Alitalia, Cinquestelle all'assalto del cda. De Micheli: ora basta con i ritardi

Alitalia, 5Stelle all'assalto del cda. De Micheli: ora basta con i ritardi
Alitalia, 5Stelle all'assalto del cda. De Micheli: ora basta con i ritardi
di Umberto Mancini
Venerdì 2 Ottobre 2020, 10:28 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 00:16
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Sarebbero oltre 15 i candidati proposti dai 5Stelle per il board di Alitalia. Tra questi c'è sicuramente l'attuale direttore generale Giancarlo Zeni, sponsorizzato dalla senatrice Giulia Lupo, ex hostess della compagnia, ma non visto di buon occhio da una parte del movimento - il ministro Stefano Patuanelli in testa - e su un fronte diverso, dall'intero Pd. Un elenco per ora top secret, gelosamente custodita nella segreteria dell'ad Fabio Lazzerini, ma che ha fatto già storcere il naso sia al Tesoro che ai vertici del ministero delle Infrastrutture, i due dicasteri che insieme allo Sviluppo si stanno occupando del dossier.

LA FAIDA
Una faida, quella interna ai pentastellati, che dura da 4 mesi e che fatalmente blocca le nomine, pesa sui contribuenti che pagano la Cigs, ritarda il varo del decreto che deve costituire la Newco, avvelena il clima aziendale. Tanto che i rumors parlano addirittura di confronti particolarente tesi anche al vertice della compagnia. Una battaglia sotto certi aspetti paradossale e certamente non dignitosa visto che la lotta per un pugno di poltrone o per mantenerne anche una soltanto (quella del dg Zeni) sta progressivamente paralizzando il vettore di Stato e tiene in ostaggio il futuro della compagnia, di fatto senza una guida legittimata, riducendo ogni giorno di più la credibilità della società in un momento complesso per il trasporto aereo.

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«Probabilmente dello sperpero dei soldi pubblici - spiega una fonte sindacale - tra quanto impegnato dal governo per tenere in piedi Alitalia e gli oneri legati alla Cigs non importa proprio a nessuno, tanto meno ai 5Stelle che invece si erano eretti a paladini anticasta». I 5Stelle respingono le accuse, ma di fatto, al di là delle smentite rituali, il nodo non viene sciolto. Anzi ogni ora che passa s'ingarbuglia ulteriormente perché nessuno, sia sul fronte dei pentastelati che su quello dei democrat, sembra cercare un compromesso. Ieri mattina si era anche diffusa la voce, messa in circolazione dallo stesso movimento, che la Lupo si fosse autocandidata per il board, voce priva di fondamento in quanto la senatrice sarebbe stata in conflitto d'interesse.

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Una voce falsa ma rivelatrice comunque di un clima pesante, fatto di veti e controveti. Dal partito guidato da Zingaretti non arriva nessun commento ufficiale, ma trapela solo una amara constatazione: non bisogna partire con il piede sbagliato, la definizione di una squadra di vertice affiatata e coesa è fondamentale per le sorti del vettore. Alla fine qualcuno dovrà fare un passo indietro, magari dopo le pressioni crescenti che arrivano da Palazzo Chigi, dove l'irritazione è in crescita. Anche perché l'esecutivo, va ricordato, aveva annunciato il varo della Newco a giugno ed ora, considerando l'impasse anche di Atlantia e Ilva, casi ben più complessi, sta dando l'impressione di immobilità. Conte, che ha già aperto il fronte Inps con Tridico, non vuole però affondare anche su Alitalia e auspica che la moral suasion avviata 48 ore fa abbia effetto.

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Non mollano la presa nemmeno i sindacati fortemente critici con l'attuale gestione commissariale. Preoccupazioni ribadite da Salvatore Pellecchia (Fit-Cisl) dopo l'incontro con Giuseppe Leogrande: manca la visione strategica, manca il dialogo, bisogna invece tutelare i lavoratori. Sulla stessa linea Ivan Viglietti della Uiltrasporti che è preoccupato per il mancato «presidio dei mercati, in particolare di quello domestico che peserà sul il rilancio della futura newco». In serata la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha mandato un messaggio chiaro ai 5Stelle: «Non vi nascondo - ha detto - una certa irritazione per il ritardo sulla firma del decreto che, come avevo detto qualche giorno fa, è pronto». Insomma, basta tergiversare, basta con i veti. La stessa irritazione di Palazzo Chigi.
 

 

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