Asili nido, mancano ancora 143mila posti: buchi anche al Nord

Asili nido, mancano ancora 143mila posti: buchi anche al Nord
di Marco Esposito
Venerdì 15 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 15:25
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Dai tempi dei diritti zero per gli asili nido - denunciati per la prima volta dal Mattino otto anni fa - molto è cambiato. Lentamente, perché per arrivare al 33% di copertura indicato dall'Europa come obiettivo per il 2010 bisognerà aspettare il 2027; ma, almeno, una data è fissata e a bilancio ci sono le risorse aggiuntive indispensabili per gestire il servizio. La Commissione tecnica fabbisogni standard (Ctfs) ieri ha pubblicato una mappa Comune per Comune con la situazione di partenza e l'obiettivo, indicando il target del 2022 che è pari a 15.639 nuovi posti con una spesa di 120 milioni di euro. Visto che l'importo a regime è di 1.100 milioni, in proporzione si può per la prima volta scoprire che in Italia mancano 143.358 posti per garantire in tutti i Comuni il livello essenziale delle prestazioni del 33% di posti disponibili per bambini di 3-36 mesi. Nel Pnrr, un po' alla buona, si è indicato un obiettivo di nuovi posti di 264.480 entro il 2026, compresi però i poli per l'infanzia e le regioni Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, escluse dai calcoli della commissione presieduta da Alberto Zanardi. Dalla mappa si può verificare la situazione di partenza (aggiornata al 2018, ultimo dato disponibile) e si conferma ovviamente che il disagio maggiore è nel Mezzogiorno. Tuttavia anche al Centro e al Nord ci sono località, non piccole, dove di fatto il diritto all'asilo nido è ancora zero considerando sia le strutture pubbliche sia quelle private.

La battaglia dei sindaci del Sud contro i diritti zero, avviata a fine 2018 da Michele Conia a Cinquefrondi, nella Città metropolitana di Reggio Calabria, così come i ricorsi organizzati da Micaela Fanelli, ex sindaca di Riccia (Campobasso), ha finito col portare benefici un po' in tutta la penisola, persino in province dove si dava per scontato che il servizio nidi fosse più che sufficiente.

In Emilia Romagna, la regione che mezzo secolo fa ha inventato gli asili nido, ci sono secondo la rilevazione della Ctfs ben 40 municipi con servizio di asilo (pubblico o privato) nullo. Alcuni centri sono davvero piccoli, con pochissimi bambini in età da nido, ma a Mercato Saraceno in provincia di Forlì i piccoli con diritto zero sono ben 151 e quest'anno il Comune riceverà risorse per attivare i primi sette posti, per salire gradualmente entro il 2027 a una cinquantina. 

In Veneto, in provincia di Vicenza, a Chiampo i bambini con zero nidi sono 313, record del Nord. E sono oltre duecento a Monteforte D'Alpone (272), in provincia di Verona; a Mareno a Piave (222) in provincia di Treviso; a Cherasco (240) in provincia di Cuneo; infine a La Loggia (218) nella Città metropolitana di Torino. Nessun Comune della Puglia, della Basilicata, dell'Abruzzo o del Molise oltre che del Lazio è in una situazione altrettanto critica. A conferma che più si scende nel dettaglio territoriale, più il dualismo Nord-Sud fatica a spiegare i fenomeni e molte battaglie meridionaliste per l'equità territoriale nei diritti essenziali hanno ricadute benefiche per l'area geografica settentrionale. 

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Le situazioni più critiche si confermano in Campania, Calabria e Sicilia con un totale di 48 municipi a zero servizi nonostante abbiano oltre 200 bambini in età da asilo nido. Territori che sono noti per una maggiore presenza di criminalità organizzata. E il parallelo tra carenza di servizi (non solo i nidi, ovviamente, ma anche quelli), dispersione scolastica e reclutamento dei giovanissimi da parte delle associazioni criminali non appare una lettura forzata, almeno in base ad analisi e studi di Paolo Siani e Isaia Sales.

Nel Mezzogiorno, e quindi in Italia, il Comune con più bambini in età da nido e servizi zero è quello, in provincia di Cosenza, di Corigliano Rossano, con ben 1.903 piccoli al di sotto dei tre anni privi di qualsiasi struttura di accoglienza, almeno secondo la rilevazione diffusa ieri e aggiornata al 2018. Al secondo posto c'è Caivano, nella Città metropolitana di Napoli, con 1.088 bambini senza nido. Terzo posto per Misimeri, nella Città metropolitana di Palermo, con 805 bambini. Quarto e quinto posto ancora per la Sicilia, con Biancavilla (Catania) a quota 659 e Niscemi (Caltanissetta) a 655. Poco dietro Poggiomarino (640) nel Napoletano e Trentola Ducenta (595) nel Casertano. 

Non si sa ancora se i sindaci di queste cittadine si siano attivati con il bando Pnrr per costruire i nidi che mancano. Attivare il servizio, è il caso di ricordare, è un obbligo dal primo gennaio 2022, con la definizione per legge del livello essenziale delle prestazioni. Riforma fortemente voluta, e realizzata, dalla ministra del Sud Mara Carfagna

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