Fondi europei, ecco i 15 super funzionari che guideranno il Recovery con la regia dell’Economia

Fondi europei, ecco i 15 super funzionari che guideranno il Recovery con la regia dell’Economia
di Umberto Mancini
Mercoledì 31 Marzo 2021, 15:17 - Ultimo agg. 18 Febbraio, 16:57
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Spetterà al ministro dell’Economia Daniele Franco e, ovviamente, al presidente del Consiglio Mario Draghi far marciare velocemente il Piano nazionale di ripresa e resilienza (il Pnrr) da 191,5 miliardi. Il primo intervenendo su un piano squisitamente tecnico e operativo, il secondo su quello eminentemente politico e strategico. Con l’unico scopo di spendere bene e presto le ingenti risorse europee messe a disposizione per uscire dalla crisi e avviare così il rilancio dell’economia dopo l’ondata della pandemia. Franco lo ha ribadito recentemente, illustrando la strada da seguire e gli obiettivi con la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’abbattimento dell’inquinamento di aria e acqua, una rete ferroviaria veloce, nuove reti di distribuzione di energia per i veicoli ad alimentazione elettrica, produzione e distribuzione di idrogeno, digitalizzazione, banda larga e reti di telecomunicazione. Tanti obiettivi ambiziosi che saranno soggetti a vincoli rigidi in base alle linee guida dell’Ue: digitalizzazione, conversione ecologica, inclusione sociale. Tutto questo sarà accompagnato dalla riforma della Pubblica amministrazione e della giustizia, che dovranno essere in qualche modo legate da una “semplificazione normativa trasversale”. Insomma, una rivoluzione, un cambio di passo gigantesco affidato a un doppio livello di governance.

LA REGIA AL MEF

Da un lato a fare la regia ci sarà il Mef, con una struttura centrale di monitoraggio del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a presidio e supervisione dell’efficace attuazione del programma. Tale struttura – ha spiegato proprio Franco – si occuperà del supporto alla gestione e monitoraggio degli interventi, della gestione dei flussi finanziari con l’Unione Europea, della rendicontazione degli avanzamenti del Pnrr alla Commissione europea, del controllo della regolarità della spesa, della valutazione di risultati e impatti. Questo organismo centrale sarà poi affiancato da un’unità di audit, indipendente, responsabile delle verifiche sistemiche, a tutela degli interessi finanziari dell’Ue e della proficua gestione del progetto. A livello di ciascuna amministrazione di settore (essenzialmente i ministeri) ci saranno presidi di monitoraggio e controllo sull’attuazione delle misure di rispettiva competenza. Queste strutture, spiegano al Tesoro, avranno il compito di interagire con i soggetti attuatori pubblici o privati. E ovviamente si interfacceranno con la struttura centrale del Mef, che avrà il compito di aggregare i dati e le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e delle riforme, ai fini della rendicontazione all’Unione europea e al governo, anche per le eventuali azioni correttive da assumere nel caso si verificassero ostacoli o difficoltà attuative che rischino di compromettere il raggiungimento degli obiettivi del Piano. Infine, e parliamo di un terzo livello, è prevista la possibilità di assicurare un supporto tecnico specialistico alle amministrazioni che dovranno realizzare gli interventi, anche a livello locale.

LA SQUADRA

 Ma chi sono i funzionari cui sono stati affidati questi compiti? Rispetto alle prime formulazioni, quelle del governo Conte, la squadra messa in campo è più agile e compatta. Soprattutto perché ha cancellato doppioni e sovrapposizioni, in linea del resto con quello che si sta facendo in Europa. Dunque, spetterà a Carmine Di Nuzzo guidare l’unità di missione presso la Ragioneria generale dello Stato, dalla quale dipenderà coordinamento e rendicontazione del Pnrr. Come dire il centro nevralgico, la sala operazioni più importante. Accanto a lui Federico Giammusso, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Economia che si occupa già da tempo del dossier. Marco Leonardi, docente alla Statale di Milano, già consigliere del ministro dell’Economia, è stato invece chiamato da Draghi alla guida del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica presso la presidenza del Consiglio dei ministri e da quella sede si occuperà anche del Recovery Plan.

Per il ministro del Sud e della Coesione territoriale sono al lavoro sul Pnrr, oltre ovviamente alla ministra Mara Carfagna, l’avvocato dello Stato Giacomo Aiello, il capo di gabinetto e consigliere di Stato Giulio Veltri, il capo dell’Ufficio legislativo Piercamillo Falasca, consigliere del ministro, analista economico. Decisivo anche impostare al meglio i vari step per sfruttare l’occasione storica di dotare il Mezzogiorno di nuove infrastrutture digitali e materiali, colmando lo storico divario con il Nord anche sul fronte della sanità, istruzione, assistenza e mobilità. Proprio alle Infrastrutture, altro snodo chiave, Enrico Giovannini ha schierato il capo della struttura tecnica di missione Giuseppe Catalano e quello della segreteria tecnica Mauro Antonelli, e creato un comitato ad hoc per mettere a punto il programma degli investimenti che chiede l’Europa, nonché seguire successivamente le fasi di monitoraggio e di attuazione. Mentre al dicastero della Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani è proprio il ministro a seguire in prima persona il dossier. Insieme a lui Rosaria Romano, per il capitolo rinnovabili e l’efficienza energetica, e Gilberto Dialuce; con Laura D’Aprile per l’economia circolare. Naturalmente è stato avviato un forte coordinamento con i referenti della task-force del Mef per le materie della transizione energetica e con gli esperti di McKynsey. Renato Brunetta schiera invece come punta di diamante Marcella Panucci, capo di gabinetto ed ex direttore generale di Confindustria, per cambiare il volto della Pubblica amministrazione. Consapevole che la sfida è altissima, così come la posta in gioco per modernizzare l’asfittica macchina amministrativa. Un lavoro che verrà fatto d’intesa con Palazzo Chigi e gli altri ministeri interessati, a partire da quello della Giustizia. L’efficienza della macchina statale sarà infatti decisiva per dare la svolta auspicata da Bruxelles.

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