Il risveglio di Tiscali, ultima sopravvissuta della new economy

Il risveglio di Tiscali, ultima sopravvissuta della new economy
di Jacopo Orsini
Mercoledì 2 Novembre 2022, 12:16 - Ultimo agg. 3 Novembre, 07:35
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Il 27 ottobre 1999, quando ancora Facebook, Instagram e TikTok non erano stati nemmeno immaginati, a Piazza Affari debuttò una società basata a Cagliari, in Sardegna, fondata pochi anni prima da Renato Soru, imprenditore quarantenne per l’epoca visionario.

Tiscali, dal nome di un sito archeologico nel cuore della Sardegna dove si trovano i resti di un villaggio nuragico del VI secolo avanti Cristo, era stata una delle prime compagnie telefoniche ad avere il coraggio di sfidare il monopolio della Telecom. Ma l’idea per cui viene soprattutto ricordato Soru è la navigazione in internet gratuita. In quegli anni pionieristici del web, i collegamenti andavano ancora tutti con il doppino telefonico - chi ha almeno cinquant’anni ricorda il caratteristico fischio delle prime connessioni via modem - e per un abbonamento alla rete si spendeva qualche centinaio di migliaia di lire l’anno. Soru pensò invece di dare la connessione gratuita. Ma non era beneficenza. La società si ripagava con la commissione che gli retrocedeva Telecom per ogni chiamata urbana che un cliente di Tiscali faceva usando la linea del concorrente, all’epoca ancora monopolista.

ESORDIO STREPITOSO

L’esordio in Borsa di Tiscali fu strepitoso. Al termine della prima giornata di scambi, il balzo arrivò al 50%. Erano gli anni della cosiddetta new economy. Un periodo in cui bastava evocare il web e i titoli schizzavano in alto come razzi. L’azienda di Soru fu protagonista, come altre poi sparite molto rapidamente - basta pensare a Finmatica e Freedomland - di una corsa al rialzo spettacolare. A marzo dell’anno successivo la società arrivò a capitalizzare più della Fiat: 18,2 miliardi di euro contro i 16,6 della casa automobilistica. Chi conosce bene Soru sa che a lui piace ricordare come in quegli anni, per un po’ di settimane, la sua quota di controllo in Tiscali gli consentì di salire sul gradino più alto della classifica degli uomini più ricchi d’Italia. Le acquisizioni si susseguirono, si ricorda soprattutto quella del 2000 di World on Line, comprata per 11.400 miliardi di lire (non ci fu passaggio di denari, ma solo scambio azionario), in quel momento la più grande operazione all’estero di una azienda italiana.

LA SVOLTA

La discesa del titolo fu altrettanto spettacolare. Da quel picco del marzo di 22 anni fa (1.157 euro contro i 46 del collocamento, un rialzo monstre) oggi il titolo è arrivato a valere pochi centesimi. La quotazione di lunedì scorso si è fermata a 0,83 euro, da confrontare con un massimo di 5.953 euro, prezzo rettificato, per avere una idea più esatta delle proporzioni del tracollo. Un ribasso quindi del 99,9%, anche difficile da immaginare. Basti pensare che mille euro investiti al collocamento in Tiscali dopo pochi mesi erano arrivati a valere 25mila. Gli stessi mille euro investiti al massimo oggi sarebbero invece appena 14 centesimi. Nonostante il tracollo azionario e tante vicende alterne (per un periodo il suo fondatore lasciò la guida operativa per essere stato eletto presidente della Regione Sardegna prima ed eurodeputato del Pd poi), la società è sopravvissuta. La connessione a internet, soprattutto quelle ad alta velocità, oggi sono più affidabili e hanno prezzi competitivi. Il gruppo ha avuto vari azionisti di controllo (l’ultimo è Amsicora, facente capo al banchiere d’affari Claudio Costamagna) ma recentemente ha imboccato una strada che dovrebbe portarla di nuovo sula via della crescita e della stabilità, soprattutto azionaria. Tiscali è stata infatti rilevata da Opnet (la ex Linkem), azienda di telecomunicazioni fondata dall’imprenditore Davide Rota. Soru c’è ancora, anche se defilato e con una partecipazione di poco inferiore al 2% del capitale (a Rota fa capo invece il 58%). Ma il nome invece verrà cambiato in Tessellis, che in latino significa mosaico. Anche perché il vecchio logo può andar bene per chi usa i servizi della società ma per gli investitori ormai è associato alla storia di un titolo decaduto.

LA VISIONE PRENDE FORMA

L’obiettivo è integrare le attività della controllante Opnet, che costruisce e gestisce reti 5G, Fixed wireless access (Fwa) e in fibra ottica, con le infrastrutture di Tiscali. Ma anche andare verso una trasformazione in media company, puntando sullo sviluppo del portale Tiscali (in questi giorni è stata anche costituita una concessionaria per la pubblicità, denominata Veesible). Il nuovo gruppo integrato dichiara di essere il quinto operatore italiano nella telefonia fissa e primo nel segmento degli accessi veloci a banda larga nelle tecnologie Fwa e Ftth con una quota di mercato del 19,4%. Rota ha sottolineato che la società punta a creare una «rete aperta e disponibile a tutti». «Si può fare impresa senza mandare a casa la gente», ha poi aggiunto sottolineando quella che è una caratteristica fondamentale della sua visione imprenditoriale. «Il piano industriale prevede la valorizzazione degli asset di entrambe le società, l’infrastruttura di Tiscali e il business B2B portato da Linkem», ha insistito Rota. La strada è tracciata. L’azienda immaginata da Soru un quarto di secolo fa ora può ripartire.

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