Gianmatteo Manghi, ceo di Cisco: «Reti veloci e affidabili così proteggiamo i veicoli senza pilota»

Gianmatteo Manghi, ceo di Cisco: «Reti veloci e affidabili così proteggiamo i veicoli senza pilota»
di Francesco Bisozzi
Mercoledì 2 Marzo 2022, 16:11 - Ultimo agg. 3 Marzo, 08:57
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Dalla Indy Autonomous Challenge, la competizione per macchine da corsa a guida autonoma, alla Formula 1, il passo è breve.

Cisco, dopo aver messo a disposizione dei bolidi senza pilota la sua tecnologia wireless ultra-affidabile, con performance che non hanno nulla da invidiare a quelle della fibra e adatte a sistemi di trasporto sempre più sofisticati e automatizzati, ha avviato quest’anno una collaborazione anche con McLaren Racing, per connettere con il live streaming le aree del team in tutto il mondo e migliorare le interazioni della squadra con i fan. Ma la multinazionale leader nel settore del networking non guarda solo alle auto a guida autonoma. Così il ceo di Cisco, Gianmatteo Manghi: «Connettere mezzi industriali o di trasporto senza pilota richiede reti e soluzioni con caratteristiche simili, che non perdono dati e hanno la forza di sostenere un numero di elementi connessi enorme».

In occasione dell’Indy Autonomous Challenge 2021 avete sperimentato reti per trasmissione dati più veloci di 5G e wi-fi. Di che tecnologia stiamo parlando e quali vantaggi porta con sé?

«Si tratta di una tecnologia molto innovativa, messa a punto da un’azienda tutta italiana, Fluidmesh, che Cisco ha acquisito due anni fa. I vantaggi sono tre: velocità, sicurezza e affidabilità di connessione». 

Si spieghi meglio.

«La velocità è fondamentale per veicolare in tempo reale l’enorme quantità di dati necessaria. Sicurezza significa impedire l’accesso ad agenti esterni, che possono compromettere il corretto funzionamento della vettura. Infine, l’affidabilità: riesce ad immaginare cosa accadrebbe se un’auto senza nessuno al volante dovesse basarsi su una connessione poco affidabile? Tutti questi elementi, ovviamente uniti a molti altri, sono parte integrante della tecnologia che il nostro gruppo è in grado di offrire, e non solo al settore automotive».

La connettività ultra-affidabile migliora dunque sicurezza e prestazioni dei mezzi a guida autonoma?

«Lei giustamente utilizza il termine ultra-affidabile, io aggiungo anche ultra-sicura. Non tutti sanno che, ogni giorno, Cisco blocca in tutto il mondo qualcosa come 20 miliardi di attacchi informatici verso aziende, pubbliche amministrazioni e cittadini comuni. Riusciamo a farlo grazie alla nostra divisione Talos, che attualmente rappresenta la più grande organizzazione privata di threat intelligence al mondo contro le minacce informatiche. Inoltre, grazie alle nostre Networking Academy, formiamo migliaia di professionisti in grado di far fronte a questo problema, i cosiddetti cyber-defender.

Nel campo automotive, e in particolare in quello della guida autonoma, la sicurezza va di pari passo con l’affidabilità: una connessione è ultra-affidabile se è anche intrinsecamente ultra-sicura».

Connettere auto da corsa senza pilota e connettere mezzi industriali o di trasporto autonomi presenta sfide simili?

«Sono due casi d’uso che richiedono reti e soluzioni con caratteristiche simili, sì. Parliamo di reti che sostengono applicazioni ad alta velocità, senza perdita di dati, con un numero di elementi connessi enorme, che va protetto da rischi di cybersecurity. Queste reti devono funzionare su spazi esterni o interni su larga scala e hanno bisogno di grande potenza di calcolo “distribuita” sui vari punti della rete. Sperimentare in Indy Challenge insieme agli altri protagonisti è un modo per accelerare l’innovazione». 

La collaborazione con McLaren invece in che direzione va?

«Con McLaren lavoriamo su un altro piano, quello degli strumenti di collaborazione e comunicazione che stanno trasformando processi e operatività praticamente di tutte le aziende. La nostra piattaforma Cisco Webex sarà usata in tutte le attività globali del team corse e per creare esperienze di relazione con i partner e con i tifosi. Anche lo sport, come il lavoro, è sempre più un mondo ibrido, in cui le interazioni dal vivo e virtuali si intrecciano in modo indissolubile e devono risultare sempre efficaci, coinvolgenti e produttive. Ed è esattamente quello che noi realizziamo con Cisco Webex».

Con Vodafone Business e Alleantia lavorate per accelerare la digitalizzazione delle imprese italiane. Come?

«Questa collaborazione ha creato una soluzione per l’IoT “chiavi in mano”, soluzione che serve alle imprese manifatturiere per digitalizzare gli impianti produttivi esistenti e ottenere da essi i dati con cui migliorare continuamente la loro competitività. Per risolvere situazioni complesse le aziende hanno bisogno di soluzioni semplici e applicabili al loro contesto».

Quali sono i principali punti deboli delle nostre Pmi a livello digitale?

«Il punto cruciale è quello di sviluppare nuove competenze e immetterle sul mercato. E per farlo occorre moltiplicare gli sforzi nella formazione e nella riqualificazione di chi lavora. Come le accennavo prima, noi stiamo facendo la nostra parte con i programmi Networking Academy, che abbiamo portato perfino all’interno del carcere di Bollate. E sa una cosa? Tutti i detenuti usciti dalle Networking Academy hanno avuto un tasso di recidiva pari a zero. Qualcuno disse che chi apre la porta di una scuola chiude una prigione: si chiamava Victor Hugo». 

Secondo lei l’Italia è pronta a superare la sfida della transizione digitale?

«Non vorrei sembrarle troppo brutale, ma se vogliamo davvero modernizzare questo Paese dobbiamo rimboccarci le maniche. Negli ultimi anni abbiamo fatto grandi passi avanti e l’impianto del Pnrr, che include il digitale in modo trasversale in ogni programma, mostra che l’Italia ha compreso quanto sia cruciale questa sfida. Abbiamo un’opportunità incredibile grazie ai fondi e grazie alla consapevolezza di dover agire in breve tempo. Dobbiamo solo farlo».

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