Mercato immobiliare, gli investitori chiedono rigenerazione urbana e certezza delle regole

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di Andrea Bassi
Mercoledì 6 Ottobre 2021, 14:19 - Ultimo agg. 7 Ottobre, 06:00
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Quali sono le aspettative dei grandi investitori nazionali e internazionali su Roma? La domanda è stata posta direttamente a loro. Fabrica sgr e Scenari Immobiliari hanno condotto una ricerca sul campo intervistando oltre cento investitori, un terzo nazionali e due terzi internazionali, per conoscere la loro opinione sull’attrattività di Roma, ora e in prospettiva al 2030, sui mercati e sulle aree più attrattivi. Quali sono state le risposte? Il centro è risultato l’ambito privilegiato considerando il settore alberghiero, ma molto interessante anche in tema di residenze e uffici. Per il terziario è il quartiere dell’Eur a rappresentare la zona più attrattiva, un quartiere che in termini ampi comprende anche Cristoforo Colombo, Torrino e Laurentina. Per quanto riguarda il residenziale, la zona semicentrale è vista dagli operatori come la più interessante, discorso che vale in maniera ancora più rilevante per lo student housing. In questo caso, hanno spiegato, diventa necessario collocarsi nei pressi delle università, ma anche vicino a fermate della metropolitana o stazioni ferroviarie, e non sono molte le aree disponibili con queste richieste. Secondo gli operatori, per la Grande distribuzione organizzata (centri commerciali, supermecati) è la periferia l’ambito urbano preferito, con un buon risultato anche per il centro, con riferimento a retail e commercio anche per le famiglie, non solo per i turisti.

La logistica procede con logiche di livello nazionale, pertanto sono attrattive le grandi intersezioni autostradali, l’asse verso l’aeroporto, ma anche le zone semicentrali con riferimento alle strutture “last mile” in appoggio ai grandi centri logistici. Infine, è stato chiesto al campione intervistato quale tipologia di operazione immobiliare potrebbe essere più di altre in grado di diventare motori di trasformazione della città.

A prevalere sono stati i grandi progetti di rigenerazione urbana, forse con la mente alle due operazioni di Porta Nuova e CityLife che sono state motore della trasformazione e del rilancio di Milano nel corso degli ultimi vent’anni. Al secondo posto la riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico, seguita dalla creazione di nuovi campus universitari. Con meno capacità di trasformazione della città sono visti i nuovi insediamenti residenziali, così coma una diffusa riqualificazione del patrimonio privato. Agli investitori è stato chiesto anche altro. Cosa si attendono, per esempio, dalla prossima amministrazione comunale. La risposta è uno stimolo da parte della prossima amministrazione, anche in vista del Giubileo del 2025 e del potenziale per gli investimenti derivante dal Piano di ripresa e resilienza. Proprio le risposte dell’amministrazione pubblica, soprattutto se confrontato con quanto accade a Milano, sono uno dei problemi identificati: manca una certezza in regole e tempi dal punto di vista urbanistico, serve un upgrade culturale, non solo da parte del settore pubblico, ma anche del comparto delle costruzioni, dagli operatori immobiliari agli studi di architettura. Serve, dicono gli operatori, una amministrazione comunale che dia garanzie per realizzare anche i progetti di trasformazione più semplici, oltre che le grandi opere di rigenerazione urbana. Così come serve, aggiungono, una visione strategica. La città sconta anche la mancanza di una banca di riferimento, in quanto a seguito delle grandi fusioni del passato oggi le banche principali hanno sede al nord. 

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