Intermediari finanziari e programmatori cercansi nel metaverso

Intermediari finanziari e programmatori cercansi nel metaverso
di Raffaele D'Ettorre
Mercoledì 1 Giugno 2022, 13:45 - Ultimo agg. 2 Giugno, 08:11
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La rivoluzione del mercato del lavoro oggi passa dal metaverso.

Abbiamo avuto le prime avvisaglie con la pandemia che – pur avendo spinto il livello di occupazione in Italia giù del 2,4% nel 2021 rispetto al periodo pre-Covid – ha anche costretto i lavoratori di tutto il mondo a un incontro ravvicinato con tutte le declinazioni del lavoro in digitale. A un primo, rapido (ma non del tutto indolore) passaggio di consegne tra lavoro in presenza e smart working ha fatto subito seguito la rivoluzione Meta, l’ex Facebook guidata da Zuckerberg che con il suo Horizon ha spostato l’orizzonte del mercato del lavoro verso un mondo nuovo, quello del metaverso, dalle potenzialità creative (e d’investimento) infinite. Un mondo tempestato di oggetti sì virtuali ma che muovono un giro d’affari più che reale, che nel solo 2021 ha generato 38 miliardi di dollari di introiti e che secondo Bloomberg raggiungerà gli 800 miliardi nel 2030.

L’EVOLUZIONE

La corsa all’oro digitale parte dalle professioni classiche che hanno trovato il modo di reinventarsi nel metaverso. Prima fra tutte quella dell’agente immobiliare virtuale, che in un mondo dove i terreni sono potenzialmente infiniti ha possibilità di guadagno pressoché illimitate. Sul metaverso Decentraland lo scorso novembre un appezzamento virtuale è stato acquistato per la cifra record di 2.4 milioni di dollari, mentre la società di investimenti Republic Realm, nata con il solo scopo di operare nel metaverso, ha comprato dalla Atari 792 lotti per un totale di 4,2 milioni di dollari. C’è ovviamente grande richiesta anche di programmatori, ai quali oggi le aziende chiedono anche un’esperienza pregressa nel campo della realtà virtuale. La domanda di programmatori vr nel solo 2019 è aumentata del 1.400%, per salari annui che negli States vanno dai 135 ai 150mila dollari. E Roblox, l’azienda proprietaria dell’omonimo metaverso, sta assumendo programmatori capo con stipendi fino a 430mila dollari annui. Intanto la domanda di lavoro nel metaverso si sta diversificando e mescolando con competenze tipiche di altri settori, fino alla creazione di figure professionali tutte nuove.

Già oggi in Italia, sfogliando gli annunci, c’è chi cerca un “Metaverse Investment Broker”, cioè un intermediario che si occupi di traghettare gli investitori verso la nuova economia degli nft e della blockchain. E vista la crescita del mercato, non stupisce che l’investimento minimo richiesto per entrare nel nuovo tavolo da gioco del metaverso sia di almeno 25mila euro. Non parliamo però solo di piccoli investitori, perché la nuova frontiera virtuale fa già gola anche ai grandi marchi. L’abbiamo visto lo scorso 24 marzo con la prima Fashion Week del metaverso, dove Dolce & Gabbana, Gucci e Hogan (tra i tanti) si sono sfidati in passerella a colpi di avatar. Lì i capi digitali potevano essere acquistati dagli spettatori in tempo reale, con un ritorno immediato per l’azienda e spese logistiche minime se paragonate alla controparte in presenza. Ed è così che diventa necessaria anche la figura del “Product Manager Digitale”, che si occupa non solo di coordinare lo sviluppo del nuovo abbigliamento virtuale con team di ingegneri e stilisti ma anche di testarlo in cerca di errori e bug. Meta oggi ha 2.400 posizioni aperte per product manager, e anche Google e Gucci sono a caccia. La maison fiorentina è anche in cerca di un gestore web 3.0 che si occupi esclusivamente della vendita degli nft (che insieme alle criptovalute sono il vero motore del nuovo mercato digitale) e di un “designer di materiali virtuali”, un professionista cioè capace di progettare da zero materiali inediti per creare prodotti dal design futuristico.

LE OPPORTUNITÀ

 Ma a nulla varranno questi investimenti se non ci sarà una cassa di risonanza adeguata a promuoverli. Emerge così la figura del consulente di marketing del metaverso, a cui le aziende si rivolgono per creare campagne pubblicitarie (meglio se interattive) che spingano gli utenti nelle sezioni tematiche appositamente create dai brand. Nel 2021 Nike ha creato un sotto-mondo virtuale chiamato Nikeland sul metaverso Roblox, dove sono anche presenti un Gucci Garden e una expo della Hyundai, mentre la Samsung ha già lanciato il suo negozio virtuale su Decentraland. Insomma, le opportunità di lavoro nel metaverso già esistono e con il tempo, se il trend rimarrà costante, si moltiplicheranno a dismisura. E visto che il 67% dei 50 milioni di utenti giornalieri di Roblox ha meno di 16 anni, non ci vorrà molto prima che sul mercato sbarchi una forza lavorativa di veri e propri “nativi del metaverso”. Ragazzi cresciuti a pane e videogame che, con un tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) ormai fermo al 29,4%, proprio nella finzione di una realtà digitale potrebbero finalmente trovare un futuro lavorativo concreto. 

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