la produzione industriale a marzo con arretramenti per alcuni settori come l'auto superiori al 50%. L'Istat stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale è calato del 28,4% rispetto a febbraio. Corretto per gli effetti di calendario, a marzo 2020 l'indice complessivo è diminuito su base annua del 29,3% (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di marzo 2019). Nella media del primo trimestre dell'anno, il livello destagionalizzato della produzione diminuisce dell'8,4% rispetto ai tre mesi precedenti. 

In termini tendenziali l'indice corretto per gli effetti di calendario mostra una diminuzione che è la maggiore della serie storica disponibile (che parte dal 1990), superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009. Senza precedenti anche la caduta in termini mensili dell'indice destagionalizzato. Tutti i principali settori di attività economica - rileva ancora l'Istat - registrano flessioni tendenziali e congiunturali, in molti casi di intensità inedite: nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta congiunturale e tendenziale supera ampiamente il 50%. Relativamente meno accentuato è il calo nelle industrie alimentari, bevande e tabacco che, considerando la media degli ultimi tre mesi mantengono una dinamica tendenziale positiva.

L'indice destagionalizzato mensile mostra marcate diminuzioni congiunturali in tutti i comparti; variazioni negative caratterizzano, infatti, i beni strumentali (-39,9%), i beni intermedi (-27,3%), i beni di consumo (-27,2%) e l'energia (-10,1%).

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a marzo 2020 diminuzioni particolarmente accentuate in tutti i settori; pertanto variazioni negative si registrano per i beni strumentali (-39%), i beni intermedi (-28,7%), i beni di consumo (-26,2%) e l'energia (-10,5%).

Tutti i principali settori di attività economica registrano variazioni tendenziali negative. Le più rilevanti sono quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto (-52,6%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-51,2%), della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-40,1%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-37%) mentre il calo minore si registra nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-6,5%).

«Considerate le tre settimane di lockdown completo, l'entità della contrazione non è una grande sorpresa, né lo è il fatto che tutti i principali aggregati, beni consumo, beni di investimento e beni intermedi, insieme all'energia, sono risultati profondamente in rosso, con una diminuzione a due cifre nel mese di marzo - commenta Paolo Pizzoli, senior economist di Ing -. Con l'economia in blocco per l'intero mese, i dati della produzione di aprile saranno probabilmente peggiori».

«Dando per scontato che le cose peggioreranno prima di migliorare, la grande domanda è quanto velocemente sarà la ripresa - prosegue Pizzoli -. Sospettiamo che il recupero non sarà a V, dimostrandosi invece solo graduale. Da un lato, le misure messe in atto dal governo italiano a sostegno delle imprese e delle famiglie non sono ancora filtrate nel tessuto economico come previsto, dando origine, secondo alcuni osservatori, a una carenza di liquidità per molte imprese. Ciò è chiaramente accentuato dal numero elevato di piccolissime imprese nel tessuto industriale italiano, e dal fatto che queste sono intrinsecamente più vulnerabili dal punto di vista finanziario rispetto alle imprese di maggiori dimensioni. D'altra parte, la natura stessa della crisi epidemica lascia pensare che alcune forme di distanziamento sociale rimarranno probabilmente in vigore per tutta l'estate, obbligando molte imprese a operare ben al di sotto della piena capacità produttiva. Certo, questo potrebbe essere più contenuto nei settori manifatturieri, ma lo stesso non avverrà per i settori dell'ospitalità, della ristorazione e del tempo libero», afferma ancora l'economista di Ing.

«Il prossimo pacchetto di supporto dovrebbe aiutare la fuga dalla recessione nel terzo trimestre 2020 - conclude Pizzoli -. Il governo italiano è ovviamente ben consapevole di questo rischio e sta lavorando a un nuovo pacchetto di sostegno, che dovrebbe valere circa 55 miliardi di euro e che sarà reso noto molto presto. Riteniamo che questo non impedirà un aggravamento della recessione dell'economia italiana nel secondo trimestre del 2020, ma le misure dovrebbero aiutare a uscirne prima (nel terzo trimestre), sebbene a un ritmo non spettacolare. Attualmente prevediamo una contrazione media del Pil italiano del 9,8% nel 2020».



 

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