Manovra, addio al bonus Cultura per i 18enni. «I soldi destinati a editoria e arte»

Un emendamento alla Manovra cancella la App: «Al suo posto una carta Cultura»

Bonus Cultura per i 18enni addio. «I soldi destinati a editoria e arte»
Bonus Cultura per i 18enni addio. «I soldi destinati a editoria e arte»
di Andrea Bulleri
Venerdì 9 Dicembre 2022, 23:56 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 17:44
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Bonus Cultura per i diciottenni, addio. Al suo posto arriverà una “carta Cultura”, su cui a gennaio partiranno i tavoli di confronto con le associazioni di categoria. E poi ci saranno più fondi destinati allo spettacolo, per nuove assunzioni al ministero e per il circuito della distribuzione editoriale. Ma i 500 euro in “regalo” al compimento della maggiore età, introdotti nel 2016 dal governo Renzi ed erogati attraverso un’applicazione per lo smartphone (18App) sembrano destinati a scomparire. 
Lo prevede un emendamento di maggioranza alla legge di Bilancio, firmato da Federico Mollicone, capogruppo in commissione Cultura alla Camera di Fratelli d’Italia, Rossano Sasso della Lega e Rita Dalla Chiesa di Forza Italia. Un testo «di iniziativa parlamentare», fanno sapere i diretti interessati, ma che secondo i proponenti va nella direzione indicata dalle linee guida del ministro Gennaro Sangiuliano (che sul tema non si esprime: «Decide il Parlamento»). E che dunque non dovrebbe avere difficoltà a ottenere il semaforo verde dal governo. Anche se sul caso ieri si è registrata una levata di scudi. Con le associazioni di librai ed editori che esprimono «forte preoccupazione» parlando di «segnale sbagliato», e l’ex premier e ideatore del bonus, Matteo Renzi, che sale sulle barricate: «Sono pronto all’ostruzionismo», annuncia il leader di Italia viva. E lancia una petizione per chiedere all’esecutivo di fare retromarcia. 

L’app

Ma come funziona il bonus che la maggioranza si avvia a sostituire? Introdotta sei anni fa, la misura prevede che dopo il compimento dei diciotto anni i ragazzi possano scaricare iscriversi a 18App, la piattaforma web per ottenere ilun credito da 500 euro (che verrà erogato nei mesi successivi). Un bonus da spendere in prodotti e servizi culturali, a cominciare da libri, biglietti per entrare al cinema e a teatro, ingressi nei musei e abbonamenti a giornali e periodici. Ma il voucher si può utilizzare anche per concerti musicali, o per guardare film e ascoltare canzoni, sia in streaming che su cd o dvd. Una misura inizialmente rinnovata di anno in anno, ma che il governo Draghi aveva previsto come strutturale, con la previsione di un finanziamento annuo di 230 milioni di euro. 
Soldi che, se l’emendamento verrà approvato, saranno indirizzati ad altro, pur restando destinati all’ambito della Cultura.

Nel testo si cita il potenziamento del fondo pensioni per i lavoratori dello spettacolo, un «Fondo per il libro» a sostegno degli operatori dell’editoria (15 milioni di euro annui la dotazione prevista). E poi si prevede di spostare parte delle risorse sulle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi, sul finanziamento dei «carnevali storici» nelle città d’arte, la valorizzazione del complesso del Vittoriano a Piazza Venezia e, sempre nella Capitale, la rievocazione della “Girandola” a Castel Sant’Angelo. Non solo: «Assumiamo nuovo personale al ministero, aumentiamo di 40 milioni di euro la dotazione del Fondo unico per lo spettacolo», spiega Mollicone, «e sosteniamo con 45 milioni di euro il settore del libro e delle biblioteche, con ricadute positive anche per i traduttori». Il presidente della commissione Cultura ci tiene a tranquillizzare tutti gli operatori del settore: «Non saranno penalizzati», assicura. E annuncia: «Stiamo lavorando a una nuova carta Cultura per superare 18App, su cui a gennaio partirà il confronto con le associazioni di categoria». Un modo, spiega Mollicone, per superare le criticità del bonus da 500 euro: «Dalle indagini della guardia di finanza, soltanto nell’ultimo anno, sono emerse frodi per 9 milioni di euro», dice al Messaggero. «C’è chi si è rivenduto il bonus, chi lo ha usato per comprarci telefonini o lavatrici facendo risultare acquisti culturali con la complicità di qualche esercente». Criticità che, ad avviso del centrodestra, saranno superate dalla nuova carta. «Le critiche? Franceschini – punge Mollicone – farebbe meglio a dirci perché i controlli non sono stati fatti. Tanto più che da ministro della Cultura non aveva messo un euro su tutti quegli interventi che noi invece oggi andiamo a potenziare». 

Le reazioni

Ma la novità non è stata accolta bene. Né dalle opposizioni, né dalle associazioni di settore. «La cancellazione di 18App è un segnale sbagliato e contraddittorio», commenta Federculture. «Confidiamo in un ripensamento», aggiunge il presidente dell’Associazione italiana editori Ricardo Franco Levi. Contrario anche Innocenzo Cipolletta, di Confindustria cultura Italia, così come Paolo Ambrosini dell’Associazione librai di Confcommercio. E se la capogruppo Pd in Senato si appella al ministro Sangiuliano («dia parere negativo all’emendamento»), Renzi annuncia battaglia. «Candellare 18App? Follia! Perché hanno paura della cultura?», twitta l’ex premier. Che avverte: «Sono pronto all’ostruzionismo parlamentare. Ma chiedo a tutti di darci una mano firmando la nostra petizione online». 

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