L’Europa si spacca sull’auto, scontro su diesel e benzina: «No a paletti rigidi nel 2035»

L’Europa si spacca sull’auto, scontro su diesel e benzina: «No a paletti rigidi nel 2035»
L’Europa si spacca sull’auto, scontro su diesel e benzina: «No a paletti rigidi nel 2035»
di Gabriele Rosana
Mercoledì 8 Giugno 2022, 01:47 - Ultimo agg. 9 Giugno, 10:26
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BRUXELLES - Il Parlamento europeo si spacca e la “maggioranza Ursula” rischia di andare a sbattere sullo stop totale ai motori a benzina e diesel a partire dal 2035. Oggi gli eurodeputati saranno chiamati a votare su otto dei dodici provvedimenti contenuti nel “Fit for 55”, il maxi-pacchetto sul clima con cui l’Ue vuole ridurre del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030 (rispetto ai valori del 1990): tra questi anche la proposta, su cui centrodestra e centrosinistra andranno alla conta, di vietare la vendita di automobili e furgoni a benzina e diesel tra poco più di 10 anni per lasciare spazio a una flotta elettrica che sia al 100% a emissioni zero. 

Il giro di vite era stato messo nero su bianco per la prima volta dalla Commissione nel luglio di un anno fa, come parte delle ambizioni del Green deal, il piano che punta a fare dell’Europa il primo continente a raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Adesso che arriva per la prima volta all’esame della plenaria dell’Eurocamera (una delle prime tappe in vista del traguardo), la strada si fa però in salita e i distinguo non mancano pure fra gli italiani. Lo si era già visto qualche settimana fa, del resto, quando il pallottoliere segnò 46-40 a favore dei sì ai veicoli elettrici nel voto della commissione parlamentare Ambiente. 

Un risultato di misura che adesso il centrodestra vuole rimettere in discussione in plenaria, con un emendamento presentato dal Partito popolare europeo (Ppe, tra i cui banchi siede Forza Italia) su cui potrebbero convergere anche le altre forze conservatrici, dove si collocano invece Fratelli d’Italia e Lega. «Mezzo milione di persone rischiano di perdere il lavoro. Non vogliamo essere responsabili di un disastro sociale», ha detto in Aula l’eurodeputato tedesco Jens Gieseke, primo firmatario di una modifica che, se passasse, ridurrebbe al 90% il target dello stop alle emissioni al 2035, lasciando una finestra del 10% alla vendita dei veicoli con motori tradizionali.

«Un pasticcio - l’ha liquidata nel dibattito il vicepresidente esecutivo della Commissione e capo del Green deal, Frans Timmermans - L’industria automobilistica vuole chiarezza e prevedibilità, non bisogna rendere le cose più difficili».

«Siamo contro l’approccio ideologico: sulle tecnologie devono essere ingegneri, mercato e consumatori a decidere», ha sottolineato il capogruppo Ppe Manfred Weber.

Parole che riecheggiano l’appello di varie sigle dell’automotive, convinte che l’Europa debba adottare il principio della neutralità tecnologica, senza mettere al bando i motori termici, ma aprendo, accanto alla mobilità elettrica, anche ai carburanti alternativi come il biometano e gli e-fuel. 

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Tra gli altri provvedimenti del “Fit for 55” su cui il Parlamento è chiamato a votare, in vista del negoziato con i governi, c’è pure la riforma del sistema Ets (Emission Trading Scheme), l’architrave delle politiche climatiche Ue: un meccanismo che dal 2005 ha introdotto una sorta di “permesso a inquinare” ed emettere tonnellate di Co2, che viene acquistato su un mercato dedicato. L’esecutivo Ue vuole eliminare le quote gratuite finora previste per l’industria ed estendere l’Ets a tutto il trasporto aereo in partenza dall’Europa e non più solo ai voli intra-Ue. Bruxelles calcola che, con questa mossa, gli aumenti dei prezzi dei biglietti per i viaggiatori che scelgono le tratte intercontinentali aumenterebbero intorno al 2% (a cui andrebbero aggiunti costi aggiuntivi, fino all’8% in più, in virtù della nuova direttiva che impone l’uso di carburanti sostenibili ai vettori aerei). 

L’Eurocamera intanto tira dritto per la sua strada e frena la stretta preparata dalla Commissione sulle caldaie e, più in generale, sulle emissioni inquinanti generate da trasporti e riscaldamento privati: il compromesso che vuole escludere i cittadini e limitare alle sole attività commerciali la creazione di un Ets II, uno schema parallelo a quello già esistente ma dedicato ai consumi dei cittadini, passerà a larga maggioranza. Strasburgo sfida così la Commissione, sapendo di avere l’appoggio anche di molti governi in tutta Europa. L’esecutivo Ue sperava invece nell’istituzione del nuovo mercato di scambio delle quote di carbonio in modo da «recuperare le risorse di un Fondo sociale per il clima attraverso il quale sostenere i nuclei più fragili» ad affrontare la transizione ecologica, come ha detto ieri Timmermans. 

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