Alitalia-Ita: via al decollo, ma con gli aerei in affitto. I piani per non perdere il traffico dell'estate

Alitalia-Ita: via al decollo, ma con gli aerei in affitto. I piani per non perdere il traffico dell'estate
Alitalia-Ita: via al decollo, ma con gli aerei in affitto. I piani per non perdere il traffico dell'estate
di Umberto Mancini
Lunedì 26 Aprile 2021, 07:30
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La lettera ai commissari straordinari di Alitalia e ai tecnici del Mise dovrebbe arrivare nelle prossime 24 ore. Un documento nel quale Ita chiede formalmente alla vecchia Az di utilizzare, attraverso un contratto di affitto, circa 60 aerei e le relative licenze di volo per poter finalmente staccare i carrelli dal suolo. Non è chiaro se nella stessa missiva, o in una successiva, si chieda anche di poter arruolare subito piloti e assistenti di volo come previsto del resto anche dal decreto di costituzione della newco che consente, come noto, di prendere in affitto personale e velivoli del ramo aviation. Di fatto però il processo di separazione, anzi il big bang per far decollare la compagnia di bandiera è iniziato. Si tratta in sostanza del piano B immaginato dal ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, e condiviso da Palazzo Chigi, che si materializza dopo la lunga e infruttuosa interlocuzione, almeno fino ad ora, con Bruxelles. Non si vuole però, almeno a livello governativo, andare allo scontro con la Commissione Ue. Tant’è che l’offerta di Ita sarebbe articolata in modo tale da evitare una strappo definitivo, muovendosi così in un alveo più istituzionale. Sopratutto metterebbe sotto pressione i commissari da cui dipende, dopo mesi di immobilismo, il varo a livello tecnico dell’operazione.  

A livello politico - visti i contatti tra Mario Draghi e Ursula von der Leyen - non ci sono problemi. Ad aspettarsi la svolta, anzi ad augurarsela, sono sopratutto le organizzazioni sindacali. Dalla Fnta ai confederali tutti sono convinti che le agitazioni e le aspre proteste di piazza dei giorni scorsi abbiano accelerato i tempi, spingendo l’esecutivo a rompere gli indugi, visto che una via d’uscita è possibile e che sul piatto ci sono 3 miliardi per il rilancio, un piano industriale pronto, una strategia già delineata. Insieme alla volontà del governo, ribadita dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, di fare di Ita una compagnia competitiva, che non rischi di finire preda dei colossi europei, e in grado di stare sul mercato con delle dimensioni competitive. 

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Del resto, proprio lo sblocco dei 50 milioni per pagare gli stipendi di aprile agli 11 mila dipendenti Alitalia, avvenuto col via libera del governo prima dell’autorizzazione della Ue, è stato - sostengono alla Fit-Cisl - un segnale di attenzione chiaro. E ora si tenta di replicare il blitz, sebbene con cautela. Da un lato è lo stesso decreto che ha dato vita a Ita a prevederlo; dall’altro anche da Bruxelles potrebbero fare ben poco di fronte alla richiesta, considerata legittima da molti studi legali interpellati, di poter decollare in fretta. La trattativa sull’ok al piano industriale potrebbe infatti procedere in parallelo, ma intanto si guadagnerebbe tempo per impostare la stagione estiva, decisiva alla sopravvivenza di Ita. Non è un mistero che da mesi l’ad della società, Fabio Lazzerini, abbia messo a punto le linee d’azione per approfittare di questa situazione di ripartenza, proponendo a Bruxelles più soluzioni tecniche pur di ottenere il disco verde finale. Dall’assetto societario all’organizzazione interna, l’Italia ha offerto un ventaglio di possibilità molto ampio allo scopo di convincere i tecnici della commissaria Vestager. Dalla rinuncia (sia pure solo a tempo) del brand Alitalia al taglio (limitato) degli slot a Milano, fino all’acquisizione solo di una quota di minoranza nel polo dell’handling o della manutenzione.  

Insomma, nonostante l’impasse legata alle incomprensibili titubanze dei commissari e alla lentezza del precedente esecutivo, si è fatto di tutto per far scattare l’operazione.

I sindacati, consapevoli delle difficoltà, sono pronti a far digerire una serie di rinunce ai lavoratori. E appoggiano il piano di Lazzerini e del ministro del Mise. Non si vuole però - ed è questa la principale preoccupazione di Palazzo Chigi - andare allo scontro con Bruxelles perché la ricerca di un compromesso onorevole è la priorità indicata dal premier, tanto più oggi dopo l’ok al Pnrr. 

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