Natuzzi, il re dei divani: «Serve
creatività per affrontare la crisi»

Natuzzi, il re dei divani: «Serve creatività per affrontare la crisi»
di ​Cinzia Peluso
Mercoledì 1 Giugno 2016, 13:09 - Ultimo agg. 2 Giugno, 13:35
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«Dopo dieci anni non so fino a che punto si possa parlare di crisi. Dobbiamo prendere atto che il mondo è cambiato e occorrono soluzioni nuove». Il re dei divani Pasquale Natuzzi ha una sua opinione, del tutto originale, per uscire dalla recessione. Dopo aver fatto rientrare in Italia una fetta della produzione delocalizzata all’estero, il presidente e ad del gruppo, in questi mesi ha proposto una soluzione nuova per l’assorbimento dei suoi 364 esuberi. Incentivi per 12 mila euro alle imprese (non concorrenti) che si faranno avanti e 5 mila euro ai lavoratori che aderiranno alla proposta.

Che cosa pensa degli ultimi dati Istat che evidenziano, tra l’altro, una riduzione degli inattivi e un aumento dei disoccupati?
«Penso sia un dato che vada letto nel medio-lungo periodo, perché il fenomeno possa essere valutato nel suo complesso. La riforma del lavoro voluta da Renzi ha poco più di un anno di vita. La riduzione degli inattivi può essere il frutto di una rinnovata fiducia da parte di chi ormai aveva perso ogni speranza di trovare un lavoro. L’aumento dei disoccupati è certamente il risultato degli anni difficili che abbiamo attraversato e che hanno costretto le aziende a ristrutturarsi».

L’Istat evidenzia, inoltre, che aumenta la disoccupazione giovanile mentre l’aumento dell’occupazione riguarda soprattutto gli over 50. C’è quindi ancora poco spazio per i giovani nel mercato del lavoro italiano?
«Anche in questo caso ritengo che il dato relativo all’aumento dell’occupazione degli over 50 sia il risultato del Jobs Act. Aver reso più flessibile il mercato del lavoro ha certamente favorito l’assunzione di figure professionali di grande esperienza, di cui le aziende in difficoltà o in fase di ristrutturazione si sono dovute privare. Penso quindi che sia un dato positivo. Certamente c’è ancora molto da fare per incentivare l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. Una risorsa a cui un Paese che guarda al futuro non può e non deve rinunciare e verso cui dobbiamo avere fiducia».

Gli sgravi contributivi che hanno contribuito inizialmente ad aumentare l’occupazione sono un fattore positivo per la crescita? E, secondo lei, come si dovrà muovere ora il governo?
«L’esecutivo, con le poche risorse che ha a disposizione, dovrà concentrarsi su quegli obiettivi che potranno assicurare al Paese una crescita solida e stabile».

Quali?
«Non sta a me dire quali possano essere i provvedimenti migliori per centrare questo obiettivo. Una cosa però voglio dirla: dopo 10 anni, non so fino a che punto si possa continuare a interpretare la realtà parlando di crisi. Dobbiamo prendere atto che il mondo è cambiato e che a fronte di una situazione nuova occorre trovare soluzioni nuove. Solo così riusciremo a cogliere  le grandi opportunità connaturate a ogni fase di profondo cambiamento».

Il governatore Visco ha sollecitato una riduzione ulteriore del cuneo fiscale gravante sul lavoro, in quanto a suo parere la disoccupazione resta alta e la ripresa dell’economia non è vicina.
«Visco ha perfettamente ragione. Occorre un atto di coraggio da parte del governo: l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale innescherebbe un circolo virtuoso perché abbasserebbe il costo del lavoro, aiutando le  imprese ad essere più competitive sui mercati internazionali, favorirebbe l’emersione di una economia basata sull’evasione fiscale e contemporaneamente renderebbe più pesante il netto che va ai lavoratori, favorendo i consumi e la crescita economica». 

La stretta sui voucher sarà un fattore positivo per l’attività imprenditoriale o si potrebbe trasformare in un vincolo dannoso?
«Gli illeciti nell’utilizzo dei voucher sono stati documentati da alcune inchieste giornalistiche anche nel nostro distretto. La tracciabilità contrasterà gli abusi evidenti. Ma bisognerà comunque aumentare i controlli».
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