Bonus Cultura per i diciottenni, addio. Al suo posto arriverà una “carta Cultura”, su cui a gennaio partiranno i tavoli di confronto con le associazioni di categoria. E poi ci saranno più fondi destinati allo spettacolo, per nuove assunzioni al ministero e per il circuito della distribuzione editoriale. Ma i 500 euro in “regalo” al compimento della maggiore età, introdotti nel 2016 dal governo Renzi ed erogati attraverso un’applicazione per lo smartphone (18App) sembrano destinati a scomparire.
Lo prevede un emendamento di maggioranza alla legge di Bilancio, firmato da Federico Mollicone, capogruppo in commissione Cultura alla Camera di Fratelli d’Italia, Rossano Sasso della Lega e Rita Dalla Chiesa di Forza Italia. Un testo «di iniziativa parlamentare», fanno sapere i diretti interessati, ma che secondo i proponenti va nella direzione indicata dalle linee guida del ministro Gennaro Sangiuliano (che sul tema non si esprime: «Decide il Parlamento»). E che dunque non dovrebbe avere difficoltà a ottenere il semaforo verde dal governo. Anche se sul caso ieri si è registrata una levata di scudi. Con le associazioni di librai ed editori che esprimono «forte preoccupazione» parlando di «segnale sbagliato», e l’ex premier e ideatore del bonus, Matteo Renzi, che sale sulle barricate: «Sono pronto all’ostruzionismo», annuncia il leader di Italia viva. E lancia una petizione per chiedere all’esecutivo di fare retromarcia.
L’app
Ma come funziona il bonus che la maggioranza si avvia a sostituire? Introdotta sei anni fa, la misura prevede che dopo il compimento dei diciotto anni i ragazzi possano scaricare iscriversi a 18App, la piattaforma web per ottenere ilun credito da 500 euro (che verrà erogato nei mesi successivi). Un bonus da spendere in prodotti e servizi culturali, a cominciare da libri, biglietti per entrare al cinema e a teatro, ingressi nei musei e abbonamenti a giornali e periodici. Ma il voucher si può utilizzare anche per concerti musicali, o per guardare film e ascoltare canzoni, sia in streaming che su cd o dvd. Una misura inizialmente rinnovata di anno in anno, ma che il governo Draghi aveva previsto come strutturale, con la previsione di un finanziamento annuo di 230 milioni di euro.
Soldi che, se l’emendamento verrà approvato, saranno indirizzati ad altro, pur restando destinati all’ambito della Cultura.
Le reazioni
Ma la novità non è stata accolta bene. Né dalle opposizioni, né dalle associazioni di settore. «La cancellazione di 18App è un segnale sbagliato e contraddittorio», commenta Federculture. «Confidiamo in un ripensamento», aggiunge il presidente dell’Associazione italiana editori Ricardo Franco Levi. Contrario anche Innocenzo Cipolletta, di Confindustria cultura Italia, così come Paolo Ambrosini dell’Associazione librai di Confcommercio. E se la capogruppo Pd in Senato si appella al ministro Sangiuliano («dia parere negativo all’emendamento»), Renzi annuncia battaglia. «Candellare 18App? Follia! Perché hanno paura della cultura?», twitta l’ex premier. Che avverte: «Sono pronto all’ostruzionismo parlamentare. Ma chiedo a tutti di darci una mano firmando la nostra petizione online».