Buoni pasto, ristoranti e supermarket in protesta: «Non li accetteremo più». Cosa sta succedendo

Buoni pasto, ristoranti e supermarket in protesta: «Non li accetteremo più». Cosa sta succedendo
Buoni pasto, ristoranti e supermarket in protesta: «Non li accetteremo più». Cosa sta succedendo
di Giusy Franzese
Mercoledì 18 Maggio 2022, 16:45 - Ultimo agg. 20 Maggio, 09:02
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Per ora si tratta solo di un “manifesto”, una sorta di avviso di intenzioni future: se non ci sarà una riforma radicale del funzionamento dei buoni pasto, grande distribuzione e negozianti non accetteranno più i buoni pasto. Il manifesto è stato firmato dai presidenti delle sigle più rappresentative della ristorazione e della distribuzione commerciale. Due le richieste fondamentali: la salvaguardia del valore nominale dei titoli, un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l’esercente, e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emittitrici. L’allarme arriva alla vigilia della pubblicazione della gara BP10, indetta dalla centrale unica di acquisto, Consip.

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Commissioni esagerate

Uno dei problemi principali sta nelle commissioni che gli esercenti devono pagare alle società che li emettono: tra il 18 e il 20% del valore del buono stesso.

E così un ticket da 8 euro in realtà si trasforma in un’entrata di cassa intorno ai 6,5 euro. A questo “costo” - lamentano ristoratori, bar e grande distribuzione -  si sommano oneri di gestione (conteggio, spedizione, ecc) e finanziari, tanto che ogni 10 mila euro di buoni incassati gli esercizi perdono circa 3 mila euro. Una vera “tassa occulta”. Si tratta di «una situazione insostenibile» spiegano i rappresentanti delle imprese.

Gli utilizzatori

I buoni pasto o ticket mensa sono diventati nel tempo una delle principali voci dei contratti integrativi, sia dei dipendenti pubblici che privati. Durante la sperimentazione di massa dello smart working dovuta alle restrizioni per combattere il Covid, molte aziende li hanno unilateralmente sospesi. Ma adesso, con il rientro in presenza e con gli accordi aziendali sul lavoro agile, i buoni pasto tornano a essere una voce dello stipendio per molti lavoratori.

Nel 2019 sono stati emessi 500 milioni di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. A beneficiarne sono stati circa 3 milioni di lavoratori, di cui 1 milione dipendenti pubblici. Dei 500 milioni di buoni pasto, 175 milioni sono acquistati dalle pubbliche amministrazioni. In totale, ogni giorno i dipendenti pubblici e privati spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati 13 milioni di buoni pasto.

I consumatori

 «Se esercenti e ristoratori rifiuteranno di accettare i buoni pasto, scatterà una valanga di denunce in tutta Italia per conto dei lavoratori ingiustamente danneggiati, e una class action patrocinata dal Codacons». Lo afferma l‘associazione dei consumatori, in una nota, pronta alla battaglia legale nel caso in cui imprese e grande distribuzione dovessero avviare azioni contro i ticket. Il problema delle commissioni «eccessive a carico degli esercenti non può essere scaricato sui cittadini, ma vanno trovate soluzioni condivise che garantiscano l‘esercizio dei diritti dei lavoratori» si spiega.

Per l’Unione Nazionale Consumatori, «siamo al solito ritornello che ciclicamente ritorna a ogni nuova gara Consip. Al di là del fatto che bar e ristoranti traslano il costo delle commissioni sul cliente finale e che, quindi, a pagarlo non solo loro ma i consumatori, è chiaro che se un esercizio rifiuterà i buoni pasto sarà nostra cura segnalarlo per la revoca della convenzione per il grave inadempimento delle obbligazioni contrattuali».

A sua volta Assoutenti sostiene che «se la Grande distribuzione rifiuterà di accettare i buoni pasto partirà una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali invitando gli italiani a non fare la spesa presso i punti vendita delle società coinvolte».

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