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L'economista Patrizio Bianchi: «Trovare lavoro con competenze digitali. E saper fare squadra»

La richiesta di lavoro è di preparazione specialistica, ma anche trasversale

di LUCA CIFONI
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 1 Marzo 2023, 14:19 - Ultimo agg. : 2 Marzo, 07:50
3 Minuti di Lettura

Professor Patrizio Bianchi, lei da ministro dell’Istruzione ha portato a termine la riforma degli istituti tecnici superiori. Da economista come ne valuta l’impatto sul mercato del lavoro?

«Dopo l’esperienza da ministro sono tornato all’Università e sono titolare della cattedra Unesco “Educazione, crescita e uguaglianza”. In questo ambito universitario abbiamo sviluppato con i miei collaboratori a fini di ricerca una banca-dati, chiamata Talento, che raccoglie e analizza le richieste di competenze professionali formulate da 65mila imprese italiane».

Ascolta: Fisco, riforma in tre aliquote. L'ipotesi: tetto in base al reddito per usufruire dei bonus

Cosa emerge da questa analisi?

«C’è una domanda crescente, che tuttavia non trova adeguata risposta, di diplomati con forti conoscenze digitali, ma nel contempo con grandi capacità di lavorare insieme. La richiesta è di competenze specialistiche, ma accoppiate a competenze trasversali, hard skills e soft skills unite: si cercano competenze nuove e specifiche, ma nel contempo si richiede una esperienza sul campo proprio per consolidare la capacità di “studiare e lavorare insieme”. Gli Its – istituti tecnici superiori – rispondono a questa esigenza, prevedendo un periodo formativo direttamente in impresa, possibilità questa che la recente riforma aveva esteso anche agli istituti tecnici. Ma allo stesso tempo possono essere anche la risposta a un altro problema».

Quale?

«Nel contesto attuale, in cui abbiamo una terribile questione demografica, c’è un forte rischio di svuotamento per le aree marginali. Ci sono alcuni poli di sviluppo, a Nord lungo gli assi Milano-Venezia e Milano-Bologna e poi al centro intorno a Roma; ma gli altri territori sono esposti a una crescente desertificazione. Quindi si tratta di rafforzarli, con strutture decentrate. La cybersecurity è un settore molto interessante e in questo senso è positivo quello che si sta realizzando in Abruzzo. Tutti hanno bisogno di lavorare sui dati e quindi la loro protezione è un’esigenza trasversale: ecco perché la richiesta di sicurezza è fortissima. Però c’è un vuoto di formazione per i tecnici. E qui emerge la necessità del coinvolgimento delle strutture educative».

Giovani e lavoro, in tre mesi quasi 15mila assunzioni previste. In Umbria cresce la richiesta di diplomati agli istituti tecnici, al top i ragionieri

Ci sono altri settori innovativi a cui guardano prioritariamente gli Its?

«Tutte le tecnologie che ruotano intorno all’ambiente, con una componente collegata di meccanica, hanno un forte bisogno di formazione dedicata. Poi c’è la gestione delle acque, che sta conoscendo uno sviluppo molto intenso. Ma anche la chimica, che è in qualche modo oggetto di un processo di ripensamento, con tutti i nuovi materiali. Il biomedicale in funzione della farmaceutica. E poi l’universo del cibo, che richiede una serie crescente di controlli di qualità».

Ma queste esigenze non andrebbero soddisfatte a livello universitario? Non si rischia in qualche modo di trascurare la formazione accademica, in un Paese che in Europa si colloca agli ultimi posti per numero di laureati?

«Ho fatto per tanto tempo il rettore e dunque non sarò certo io a svalutare l’università. La riforma che a suo tempo aveva introdotto il 3+2 puntava in realtà a una formazione su diversi livelli, in cui la vera laurea era quella triennale. Come accade all’estero con il bachelor. Poi però si è affermata l’idea che la triennale sia solo un passaggio. La visione originaria invece era quella di un percorso che duri nel tempo, rivolto non esclusivamente ai giovani. Gli Its non sono in contraddizione con questo modello, perché c’è sempre la possibilità di andare avanti, di approfondire in una successiva fase di vita. Ma intanto ci sono molti settori, oltre a quelli che ho già menzionato, pensiamo anche alla robotica, in cui si è creato un buco tra gli ingegneri che progettano i sistemi e le persone che svolgono le altre mansioni. Gli Its possono riempirlo». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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