Alimentare, digitale e sostenibilità le sfide future per il comparto

Alimentare, digitale e sostenibilità le sfide future per il comparto
Alimentare, digitale e sostenibilità le sfide future per il comparto
Mercoledì 15 Settembre 2021, 10:40 - Ultimo agg. 16 Settembre, 11:44
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Per le imprese leader del settore agroalimentare italiano i primi passi per uscire dalla crisi legata alla pandemia e affrontare il futuro sono lo sviluppo digitale e la crescita della sostenibilità di tutta la filiera. Il sentiment emerge con un'analisi dell' Osservatorio Food - centro di raccolta e analisi dati di Food, società editoriale multicanale specializzata nell'agroalimentare italiano- sulla base di due ricerche di settore, rispettivamente di Intesa Sanpaolo e Alix Partners Italia, che aiutano- informa una nota- a tracciare le linee dello sviluppo del prossimo futuro di un settore economico che rappresenta circa il 4% del Pil nazionale complessivo. I risultati delle due ricerche sono stati presentati nei giorni scorsi durante l'evento FoodSummit 2021,

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«Sintonizzati sul futuro. Visioni, sfide e strategie», organizzato da Gruppo Food coinvolgendo imprenditori e top manager delle principali industrie produttrici e della distribuzione. Dall'indagine svolta da Intesa Sanpaolo, che ha coinvolto la rete commerciale dei gestori, emerge in particolare che il 12% delle imprese ha in programma investimenti in soluzioni digitali nel processo produttivo e l'11% dedicherà risorse all'e-commerce e al marketing digitale, mentre il 34% sta ripensando le politiche di approvvigionamento a favore di fornitori italiani.

Sul fronte della sostenibilità- sostengono invece gli analisti- l'agroalimentare italiano ha fatto grandi progressi negli ultimi dieci anni: l'analisi dei dati Eurostat- sottolineano- mostra una riduzione del 22% nelle emissioni di gas serra del settore (kg per euro di valore aggiunto).Il 60% dei consumatori considera la sostenibilità sempre più importante o molto importante nella scelta dei prodotti, ma il 75% è disposto a pagare al massimo il 10% di sovrapprezzo per un prodotto più sostenibile. 

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