Bonus Sud, favoriti i disoccupati più dei giovani

Bonus Sud, favoriti i disoccupati più dei giovani
di Nando Santonastaso
Martedì 31 Ottobre 2017, 09:46 - Ultimo agg. 12:48
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Il bonus Sud per tutti, giovani e meno giovani, i primi fino a 35 anni, gli altri anche dopo quell'età purché disoccupati da almeno sei mesi. La nuova legge di Bilancio conferma per il 2018 l'impianto della decontribuzione al 100 per 100 per le assunzioni nelle sole regioni meridionali. L'unica differenza rispetto al 2017 è che potranno beneficiarne non più gli under 24 ma, appunto, gli under 35, uniformando il tetto anagrafico a quello già previsto per tutti gli altri giovani italiani per i quali, però, lo sgravio fiscale l'anno prossimo resterà al 50%. Il governo insomma insiste su una misura che non vuole incentivare solo la creazione di lavoro per le giovani generazioni del Mezzogiorno, di gran lunga le più penalizzate o comunque le meno fortunate del Paese, ma offrire un'opportunità anche a chi il lavoro lo aveva e poi lo ha perso, spesso per ragioni legate alla crisi economica. Una scelta che fa riflettere alla luce anche dei numeri che, nonostante il bonus, raccontano quanto resti comunque indietro il Sud rispetto ai livelli di occupazione del resto del Paese, proprio nella fascia più debole.

Dai dati dell'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, emerge infatti che al 30 settembre scorso il livello più basso dei nuovi contratti a tempo indeterminato garantiti dalla decontribuzione al 100 per 100 (pari a circa 8mila euro a contratto) era relativo alla fascia degli under 25: appena il 18,4 per cento. La percentuale sale al 58 per cento nella fascia 26-44 anni che è mediana rispetto al tetto dei 35 anni previsto per il 2018; e ridiscende al 23,6 per cento per gli over 44. Vale la pena di ricordare, peraltro, che degli 82 mila nuovi posti di lavoro creati nel 2017 con la decontribuzione Sud, poco meno della metà sono in Campania come documenta l'assessorato regionale guidato da Sonia Palmeri. Circa 36mila assunzioni e 4.739 con l'incentivo previsto specificamente per i neet, i giovani che non studiano né cercano un impiego: solo la Lombardia ha fatto meglio in questa particolare classifica della Campania che ha messo a frutto i fondi stanziati dalla giunta De Luca in aggiunta alle risorse nazionali e comunitarie. Anche in Campania si conferma però la tendenza nazionale che sembra privilegiare i contratti incentivati ai meno giovani, sia pure con numeri migliori: sul totale delle oltre 31mila domande di decontribuzione confermate nella regione, infatti, 11.770 si riferiscono a lavoratori di età inferiore ai 30 anni, 12.410 a lavoratori tra 31 e 44 anni, 7.629 a lavoratori oltre i 44 anni.

 

«I dati indicano comunque una tendenza occupazionale in crescita a riprova della credibilità degli strumenti, non solo finanziari, che sono in campo» dice la Palmeri. Che non ha sicuramente torto, anche se a parte la Campania il trend non è esaltante nelle altre regioni del Mezzogiorno. Il punto è che le imprese non sembrano farsi coinvolgere dalla possibilità di assumere giovani alla prima esperienza di lavoro nonostante l'enorme vantaggio fiscale previsto dal governo. Sono molto più attrattivi gli ex lavoratori, già formati e dunque immediatamente utilizzabili per le competenze acquisite nelle loro precedenti esperienze, spesso nelle stesse aziende che poi sono state costrette a privarsene e che non perdono tempo a richiamarli ora che il vento sta cambiando. Una scelta in fondo persino comprensibile ma che di fatto non agevola gli under 30, relegandoli anzi ancora in coda. L'unica eccezione riguarda i giovani laureati nelle discipline tecnologiche, chiamate ad attuare e proseguire la quarta rivoluzione industriale, quella del digitale e del 4.0: ma qui, ahinoi, i numeri sono ancora troppo bassi se è vero come è vero che l'offerta di posti di lavoro nelle aziende di questo comparto è ancora nettamente superiore alla domanda e che, nel Sud in particolare, non sono tantissime le realtà industriali in grado di chiedere questi profili.
Insomma, niente effetto-choc anche con il bonus Sud per la disoccupazione giovanile che scende su scala nazionale, come racconta l'Istat a ottobre, ma resiste ancora con punte superiori al 30% in molte regioni meridionali. Fino al punto da spingere alla fuga verso il Nord Italia o l'Europa un numero sempre più massiccio di giovani cervelli. Decine di migliaia, secondo gli ultimi dati. Quanti di questi sarebbero rimasti a casa con un lavoro espressamente garantito solo alla loro fascia di età?
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