Le imprese del Sud: «Sì agli sgravi
sul lavoro ma ora basta illusioni»

Le imprese del Sud: «Sì agli sgravi sul lavoro ma ora basta illusioni»
di Nando Santonastaso
Lunedì 13 Agosto 2018, 08:45 - Ultimo agg. 16:42
5 Minuti di Lettura
Attesa, fiducia ma anche dubbi. Le anticipazioni sulle misure che il governo avrebbe intenzione di inserire a beneficio del Mezzogiorno nell'ormai imminente bozza della Legge di Bilancio dividono le imprese, ancora scottate dalle novità del Decreto dignità apertamente osteggiate dalla categoria. Preoccupa soprattutto l'assenza di un qualsiasi dibattito sul futuro dell'innovazione nel nostro Paese.

«Fare impresa al Sud, soprattutto in alcuni settori, secondo il nostro osservatorio delle 2500 aziende clienti, di cui un 20 per cento del Sud, sta diventando un'impresa ardua e il rischio è che sempre più imprenditori bravi del Sud scelgano di puntare sulla crescita delle loro aziende aprendo sedi e stabilimenti al Nord o all'estero per essere più competitivi», dice Giovanni Lombardi presidente di Tecno, realtà leader a livello europeo nella consulenza per il risparmio energetico. «Servono misure strutturali per supportare la crescita dell'economia al Sud che tengano conto della riduzione del cuneo fiscale ma anche della sburocratizzazione e dei nodi infrastrutturali sia fisici che digitali. Credo che la fortuna di questo governo sia quello di avere un orizzonte temporale sul quale ragionare: cio' permette di poter formulare una visione coerente di come sviluppare la nazione. Sicuramente è una cosa non semplice visti i problemi accumulati in questi anni di crisi. Però dobbiamo essere coscienti che grazie alla rivoluzione digitale - processo che impatta tutti i settori produttivi - viviamo in una fase storica unica, una fase dove è possibile cogliere enormi opportunità: questa finestra temporale durerà al massimo altri 5-6 anni. E l'Italia è un Paese straordinariamente adatto alla crescita grazie al digitale: con Internet ci si può globalizzare, dove la dimensione specifica non importa più, ed è possibile rendere economicamente sostenibili piccole produzioni altamente castomizzate, proprio il campo in cui l'Italia è leader. Per questo ben venga una campagna di massa sul processo digitale, che coinvolga non solo il sistema produttivo (con crediti d'imposta) ma anche la pubblica amministrazione, e soprattutto investimenti sull'education».

 

LA SFIDA
Ma conta anche, osserva Natale Mazzuca, vicepresidente di Confindustria, «ampliare e far diventare strutturali gli strumenti che finora hanno funzionato: decontribuzione sulla nuova occupazione, credito di imposta, fondi per la garanzia. Il bonus occupazione ha incentivato nel 2017 l'assunzione di oltre 120mila lavoratori a tempo indeterminato, di cui oltre il 70% sotto forma di assunzioni dirette. Il credito d'imposta per gli Investimenti al Sud, grazie a1,5 miliardi di incentivo, ha attivato investimenti superiori ai 4 miliardi di euro, per poco meno di metà riferibili ad attività manifatturiere. È importante favorire la natalità di nuove imprese per ripristinare una filiera produttiva indebolita. Ma visti i livelli di innovazione ed automazione dei sistemi produttivi presenti anche al Sud, resta fondamentale sostenere il piano Impresa 4.0 perché esiste un terreno fertile che non si può trascurare».
L'impresa prima di tutto. Perché, dice l'imprenditore napoletano Antonio Giacomini, ceo di Innovaway, eccellenza internazionale dell'Itc che a Napoli da' lavoro a quasi 500 persone, «in un contesto globale come quello che stiamo vivendo anche in Italia senza imprese non c'è occupazione e sviluppo. La decontribuzione per le assunzioni per aziende come Innovaway che competono sui mercati globali è un punto di partenza ma è fondamentale che si lavori a misure strutturali per ridurre il costo del lavoro alle aziende e far guadagnare di più ai dipendenti. Mi aspetto atti concreti dal governo perchè la banda larga e il 5g non siano un miraggio ma che veramente l'Italia sia coperta sia per rendere in grado le aziende e le istituzioni di cogliere tutte le opportunità date dall'Industria 4.0 e dall'IOT che le famiglie».
L'ATTESA
I primi segnali arrivati dal governo sia pure sottoforma di indiscrezioni non dispiacciono. L'alleggerimento del cuneo fiscale e l'azzeramento contributivo sulle nuove assunzioni, magari alzando anche la soglia d'età per gli aspiranti, rappresentano le uniche vere manovre per favorire l'occupazione, dice Francesco Palumbo, presidente dei Giovani imprenditori campani di Confindustria. E aggiunge: «Di sicuro l'equazione impresa-occupazione-mercato è la formula magica da cui non si può prescindere. Se il mercato fa crescere la domanda, le imprese aumentano le produzioni e quindi assumono e di conseguenza si aumenta la capacità di spesa pro capite.
La politica, come sottolinea il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, deve mettere l'impresa al centro: in particolare modo quella Piccola e media che oggi contribuisce in gran parte al vero sviluppo economico del Paese».
«Anche se ai più sfugge questo aspetto, il momento che stiamo vivendo è ancor più delicato per certi versi, degli anni di crisi piena» avverte Bruno Scuotto, presidente di Fondimpresa. E spiega: «Non solo perché le imprese superstiti della dura selezione sono oggettivamente provate e ancora alle prese con zavorre importanti dovute alla crisi, ma anche per la sete di nuovo mercato e di prossimità da parte di nuova finanza che al Sud sconta un gap immutato, purtroppo, rispetto al resto d'Italia. E allora ben venga il sostegno al percorso Resto al Sud ma attenti a non riportare tradizionalmente Napoli in testa alla classifica per creazione di impresa senza scongiurare la morte infantile di queste aziende. Il vero Resto al Sud è la creazione di un mercato importante e di nicchia per chi intraprende nei nostri territori. Solo così non solo i giovani ma anche i meno giovani (ottima l'ipotesi di aiuti agli imprenditori oltre i 36 anni) potranno creare e crescere restando nella propria terra. Ovvio che tutto ciò non basta se non si agisce con iniziative che riguardano tutto il Paese quali la diminuzione del cuneo fiscale e più in generale del costo del lavoro, ma soprattutto se non si livellano i costi aziendali di chi fa impresa al Sud con quelli del resto d'Italia. Penso ai costi assicurativi per esempio, dove la differenza è significativa, e al costo del denaro che è incredibilmente diverso. Non posso non far notare come il filo rosso che tiene uniti tutti questi argomenti sia ancora una volta la formazione, che spero e credo sia sempre e sempre più al centro dell'agenda politica e della legge di bilancio».
Gira che ti rigira sono però sempre gli sgravi fiscali per nuove assunzioni al centro delle attese delle imprese: «Soprattutto per un'azienda come la nostra che opera in altri mercati (Slovacchia, Turchia e prossimamente Polonia e Russia) in cui il carico contributivo è la metà rispetto all'Italia la decontribuzione è utile - conferma Salvatore Amitrano, amministratore della Pasell -. Siamo di fronte ad una sfida globale e stiamo investendo in risorse e formazione 4.0 per continuare a crescere anche in Italia dove oltre la produzione abbiamo mantenuto il nostro centro di sviluppo globale. Il governo potrebbe fare qualcosa in più sostenendo la formazione e gli investimenti in innovazione per aumentare la competitività delle nostre imprese rispetto ai competitor europei».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA