Bollette, arriva un altro miliardo contro i rincari. Ristori Covid anche a chi non ha pagato le cartelle esattoriali

Bollette, arriva un altro miliardo contro i rincari. Ristori Covid anche a chi non ha pagato le cartelle esattorialii
Bollette, arriva un altro miliardo contro i rincari. Ristori Covid anche a chi non ha pagato le cartelle esattorialii
di Marco Conti e Michele Di Branco
Giovedì 9 Dicembre 2021, 23:12 - Ultimo agg. 10 Dicembre, 16:48
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Un altro miliardo sul piatto, tanto da portare la dotazione complessiva a quota 3,8 miliardi. Il governo, come promesso, si è mosso per mettere un freno all’annunciato caro bollette in arrivo con il prossimo anno, e non è detto che le risorse a disposizione non possano aumentare ancora. L’obiettivo è di aggiungere, entro l’anno, altri due miliardi recuperando risorse da possibili e nuovi tagli alla spesa e dalla lotta all’evasione. Novità anche sul fronte sostegni. I contributi a fondo perduto per le attività danneggiate dal Covid verranno erogati anche a chi sia inadempiente per una o più cartelle esattoriali. A deciderlo una norma di interpretazione autentica, contenuta nella bozza del decreto approvato in Cdm. 

Nell’attesa dei due miliardi aggiuntivi, Mario Draghi ha deciso di affrontare subito la questione con un apposito decreto.

La scelta di intervenire è anche un modo per dare un segnale ai chi pensa di scioperare il 16 gennaio così come chiesto da Cgil e Uil. La mobilitazione generale resta infatti convocata e non sembra esserci da parte di Palazzo Chigi nessuna intenzione di rimettersi al tavolo con i sindacati prima di quella data. Piuttosto si conferma una linea, quella della riduzione fiscale specie per i redditi medio-bassi, che potrebbe rendere ancora più incomprensibile lo sciopero. 

La questione del caro bollette agita da giorni anche i partiti della maggioranza, angosciati dalla prospettiva che l’aumento di luce e gas finisca per “mangiare” buona parte dei tagli Irpef pronti per gli italiani a partire dal 2022. Con il provvedimento messo in cantiere ieri Palazzo Chigi ha approvato gli anticipi di spesa per il 2021: 1,850 miliardi per vaccini e farmaci anti-Covid, 1,4 per potenziare la Rete ferroviaria e circa 50 milioni alle forze dell’ordine impegnate in prima linea nella pandemia.

Il risultato è un tesoretto di risorse liberate, per il 2022, di 3,2 miliardi di euro. Questa cifra verrà investita per 1,5 miliardi per la decontribuzione in favore dei redditi inferiori a 35 mila euro, mentre gran parte del resto (un miliardo, appunto) verrà impiegato contro il caro bollette. Questo miliardo si aggiunge ai 2 miliardi già contabilizzati con la legge di Bilancio, ai 500 milioni di non utilizzati per la riforma fiscale e ad altri 300 milioni di tagli di spesa messi a punto nei giorni scorsi. Il totale fa, appunto, 3,8 miliardi di euro, ai quali potrebbero aggiungersene altri. 

Soldi che il governo utilizzerà per neutralizzare il più possibile i rincari energetici. A cominciare dagli oneri di sistema, ai quali dovrebbe essere dedicati 2 miliardi di euro. Sui tempi “nessuna decisione” ha fatto sapere una fonte dell’esecutivo al termine del consiglio dei Ministro rimandando la questione ai prossimi giorni. 

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La certezza, al momento, è che il governo ha deciso di provare a risolvere un bel problema: dopo la bocciatura del congelamento una tantum del taglio dell’Irpef per i redditi più alti (sopra i 75 mila), che avrebbe portato alla causa altri 250 milioni, sono state cercate - senza successo - molte altre fonti. Margini per fare altro deficit non ce n’erano e la revisione di interventi già previsti in manovra faceva storcere il naso a tutta la maggioranza. Tra gli indiziati al sacrificio è entrato ad esempio il Superbonus, già rivisto con decalage per il futuro ma prorogato quasi intatto fino al 2023. L’incentivo al 110% vale diversi miliardi ma un suo ulteriore ridimensionamento ha incontrato il muro dei partiti che anzi, in un raro caso di unità, chiedono al contrario di allargare le maglie e eliminare il paletto dell’Isee per le villette. Fonti governative alle prese con il delicato dossier energetico fanno notare che l’intervento dell’esecutivo aiuta ma non risolve affatto i problemi: si stanno facendo simulazioni sugli scenari di breve e medio periodo dell’andamento del mercato dell’energia e la questione ha un impatto che va al di là dei confini nazionali. 

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