Armatori, l'appello di Grimaldi:
«Mare una risorsa, stop inquinamento»

Armatori, l'appello di Grimaldi: «Mare una risorsa, stop inquinamento»
di Nando Santonastaso
Domenica 13 Dicembre 2020, 09:56 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 07:31
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Per il Gruppo di cui è presidente la transizione green è di casa già da anni. E ora trionfa persino nel colore, ovviamente verde, dell'ultima nave appena inaugurata, la prima di dodici ro-ro ibride commissionate al cantiere di Nanjing, in Cina, che non a caso si chiama Eco Valencia. Dove Eco sta per una precisa, solida caratterizzazione strategica, la riduzione massiccia di ogni emissione inquinante, in mare e nei porti. E Valencia per sottolineare come la rotta mediterranea tra Italia e Spagna sia uno dei maggiori asset della compagnia. «Possiamo dire che abbiamo raggiunto già adesso l'obiettivo di ridurre del 50% l'inquinamento del mare che gli armatori di tutto il mondo si sono impegnati a raggiungere entro il 2050. Siamo avanti di 30 anni, insomma», dice con legittimo orgoglio Manuel Grimaldi, napoletano, vicepresidente mondiale della più importante associazione di armatori e al timone di un Gruppo che sulle scelte ecosostenibili ha investito 3 miliardi negli ultimi anni. «Per l'impegno profuso nella decarbonizzazione dei nostri vettori e i risultati raggiunti abbiamo ricevuto un anno fa a Londra, proprio in questi giorni, l'Excellence decarbonisation towards 2050, il premio del Lloyd's List Europe: ci è stata riconosciuta l'eccezionale spinta a ridurre non solo le emissioni a livello aziendale ma anche a partecipare al dibattito pubblico», aggiunge Grimaldi.

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La strada della transizione verde è senza ritorno, e non solo per le ovvie ripercussioni sui costi aziendali?
«Proprio così. L'ecosostenibilità nel trasporto marittimo non è solo la risposta alla necessità di ridurre i costi o di dipendere sempre meno dal petrolio. È una vera e propria filosofia aziendale perché tocca a tutti, armatori compresi, impegnarsi per tutelare il mare e l'ecosistema da fonti inquinanti legate al trasporto che possono provocare conseguenze dannose per la salute umana e per l'ecosistema marittimo in assoluto. Naturalmente occorrono investimenti importanti perché certe decisioni non si improvvisano. Ma non credo che si possa andare ancora avanti, come purtroppo succede in Italia, con navi vecchie di 50 anni che mettono a repentaglio la stessa sicurezza di chi è a bordo».


L'Ue ha puntato con il Recovery Fund e il Next generation Eu sulla svolta verde e digitale: la vostra nuova flotta dimostra che la svolta green è inevitabile ma anche conveniente?
«Assolutamente. Tutto ciò che la tecnologia ha approfondito in materia di riduzione dell'inquinamento, tutte le innovazioni che permettono di abbattere le emissioni sono e saranno sempre più presenti sulle nostre navi. Dai pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica ai sensori elettronici che monitorano il superamento delle soglie di inquinamento.

Oggi posso dire con soddisfazione che con Eco Valencia e le altre undici navi che abbiamo comprato i consumi energetici saranno inferiori della metà rispetto alle navi precedenti. Se ci siamo riusciti è anche perché abbiamo investito tanto in Ricerca e Sviluppo: possiamo contare su una decina di ingegneri di altissima qualità con i quali peraltro è in atto anche una collaborazione con la Federico II di Napoli proprio sul tema dell'inquinamento marino».


Di che si tratta?
«Con un particolare procedimento di riuso dell'acqua possiamo catturare le microplastiche che inquinano il mare e che attraverso la fauna ittica possono compromettere la salute dell'uomo. Già adesso con le nostre Cruise Roma e Cruise Barcellona stiamo sperimentando questo processo e devo dire che i risultati sono molto positivi».


La transizione green in chiave Mezzogiorno potrà davvero incidere sulla crisi economica aggravata dalla pandemia?
«Mi auguro di sì anche se siamo ancora troppo piccoli per poter crescere sul piano competitivo in quest'area. Io lo ripeto spesso: il piccolo è bello non funziona più, dobbiamo prenderne atto, specie laddove la realtà economica è più debole. In ogni caso credo che questa opportunità vada colta. Nel nostro settore bisogna incentivare chi su questa strada è già in cammino da tempo. Grimaldi Group ha proposto ai ministri dello Sviluppo Patuanelli e dell'Ambiente Costa di accelerare sui cosiddetti certificati bianchi per l'efficienza energetica nel trasporto marittimo: lo Stato cioè deve riconoscere a chi utilizza meno petrolio e riduce le fonti inquinanti, come nel nostro caso sulle navi green che possono ottenere fino a 100 euro a tonnellata equivalente di petrolio risparmiata. Le società lo reinvestirebbero sempre nella riduzione dell'inquinamento e si consentirebbe al governo di risparmiare sui costi energetici».


Il Covid come sta influendo sul vostro comparto? I problemi ad esempio legati al cambio degli equipaggi a che punto sono?
«Il problema resta anche se non tocca le navi green che impiegano tutti equipaggi locali e tornano regolarmente nei loro porti. Le difficoltà interessano soprattutto chi fa viaggi intercontinentali ed oceanici. Oggi la mia difficoltà è di mandare un equipaggio italiano o misto a ritirare la prossima nave in Cina perché là non si può entrare. E non ci sono più nemmeno gli aerei Chi sta lavorando lontano da casa a portare le merci da una parte all'altra del mondo, dovrebbe avere un passaporto speciale per raggiungere un ospedale o i propri cari, come viene permesso a chi guida i Tir. Se si può fare il lockdown è perché ci sono queste persone».

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