Blocco dei licenziamenti: stop per pmi, moda e tessile, ma incentivata la cig Covid. Ecco le categorie coinvolte

I comparti coinvolti dal blocco sono precisamente: il terziario, le piccole imprese, l’artigianato e tre sezioni dell’industria

Stop al blocco dei licenziamenti, ma incentivata la cig Covid: ecco le categorie coinvolte
Stop al blocco dei licenziamenti, ma incentivata la cig Covid: ecco le categorie coinvolte
di R. Ec.
Lunedì 1 Novembre 2021, 17:21 - Ultimo agg. 19:10
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Il blocco dei licenziamenti è caduto. Da oggi qualsiasi impresa di qualsiasi settore potrà licenziare i dipendenti. L'ultima proroga, o periodo transitorio per pmi, artigianato e alcuni settori colpiti dalla pandemia, come il tessile, la moda e la pelletteria, è infatti terminata ieri. Il divieto di licenziare, entrato in vigore a febbraio 2020 con lo scoppio della pandemia da Covid-19, era scaduto a giugno per tutte le altre imprese dell'edilizia e dell'industria, coinvolgendo complessivamente circa 4 milioni di lavoratori.

Ora, però, il governo Draghi, contestualmente allo sblocco dei licenziamenti, ha confermato ed anzi sollecitato l'uso della Cassa integrazione Covid con decurtazione dei contributi addizionali, al posto dei licenziamenti, fino al 31 dicembre 2021. Le categorie di lavoratori che vedono cadere il blocco rischiano?

Stop al blocco dei licenziamenti, le categorie coinvolte

I comparti coinvolti dal blocco sono precisamente: il terziario, le piccole imprese, l’artigianato e tre sezioni dell’industria, cioè il tessile, l’abbigliamento e la pelletteria. D'ora in poi in queste aree si potrà licenziare, ma non se si usa la cig Covid. Con quest'ultima i datori di lavoro non possono mandare via dipendenti e collaboratori, a meno di accordi collettivi raggiunti con i sindacati più rappresentativi sugli esodi incentivati, sulla cessazione definitiva d'attività d’impresa o la messa in liquidazione.

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Cosa è successo dopo il blocco di giugno

Ma cosa è successo in questi tre mesi nei settori in cui il divieto era già caduto? C'è stato il temuto tsunami dei licenziamenti? I dati incrociati dell'Osservatorio Bankitalia-Ministero del Lavoro smentiscono le aspettative più catastrofiche, indicando che il numero delle cessazioni è stato "modesto", fatta eccezione per i precari, che non si sono visti rinnovare i contratti in scadenza. Una dinamica indotta dall'accelerazione registrata dall'economia italiana, che si appresta a chiudere il 2021 con una crescita più forte del 6% indicato dal Documento di economia e finanza.

Accelerazione che si è vista soprattutto nel trimestre estivo, al cadere di tutte le restrizioni del lockdown invernale. A luglio si sono registrati infatti circa 10mila licenziamenti, sui valori medi del 2019, mentre ad agosto il numero è risultato estremamente basso, per effetto dell'accelerazione dell'economia e del ricorso alla cassa integrazione. Il blocco dei licenziamenti ha protetto molto i lavoratori a tempo indeterminato, ma non ha avuto un buon impatto sui lavoratori a tempo determinato e con contratti di collaborazione.I più penalizzati sono stati donne e giovani, che spesso hanno contratti temporanei.

Poi è stato in parte ostacolato il turn-over nelle aziende, anche questo a scapito dei giovani.

La proroga della cassa integrazione e le richieste dei sindacati

La proroga della cassa integrazione Covid (scontata dei contributi addizionali), come detto, è valida fino al prossimo 31 dicembre. Possibilità offerta per un massimo di altre 13 settimane alle pmi del terziario, commercio, artigiani, giornalisti e di altre 9 settimane per tessile, abbigliamento, pelletteria. Una decisione che però non ha soddisfatto i sindacati, più propensi a mantenere il blocco.


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«Nei settori del Turismo, del Commercio e degli Appalti di Servizi - avevano chiesto in una nota congiunta i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs- è necessario prorogare le tutele già definite dalla precedente normativa, a partire dal blocco dei licenziamenti». Per le tre federazioni, «nell'ambito di una serie di misure importanti inserite nel decreto Fiscale, risulta positiva, ma di per sé non sufficiente per sostenere il reddito di milioni di lavoratori ancora coinvolti dalla crisi e non disperdere professionalità indispensabili per la ripresa, la proroga per ulteriori tredici settimane degli ammortizzatori in deroga».

«Desta forte preoccupazione per le inevitabili ripercussioni di carattere occupazionale la mancata proroga del blocco dei licenziamenti - dichiarano Filcams, Fisascat e Uiltucs - tanto più che alle aziende, secondo quando previsto dal decreto, è consentito licenziare salvo che non decidano di utilizzare, in tutto o in parte, le settimane previste dalla cig».

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