Animali, il 9% di api e farfalle è a rischio estinzione: «Il valore economico dell’impollinazione è di circa 153 mld di euro»

Animali, il 9% di api e farfalle è a rischio estinzione: «Il valore economico dell’impollinazione è di circa 153 mld di euro»
Animali, il 9% di api e farfalle è a rischio estinzione: «Il valore economico dell’impollinazione è di circa 153 mld di euro»
Mercoledì 22 Settembre 2021, 10:57 - Ultimo agg. 17:23
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L'inquinamento ambientale oltre alle praticole agricole intensive e all'invasioni di specie aliene stanno portando al declinio degli impollinatori. Il 9% circa delle specie di api e farfalle è a rischio di estinzione e con essi anche i contributi alle comunità, tra cui l'impollinazione delle piante, il principale meccanismo che le piante hanno a disposizione per riprodursi. Il valore economico del servizio di impollinazione animale è stimato in circa 153 miliardi di euro l'anno su scala mondiale, 22 miliardi su scala europea e 3 miliardi su scala nazionale. La produzione agricola mondiale direttamente associata all'impollinazione rappresenta un valore economico stimato tra 199 e 589 miliardi di euro. Lo afferma l'Ispra nel rapporto «Piante e insetti impollinatori: un'alleanza per la biodiversità», che vuole essere un supporto ai processi decisionali. L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - che fa capo al ministero della Transizione ecologica - ricorda che circa il 90% delle piante selvatiche da fiore ha bisogno di impollinatori per riprodursi: api, vespe, farfalle, mosche, coccinelle, ragni, rettili, uccelli e anche mammiferi; oltre il 75% delle principali colture agrarie beneficia dell'impollinazione operata da decine di migliaia di specie animali (almeno 16mila tra gli insetti).

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L'attuale declino degli impollinatori, spiega l'Ispra, dipende da una serie di pressioni ambientali che spesso agiscono in sinergia: distruzione e frammentazione degli habitat, inquinamento ambientale e eccesso di pratiche agricole intensive (uso di pesticidi e distruzione degli elementi di naturalità, come stagni e filari o muretti all'interno delle aziende agricole), cambiamenti climatici, l'arrivo e la diffusione di specie aliene invasive, tra cui patogeni e parassiti, come la vespa velutina, l'ape resinosa gigante, la formica faraone e la formica argentina, e specie vegetali che alterano gli habitat o risultano tossiche per le specie impollinatrici native. 

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 «La Strategia per la Biodiversità 2030 e quella "Farm to Fork", lanciate nel 2020 dall'Unione Europea, contengono azioni e proposte per raggiungere entro il 2030 una serie di importanti obiettivi mirati alla salvaguardia della biodiversità, impollinatori inclusi, e a garantire l'integrità degli ecosistemi e la sicurezza alimentare.

Tra questi, ridurre il consumo di suolo e quindi il degrado degli habitat nei quali gli impollinatori vivono e si nutrono, incrementare la superficie coltivata con metodi sostenibili e rispettosi dell'ambiente e della biodiversità (come l'agricoltura biologica, che dovrebbe raggiungere il 25% dei suoli europei), ridurre del 50% l'utilizzo di pesticidi nell'ambiente e favorire il mantenimento di specie vegetali selvatiche attraverso aree inerbite e incolte sia in ambito agricolo sia urbano e periurbano», conclude Ispra. 

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