Pil 2018 in frenata, ma il Sud cresce: sono in aumento i divari di reddito

Pil 2018 in frenata, ma il Sud cresce: sono in aumento i divari di reddito
di Marco Esposito
Martedì 6 Novembre 2018, 10:00
4 Minuti di Lettura
La frenata dell'economia in corso nel 2018 riguarda soprattutto l'ex locomotiva Nordest e il Centro Italia, mentre prosegue la crescita del Pil nel Nordovest e nel Mezzogiorno.

Debutta così, con un risultato positivo per il Sud, un nuovo indicatore economico appena messo a punto da Bankitalia, in grado di stimare l'andamento regionale dell'economia con un minimo ritardo rispetto agli indici Istat nazionali. Il numeretto si chiama Iter, Indicatore trimestrale economia regionale, e ha fatto il suo debutto ieri nel rapporto Economie regionali della Banca d'Italia. Finora per avere l'andamento territoriale bisognava aspettare i dati annuali Istat e poi quattro-sei mesi per le stime di Prometeia e Svimez. Con Iter, Bankitalia si impegna a segnalare ogni tre mesi l'andamento riferito alle quattro macroaree Nordovest, Nordest, Centro e Mezzogiorno. Iter unisce indicatori tradizionali come il numero di occupati, il monitoraggio di grandezze significative come i consumi elettrici o la spesa dei turisti stranieri e tecniche originali come un indicatore basato sulle ricerche della parola «disoccupazione» sul motore di ricerca Google.
 
I dati di Iter offrono il primo monitoraggio sul 2018, anno che si sta caratterizzando per una frenata del Pil. Anche se Iter si ferma ai primi due trimestri del 2018, «la crescita dell'attività economica sarebbe proseguita nel Mezzogiorno e nel Nordovest e si sarebbe arrestata nelle altre aree», cioè il Nordest e il Centro. A spingere il Mezzogiorno contribuisce un'espansione dell'occupazione, accompagnata dall'incremento dei prestiti erogati da banche e finanziarie alle famiglie consumatrici meridionali, nonché dai piani d'investimento delle imprese del Sud.

In attesa di verificare se Iter sia davvero in grado di prevedere il trend del Pil, il resto del rapporto Bankitalia offre una serie di analisi sugli andamenti territoriali, sia pure con minore freschezza d'informazione, in genere ferma al 2017 e in qualche caso al 2015.

Il Mezzogiorno, nel suo insieme, è ancora lontano dal recuperare i livelli del 2007, cioè di prima della crisi dei mutui subprime scoppiata negli Usa e che poi ha contagiato l'intero globo. Nel 2017 il Pil dell'area in valore assoluto è di nove punti percentuali inferiore al 2007 mentre il ritardo del Centronord è di quattro punti, con una distanza di cinque punti. Bankitalia fa però un'osservazione interessante: se si considera non il Pil totale ma il valore per abitante la distanza tra le due macroaree si riduce da cinque a soli due punti «per effetto di una minore dinamica della popolazione residente nel Mezzogiorno connessa alle migrazioni interne e internazionali». Molti meridionali, in altre parole, continuano a spostarsi da Sud a Nord e tale flusso si somma a quello dei residenti stranieri, i quali scelgono da tempo le aree a maggiore ricchezza, abbassando quindi il Pil medio.

Eppure l'economia del Sud appare vitale. Il settore delle costruzioni, che negli anni scorsi ha attraversato una crisi fortissima, dà segnali di ripresa che «hanno riguardato quasi esclusivamente il Mezzogiorno». Si va riducendo, inoltre, il divario di produttività, anche perché la crisi ha provocato nel Sud un forte ricambio del sistema produttivo, con l'uscita di scena di molte aziende meno efficienti. Il divario di produttività tra Mezzogiorno e Centronord è sceso da 20 a 13 punti tra il 1995 e il 2015. Molto bene il turismo per l'aumento degli arrivi degli stranieri e per il cambiamento dell'offerta di alloggi, caratterizzata sia da una maggiore offerta di B&B, sia da un aumento degli alberghi di alta qualità, a quattro e cinque stelle, permettendo cioè di rispondere alle diverse domande di pernottamento.

Le note positive per il Sud si interrompono quando il faro di Bankitalia fa luce sulla situazione dei redditi e della povertà. Retribuzioni, redditi, consumi e povertà assoluta segnano un complessivo peggioramento relativo del Mezzogiorno. In particolare le retribuzioni nel Sud Italia sono ancora inferiori dell'1,4% rispetto al 2008. A calare sono stati i redditi più bassi, con un aumento delle disuguaglianze, ma anche le paghe dei laureati con una flessione al Sud di 10,5 punti contro il -6,8% medio. Nel Nordovest e nel Nordest invece le retribuzioni sono nel complesso al di sopra del periodo precrisi, rispettivamente di 2 punti e di 1,6 punti.

Il rapporto di Bankitalia conferma che la spesa primaria nei territori è di 10.890 euro per cittadino nel Mezzogiorno e 11.860 nel Centronord, quindi con un trattamento di quasi mille euro superiore nelle aree più ricche.

Infine una segnalazione sul ciclo dei Fondi europei 2021-27. Secondo la valutazione di Bankitalia, il club di regioni meno sviluppate si allargherà dalle cinque attuali (Campania, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia) a Molise e Sardegna, finora considerate «in transizione» verso lo sviluppo e che invece tornano tra le aree povere. Inoltre due regioni del centro, Umbria e Marche, scivolano dai territori «sviluppati» a quelli «in transizione» aggiungendosi all'Abruzzo. Il Mezzogiorno, insomma, si allarga e sale verso il Rubicone.
© RIPRODUZIONE RISERVATA