Elezioni, debito o tassi: torna il rischio Italia?

Elezioni, debito o tassi: torna il rischio Italia?
Mercoledì 7 Settembre 2022, 13:34 - Ultimo agg. 8 Settembre, 10:23
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Inflazione, recessione, tassi ed elezioni.

Ormai da settimane il mercato mescola e rimescola questi ingredienti per rimisurare il rischio-Italia. Lo spread Btp-Bund, il termometro del rischio percepito nell’Eurozona intorno all’Italia, è salito di un colpo fino a superare quota 240 a fine luglio. Siamo ben lontani dagli oltre 500 del 2011-2012, ma è pur sempre più del doppio dei 90-100 punti sui quali si aggirava nel 2021. Ma davvero l’Italia è esposta al rischio di una nuova crisi finanziaria? Quanto possono pesare le prossime elezioni? Il nostro Paese, si sa, ha un debito pubblico di un certo peso che necessita del sostegno degli investitori esteri. E quando questo sostegno per qualche motivo cala, sale il termometro dello spread rendendo il servizio del debito italiano ancora più costoso e mettendo il Paese, almeno in teoria, a rischio di perdere la capacità di finanziarsi. Dunque, avere debito “pesante” può limitare in qualche modo la sovranità di un Paese.

LA FIDUCIA

Del resto, un’analisi di come si è mosso lo spread negli ultimi anni fa ben comprendere come, almeno dal 2018, il mercato ha sempre richiesto un certo premio per l’acquisto del debito italiano, nonostante la collocazione del nostro Paese all’interno dell’area euro e dell’Unione non sia stata mai effettivamente messa in discussione dai vari governi.

Né i dati giustificavano tanta speculazione. Insomma, lo spread non è legato solo ai fondamentali di un Paese (deficit, debito, Pil). Conta anche la percezione di affidabilità che ne ha il mercato. E quando questa percezione diventa negativa, ci vuole tempo per recuperare la fiducia, ovvero il “diritto” di ottenere interessi passivi ragionevoli. Il tema della percezione internazionale dell’Italia sarà centrale nei prossimi mesi, quando la Bce ridurrà gradualmente l’acquisto di titoli di Stato e se il rialzo dei tassi sarà davvero più accelerato del previsto. In questo contesto l’Italia occupa oggi la scomoda poltrona di “osservata speciale”. Deve cioè fare i conti anche con l’incertezza del quadro politico e i dubbi sulla capacità di mantenere la rotta della crescita. Certo, visto che i fondamentali del nostro Paese non sono in discussione, mettere in portafoglio un Btp a 10 anni intorno al 3,7%, può contribuire al rendimento di lungo termine del portafoglio. Ma la cautela nel bilanciamento degli investimenti rimane un faro da non perdere. 

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