Meno pensionati oltreconfine, ma il costo lievita a 1,3 miliardi

Meno pensionati oltreconfine, ma il costo lievita a 1,3 miliardi
di Jacopo Orsini
Mercoledì 1 Dicembre 2021, 11:40 - Ultimo agg. 3 Ottobre, 19:54
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Paga oltre 1,3 miliardi di euro di pensioni all’estero l’Italia. Un esborso in continua crescita negli ultimi anni, anche se il numero totale di assegni versati è in calo poco sopra quota 330mila.

E in continuo aumento sono anche i pensionati che decidono di prendere la residenza all’estero per pagare meno tasse, come dimostra il caso del Portogallo, dove il trattamento fiscale è particolarmente generoso. Il numero degli anziani emigrati dal Belpaese verso il sole di Lisbona è aumentato del 420% in cinque anni (da 613 nel 2016 a 3.189 nel 2020). Proprio per compensare l’aumento di anziani italiani che si trasferiscono all’estero, nel 2019 il governo Lega-5 Stelle aveva varato una flat tax (con aliquota ridotta al 7%) per gli stranieri che avessero invece deciso di prendere la residenza in Italia in un piccolo comune del Meridione. Un provvedimento che per il momento però si è rivelato un flop. Nel 2020 l’Italia ha pagato 1,33 miliardi di euro in 160 Paesi, in aumento dagli 1,26 miliardi dell’anno precedente e in crescita di quasi il 26% rispetto al 2016. La crescita del valore totale versato ai pensionati all’estero è stata del 63% in Europa, dove si è passati dai 558 milioni del 2016 agli 831 del 2020.

Ancora più marcato l’incremento in Africa (+221% a circa 79 milioni), mentre in America centrale si è registrato un +72% a 14 milioni. Venendo al numero degli assegni, si osserva invece un calo dello 0,8% a circa 181 mila fra il 2016 e il 2020 in Europa. In Sud America invece si registra una diminuzione del 31% a 28 mila.

L’INCREMENTO DELLA “VECCHIAIA”

 Ma come si spiega il progressivo incremento del valore delle pensioni pagate all’estero e la parallela diminuzione del numero degli assegni? L’Inps premette che non ha il compito di «effettuare indagini sociologiche sui flussi migratori e sulle conseguenti ripercussioni sugli importi in pagamento» ma poi spiega: «Si può affermare, con ragionevole certezza, che l’aumento degli importi in pagamento deriva dall’aumento del numero di pensioni di vecchiaia (quindi di importo maggiore) nelle Aree di “nuova” destinazione, ad esempio in Africa, Asia nonché in Europa dell’Est. Nelle Aree che rappresentano invece le “vecchie” classiche mete di emigrazione, ad esempio quelle in paesi dell’America settentrionale e meridionale o Australia, il trend si conferma negativo. In Europa, in particolare, le pensioni di vecchiaia rappresentano il 70,1% del totale delle pensioni pagate in quest’area continentale, con un incremento quinquennale del 7,4%, mentre le pensioni ai superstiti sono solo il 25,8%, con un decremento quinquennale del 16,7%. Al contrario – conclude l’Inps – in America meridionale il 60,9% dei trattamenti riguarda pensioni ai superstiti, di importo notevolmente più basso, e il cui numero si va riducendo sensibilmente in quanto legate a flussi migratori di inizio novecento».

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