Campania: dalla cultura una ricchezza (in calo) da 3,8 miliardi

Campania: dalla cultura una ricchezza (in calo) da 3,8 miliardi
di Rita Annunziata
Sabato 7 Agosto 2021, 15:25 - Ultimo agg. 8 Agosto, 07:31
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Nonostante le misure emergenziali dispiegate nell’anno della crisi, il sistema culturale e creativo italiano mostra ora le cicatrici dei lockdown succedutisi. Specie al sud. Secondo una nuova analisi della Fondazione Symbola, Unioncamere e il Centro studi delle camere di commercio Guglielmo Tagliacarne insieme a Regione Marche e Credito Sportivo, la ricchezza prodotta dalla filiera ha subito infatti una contrazione del -8,1%. Una percentuale che scivola al -8,7% per la Campania, dove il valore aggiunto del settore nel 2020 risulta pari a 3,8 miliardi di euro. Per non parlare dell’occupazione, in calo del -3,5%.

Il Mezzogiorno, infatti, sembrerebbe essere capace di assorbire appena il 15,5% del valore aggiunto nazionale della filiera e il 19,5% dell’occupazione.

Un differenziale aggravato dai riflessi pandemici, considerando il crollo delle due variabili del -8,4% e del -3,8%. Certo, nessuna regione italiana appare riportare variazioni positive. A risentirne maggiormente in realtà sono state la Toscana (con una contrazione a doppia cifra del valore aggiunto generato del -10,4%), la Basilicata (-9,9%) e il Molise (-9,7%). Lo stesso vale per il numero di soggetti occupati, con Sicilia (-4,3%), Sardegna (-4,2%) e Valle d’Aosta (-4,1%) che riportano i risultati peggiori.

Parallelamente, l’area metropolitana di Milano si distingue nelle graduatorie provinciali con un’incidenza di ricchezza e occupazione prodotte del 9,7 e del 9,8%. Seguono Roma, seconda per valore aggiunto (8,7%) e quarta per occupazione, Torino (8,4% e 7,9%), Arezzo (7,6% e 9,0%) e Trieste (7,1% e 7,2%). Napoli, invece, resta esclusa da entrambe le top20, sia per valore aggiunto che per occupazione. Quanto poi al numero di attività economiche che producono beni e servizi culturali (ricordiamo che l’indagine include anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali ma che utilizzano la cultura come input per rafforzare il valore simbolico dei prodotti), la Lombardia guadagna il primato con circa 58mila imprese (21% dell’intero comparto), accompagnata dal Lazio con 38mila (13,4%) e dal Veneto con 23mila (8,3%). La Campania, in questo caso, guadagna il quinto posto con circa 21mila aziende, pari al 7,5% del totale

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In linea generale, nonostante le contrazioni indotte dall’emergenza sanitaria, la filiera culturale e creativa mantiene comunque un ruolo di primo piano nell’ambito delle specializzazioni produttive nazionali: si parla di una ricchezza generata da 84,6 miliardi di euro e quasi 1,5 milioni di persone occupate, rispettivamente pari al 5,7 e al 5,9% di quanto espresso dall’economia tricolore nel suo complesso. Inoltre, alcuni comparti della filiera non hanno mancato di mostrare la loro resilienza. A partire dalle attività di videogiochi e software che, a fronte di un calo degli occupati del -0,9%, hanno messo a segno un incremento del valore aggiunto del +4,2%.

«Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. E un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti», osserva Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. «Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura, sulla bellezza e sulla coesione, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro».

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