Il dado è tratto sugli extraprofitti delle rinnovabili. Si cercano fino a 5 miliardi. Il governo ha deciso di guardarci dentro e di recuperare il recuperabile, tra febbraio e dicembre, per poter tagliare gli aumenti previsti sulle bollette di famiglie e imprese anche nei prossimi mesi. Ma ora toccherà all’Arera andare a decriptare la lotteria del gas, da cui già in tanti si chiamano fuori. Sarà l’Authority guidata da Stefano Besseghini a stabilire entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto le modalità di attuazione. E dunque, a stretto giro sentirà uno a uno, con consultazioni, anche i produttori interessati dal meccanismo di «compensazione» che permetterà il prelievo di utili che vanno oltre il tetto individuato per quest’anno a 61 euro per megawattora, secondo la relazione allegata all’ultima bozza di decreto arrivata venerdì scorso in Consiglio dei ministri. Il margine che va oltre sarà prelevato dal Gse e accumulato in un fondo ad hoc. Un fondo che promette bene visto che i prezzi spot sono vicini ai 250 euro per megawattora e che le stime parlano di una tariffa media annuale di almeno 70-75 euro per MWh.
Il nodo più delicato da sciogliere però è capire chi davvero dovrà condividere il suo tesoretto.
Si capisce bene perché già nel week-end le società energetiche si sono messe a lavoro per capire quanto e se il decreto toccherà il business “di casa”. Allora Enel già da tempo si è chiamata fuori dalla lotteria del gas, come l’ha definita lo stesso ad, Francesco Starace. Il primo gruppo idroelettrico del Paese produce 18 terawattora di energia ma «non ha fatto extraprofitti», perché l’energia che la società vende sul mercato libero «ha prezzi fissati due o tre anni prima». Poi c’è A2A con una produzione di 4,5 terawattora (per circa la metà a lungo termine) e Iren con altro 1,4 terawattora. Il resto del mercato, 40 terawattora in tutto secondo le stime del ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, è fatto dalle piccole utility del Nord che sfruttano i bacini pieni di acqua tra le montagne. Passando al fotovoltaico con incentivi fissi che pesa per 6 miliardi sulle bollette, circa la metà è rivenduto dal Gse sul mercato a prezzi spot, quindi stellari. E allora tra le rinnovabili più esposte al solare, secondo gli analisti, c’è Erg. Ma anche la società, a quanto pare, ha già venduto a lungo termine. Poi ci sono Edison (per l’idroelettrico) e Alerion (per l’eolico), tutte intente anche loro a fare i conti. Da parte sua, Italia Solare si era detta favore di una misura sugli extra utili, ma a patto che il tetto al prezzo non fosse troppo basso, e cioé inferiore a 100 euro per MWh.
Tra chi si tira fuori e chi deve fare bene i conti anche con l’Arera, è difficile quindi fare delle stime su quanto si può ricavare davvero. Nomisma Energia stima oltre 4 miliardi. E lo stesso Cingolani aveva anticipato che dai vari strumenti per sganciare le rinnovabili dai prezzi del gas di potevano ricavare tra i 4 e i 5 miliardi. Numeri ora tutti da rivedere. Soprattutto perché non sono esclusi ricorsi delle società interessate. E magari emergerà anche che a fare i maggiori profitti sono stati i trader, oppure gli intermediari che vendono l’energia a prezzi spot dopo aver acquistata a prezzi predefiniti, a lungo termine dalle società energetiche. Anche per questo Confindustria ha già chiesto all’Arera un’indagine ad hoc.