La Campania cresce meno, crollano i contratti a termine

La Campania cresce meno, crollano i contratti a termine
di Gianni Molinari
Sabato 15 Giugno 2019, 10:07 - Ultimo agg. 18:18
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2018 con il freno per la Campania. Il rapporto di Bankitalia sull'economia regionale nel 2018 fotografa un raffreddamento della crescita cominciata nel 2014 dovuto alle tensioni sui titoli di Stato, alle esportazioni che corrono meno (solo +2,1% rispetto al 5% del 2017) e al clima di incertezza. In numeri significa che il pil è cresciuto solo dello 0,5% (a fronte dello 0,9% dell'Italia), mentre nel 2017 la crescita era stata dell'1,6%, i consumi delle famiglie hanno avuto un modesto +0,3 (0,6 nel 2017) e l'occupazione si è ridotta dello 0,6%, anche se è attribuibile solo ai lavoratori autonomi (-2,2%).

IL DECRETO DIGNITÀ
Complessivamente il numero degli occupati è tornato ai livelli precedenti alla «grande crisi» del 2007, anche se, nonostante il recupero degli ultimi anni, resta inferiore nelle industrie manifatturiere e soprattutto nelle costruzioni che continuano a rimanere in una sorta di Limbo.

Come sospeso resta il giudizio sul cosiddetto «decreto dignità»: da un lato le assunzioni a tempo indeterminato, uno degli obiettivi principali della legge, sono cresciute di 9.968 unità (capovolgendo la tendenza alla riduzione del biennio precedente), dall'altro la riduzione dei contratti a termine è stata di 14mila unità: da 20.572 a 6.666, con una tendenza di molte imprese a una estrema cautela nei contratti a tempo determinato a causa dei molti paletti introdotti dalle nuove norme. E per questo c'è stato il crollo del numero dei contratti.

 

La Campania continua a essere contraddistinta da notevoli differenze territoriali: per esempio la reazione alla crisi è stata più accelerata a Napoli, sia nel momento dell'impatto negativo, sia quando il ciclo si è invertito positivamente. Il fenomeno è tipico delle aree più aperte e con maggiore presenza industriale e, infatti, si è manifestato nell'area di Napoli dove tra il 2007 e il 2008, con il manifestarsi della crisi, l'occupazione è crollata del 16,8 per cento, ma nell'anno successivo alla fine della crisi, il 2016, è aumentata del 16,4%. In particolare sofferenza è, invece, il litorale Domizio dove in pratica non c'è stato nessun recupero.

I CONTANTI
Non sfonda in Campania la moneta elettronica, anzi sembra che vi sia proprio una diffusa allergia che nemmeno la riduzione degli sportelli bancari (se ne sono persi altri 70 rispetto al 2017 e ne sono rimasti 1.298, mentre i comuni con uno sportello bancario sono 298, 15 in meno) e dei bancomat (77 in meno, a quota 2.388) riesce a contenere. Certo, c'è stata un'espansione dell'uso di Pagobancomat e di carte di credito che ha portato la media campana di operazioni di pagamento elettronico a 54, cifra che però resta meno della metà della media italiana. Così come la presenza di Pos (gli apparecchi per i pagamenti elettronici) sono 3,9 ogni 100 abitanti: meno dell'intero mezzogiorno (4,2) e molto meno dell'intero Paese (5,2). Una allergia che fa molto pensare a un numero straordinariamente grande di pagamenti in contante che non lasciano tracce fiscali.
Brutti segnali nel primo trimestre del 2019 per i tassi d'interesse per i prestiti alle imprese: dopo cinque anni di costanti flessioni sono in risalita di uno 0,3% da 4,62 di dicembre 2018 a 4,92 di marzo scorso.
 
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