Mes, la Ue non porrà condizioni all’Italia: «Nessun controllo della Troika»

Mes, la Ue non porrà condizioni all’Italia: «Nessun controllo della Troika»
Mes, la Ue non porrà condizioni all’Italia: «Nessun controllo della Troika»
di Antonio Pollio Salimbeni
Venerdì 8 Maggio 2020, 01:01 - Ultimo agg. 12:52
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Mes e Bce. Ecco i due argomenti sul tavolo dei ministri finanziari dell’area euro che si riuniscono oggi dalle 16. Tavolo virtuale, naturalmente. Il primo riguarda i prestiti del Meccanismo europeo di stabilità: dopo i grandi litigi è il momento dell’accordo. Il secondo è letteralmente appena esploso, ha prodotto forti tensioni e ne produrrà ancora: è l’attacco della Corte costituzionale tedesca all’indipendenza della Bce, richiesta di giustificare le scelte di politica monetaria condotte negli ultimi anni. Ha indicato ieri la presidente Christine Lagarde: «Le banche centrali, inclusa la Bce, hanno il previlegio di essere istituzioni indipendenti. Nel nostro caso rispondiamo al parlamento europeo dove mi reco oltre tre mesi per rendere conto delle nostre azioni e siamo sotto la giurisdizione della Corte di giustizia europea». Non dei giudici nazionali per quanto supremi. E ancora: «La Bce farà tutto il necessario nell’ambito del proprio mandato per aiutare l’Eurozona a superare la crisi». 



L’intesa sui prestiti del Mes è praticamente cosa fatta. Sarà la conferma di quanto è già chiaro da tempo, nonostante le polemiche artificiose in Italia che hanno coinvolto non solo l’opposizione leghista ma anche casa 5 Stelle. Non ci sarà altra condizionalità se non quella relativa all’uso dei fondi: devono finanziare spese dirette e indirette per la crisi sanitaria, cura e prevenzione. Niente programmi di aggiustamento macroeconomico né adesso né dopo. Niente missioni speciali tipo Troika, sarà la Commissione a verificare se quella condizionalità all’acqua di rose è stata rispettata nel quadro della vigilanza del cosiddetto «semestre europeo. Lo scrive la coppia Dombrovskis-Gentiloni in una lettera e in una serie di documenti inviati al presidente dell’Eurogruppo Centeno. I ministri concordano. Quanto al dopo, viene indicato: «In linea con l’accordo politico dei ministri delle finanze, gli stati continuano a impegnarsi a rafforzare fondamentali economici e finanziari, in coerenza con i quadri di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale Ue, compresa l’eventuale flessibilità applicata». Si sa già che il patto di stabilità resterà sospeso oltre la fine della crisi sanitaria. 

 
 
 
All’Eurogruppo è arrivata anche l’analisi del debito degli Stati. La Commissione ritiene che «è sostenibile in tutti gli Stati dell’area euro nei prossimi dieci anni nonostante i rischi». Perché tali rischi risultano “attenuati” (soprattutto dall’operosa Bce). Sostenibile anche il debito italiano al 154% del pil quest’anno se la situazione economica non peggiora più quanto sia già peggiorata. Dovrebbe scendere portandosi sopra il 140% nel 2030, «sostenuto da un aggiustamento fiscale graduale e dalla ripresa dell’economia». Giocano a favore di tale giudizio le grandi riserve del Tesoro, le scadenze lunghe del debito, la posizione patrimoniale sull’estero, i tassi bassi. E il fatto che la Bce compra a mani basse titoli sovrani. C’è però l’incertezza sul settore privato: se venissero «chiamate» le garanzie pubbliche anticrisi sarebbero guai. Si spera non avvenga. Massima flessibilità, dunque. Da notare che ieri la direttrice del Fmi Georgieva ha detto: «Necessariamente si dovrà prestare attenzione al tema della remissione del debito» anche parziale dopo lo shock (cioè l’estinzione). Infine c’è il via libera della Bce: «Non ci sono problemi di solvibilità delle banche che pongono minacce sistemiche alla stabilità del sistema bancario della zona euro». 
 

Dunque la base documentale per l’intesa sui prestiti Mes è pronta. È previsto un modello «contrattuale» standardizzato nel quale vengono definiti principi e modalità, l’elenco delle voci di spesa “eleggibili”.
Il prestito non supererà il 2% del pil nazionale (per l’Italia si è parlato di 36 miliardi ai valori precedenti la crisi; secondo i dati ultimi del governo il 2% del pil nel 2020 varrebbe 33,2 miliardi). Ancora ieri si discuteva su quanto resterà aperta la «finestra»: la Commissione indica «fino a quando la crisi covid-19 non sarà terminata». Possibile un accordo su 2-3 anni indicando possibilità di proroga. Poi i tempi del rimborso del capitale: l’Olanda insiste perché siano brevi, i paesi indebitati perché siano lunghi. Si parte dal primo giugno.

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