Moby, altolà del collegio sindacale: «Piano di salvataggio o rischio crac»

Moby, altolà del collegio sindacale: «Piano di salvataggio o rischio crac»
di Antonino Pane
Martedì 5 Novembre 2019, 07:00
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Risanamento o fallimento? Moby Lines deve imboccare la rotta giusta per tentare di salvaguardare circa cinquemila lavoratori tra diretti e indiretti; migliaia di piccole aziende, soprattutto siciliane e sarde, che usano la compagnia come unico vettore di trasporto; il buon nome di un gruppo, Onorato Armatori, che oltre a Moby Lines governa anche le ex compagnie pubbliche Tirrenia-Cin e Toremar.

A far precipitare la situazione nelle ultime ore non sarebbe tanto il mancato scambio di due navi seminuove con due navi datate per rimpinguare le casse, quanto gli effetti che stanno scaturendo dalle parole usate dallo stesso presidente del tribunale fallimentare nel decreto con cui respinge la richiesta di fallimento avanzata dai bonfholders. «Crisi evidente», ha scritto il presidente Alida Paluchowski e, soprattutto, ha aggiunto che il Gruppo deve darsi da fare per «l'adozione o l'attuazione di uno degli strumenti previsti dall'ordinamento per il superamento della crisi ed il recupero della continuità aziendale».

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Parole forti, evidentemente, che hanno presumibilmente irrigidito il Collegio sindacale della Compagnia presieduta da Alessandro Onorato. Pochi gli spiragli a conclusione dell'ultimo consiglio di amministrazione riunito venerdì scorso: o l'applicazione dell'art. 67 codice civile che è un accordo privato banche-creditori; l'applicazione dell'articolo 182 bis della legge fallimentare che coinvolge, appunto, di nuovo il Tribunale fallimentare.

Ma come si è arrivati a tutto questo? La mossa iniziale è stata quella del ricorso al tribunale fallimentare da parte di Sound Point ed altri fondi detentori di obbligazioni emesse da Moby per circa 300 milioni di euro. L'azione avrebbe preso le mosse dalla cessione di due navi di Moby con il contestuale acquisto di altre due unità alla società armatrice danese Dfds. Una operazione valutata negativamente dagli stesi fondi perché ritenuta mirata a fare cassa. Una deduzione scaturita dalle date di costruzione delle due navi in cessione, la Wonder e la Aki, rispettivamente costruite nel 2001 e del 2005, mentre quelle in acquisto, King Seaways e Princess Seaways, sono state costruite rispettivamente nel 1987 e 1986.

Per portare in porto questa operazione, però, era necessario liberare le due navi in uscita da Moby dalle ipoteche. Cosa che non è avvenuta e che ha praticamente azzerato l'accordo tra Moby e il gruppo danese interessato allo scambio di navi.

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Ed è qui che si apre il fronte con Unicredit che in questa vicenda si è trovata a difendere non solo i suoi crediti per circa 170 milioni di euro, ma anche quelli dei fondi in quanto già destinataria del mandato di Security agent per i fondi stessi.

Una procedura, quella della cancellazione delle ipoteche che secondo Unicredit non poteva essere né veloce né semplice soprattutto perché bisogna venire a capo del reale valore delle navi visto che negli atti si faceva riferimento a cifre diverse: 137 milioni di partenza contro il valore delle stesse navi evidenziato nel piano 2018 di 190 milioni e contro ancora una recentissima perizia Brax che evidenziava un valore di 157 milioni.

Bisogna anche dire che Unicredit si è allineata alle decisioni prese dalla maggioranza qualificata (il 66% dei crediti) di tutte le banche coinvolte nell'operazione fino a respingere la richiesta di cancellazione delle ipoteche.
Moby, Tirrenia-CIN e Toremar, come dicevamo, sono Compagnie del gruppo Onorato Armatori.

I numeri diffusi dal Gruppo sono rilevanti: con le tre compagnie, il gruppo collega Sardegna, Sicilia, Corsica, Malta, Arcipelago Toscano e le isole Tremiti con 48 navi, con circa 41mila partenze per 33 porti nel 2018. Inoltre attraverso Moby Spl, il Gruppo opera nel Mar Baltico con un servizio di crociere tra i porti di San Pietroburgo, Helsinki, Stoccolma e Tallinn. Al Gruppo Onorato fa capo anche una flotta di 17 rimorchiatori di ultima generazione che forniscono in nove porti italiani servizi quali assistenza alle manovre delle navi in porto e attività di salvataggio. Tramite la controllata Sinergest spa, Moby gestisce la stazione marittima Isola Bianca nel porto di Olbia, mentre attraverso la controllata CPS srl, Tirrenia-CIN opera nel porto di Catania come impresa di imbarco e sbarco rotabili. Nel Porto di Livorno, inoltre, Moby controlla l'Agenzia Marittima Renzo Conti Srl e il Terminal ro/ro LTM autostrade del Mare srl.

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