Cassa integrazione e sgravi, governo lavora a 26 settimane in più. Gualtieri: «Avanti finché necessario»

Il ministro Roberto Gualtieri
Il ministro Roberto Gualtieri
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 12:39 - Ultimo agg. 20:53
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Aiuti contro la pandemia finché sarà «necessario», ma «oculati, selettivi ed equi». Mentre il Parlamento con una approvazione bipartisan (nessun contrario e un astenuto al Senato, e tre contrari e due astenuti alla Camera) dà il via libera alla nuova richiesta di scostamento da 32 miliardi, «l'ultima» nelle intenzioni del governo come precisa Roberto Gualtieri, al ministero dell'Economia si incrociano calcoli e tabelle per mettere a punto proprio con quelle risorse il nuovo decreto Ristori, con il quale potrebbe arrivare il finanziamento di altre 26 settimane di Cig Covid da utilizzare di qui a fine anno. «Ci stiamo lavorando», conferma il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, spiegando che la proroga dovrebbe interessare la cassa Covid ordinaria e in deroga, abbinata allo sgravio contributivo al 100% alternativo all'utilizzo della cassa per chi riporta i lavoratori in azienda. Il governo punta insomma a mettere in campo tutte le difese possibili - anche un nuovo intervento sulla Naspi - contro il rischio di uno 'tsunamì del mercato del lavoro quando, dalla fine di marzo, finirà il blocco generalizzato dei licenziamenti.

Blocco licenziamenti, Misiani: proroga solo per i settori in crisi

Il divieto per legge di licenziare potrebbe rimanere però «per i settori maggiormente in crisi», secondo il viceministro all'Economia Antonio Misiani.

E il numero uno di via XX Settembre conferma, in Parlamento, che è in corso una valutazione sull'opportunità di prolungare «ulteriormente il blocco dei licenziamenti» per le attività più colpite e «tornare alla normalità su settori meno impattati». Il tema, ammette Gualtieri, è «delicato» e una decisione arriverà solo dopo il confronto con le parti sociali: imprese e sindacati attendono una convocazione ad hoc che potrebbe avvenire già a inizio della prossima settimana ma che risente, così come il varo del decreto, del contesto politico ancora in via di ridefinizione dopo lo strappo di Matteo Renzi. Di sicuro il decreto Ristori, il quinto e nelle intenzioni anche l'ultimo, dovrà essere approvato entro la fine di gennaio, quando scade la mini-proroga dell'invio delle cartelle esattoriali e degli avvisi dell'Agenzia delle Entrate: la riscossione non si può «eliminare» come chiedono le opposizioni, e il Covid non può giustificare tutto, sottolinea Gualtieri confermando però che si sta preparando un intervento per «attenuare l'impatto» della ripresa della riscossione «sulle categorie più deboli», da un lato, e dall'altro «un affastellamento di atti», con annesso rischio assembramenti agli sportelli, dall'altro. 

Gas e luce chiesti chiarimenti da associazioni consumatori

Il pacchetto - circa 2 miliardi - dovrebbe contenere l'invio delle cartelle spalmato su due anni e una nuova edizione della rottamazione, la quater, con rateizzazione lunga per non pesare su chi è stato più colpito dal Covid. Il capitolo più corposo sarà però quello dei ristori veri e propri, 7-8 miliardi cui si aggiungeranno i quasi 5 miliardi già appostati per eliminare in parte o in toto le tasse finora sospese. «Bisognerà anche continuare a dare ristoro alle attività ferme per ordinanza anti-Covid, con un "tesoretto" da mettere a disposizione ogni volta che faremo delle chiusure», dice il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, e pensare a un meccanismo «perequativo parametrato sul calo annuo di fatturato».

In più, spiega Gualtieri, anche l'elemento dei costi fissi deve entrare «nell'equazione del sistema dei ristori», per sfruttare il nuovo temporary framework Ue sugli aiuti di Stato. Si dovrà anche studiare come superare i codici Ateco ma introducendo «soglie adeguate» per l'accesso ai nuovi ristori, in cui saranno inclusi «anche i professionisti». Per gli autonomi il ministro ha anche confermato lo stanziamento aggiuntivo di 1 miliardo e mezzo per l'esonero dei contributi, fondi per il trasporto pubblico e per la sanità (3-4 miliardi) e un nuovo finanziamento per i Comuni, che dovrebbe aggirarsi sul miliardo. Infine arriverà la copertura per una parte di Transizione 4.0 dopo che, anche in base alla interlocuzione con Bruxelles, si è stabilito che i fondi del Recovery potranno coprire solo l'iperammortamento.

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