Solo la Campania, tra le regioni meridionali, è in grado di tenere il passo delle regine dell’export made in Italy. Guadagnando il sesto posto per numero di imprese esportatrici (6.443) e l’ottavo per valore delle vendite estere (6,4 miliardi di euro). Sul podio - secondo una nuova indagine del Centro studi Tagliacarne/Unioncamere - Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Tre regioni che, da sole, accolgono oltre la metà delle imprese esportatrici italiane.
La Lombardia, infatti, conta 37.740 aziende (pari al 30,6% del totale nazionale). Segue il Veneto con 16.127 aziende (13,1%) e l’Emilia-Romagna con 12.260 aziende (10%). La graduatoria regionale per valori esportati nel primo semestre 2021 vede sempre la Lombardia in testa con 65,7 miliardi di euro, al secondo posto l’Emilia-Romagna (35,2 miliardi) e al terzo il Veneto (33,9 miliardi). Se si considera invece l’incidenza delle imprese esportatrici sul totale ragionale, restano sul podio Lombardia (4,8%) e Veneto (4,3%), accompagnate dalla Toscana (3,9%). La Campania, in questo caso, scivola all’undicesima posizione con l’1,8%.
Gli ultimi dati dell’Osservatorio economico di Unioncamere Campania rivelano inoltre come il valore di produzione delle società compresenti negli ultimi tre anni - con un valore della produzione che supera i 100mila euro (si parla di 29.752 aziende) - sfiora i 67,6 miliardi di euro. Il settore del commercio produce da solo il 44% del valore totale, seguito dal manifatturiero con il 26%. Le micro imprese, al 2020, rappresentano l’81,1% del totale e producono il 19,4% del valore complessivo. Le grandi imprese, pari allo 0,5% del totale, realizzano invece un valore di produzione pari al 24,9%. Le medie imprese (3%) raggiungono il 28,2% del valore totale e le piccole imprese (15%) il 27,5%.
I dati congiunturali relativi al saldo tra iscrizioni e cessazioni rivelano poi 6.504 “nascite” sul territorio campano al terzo trimestre del 2021. Ma si tratta di una quota in calo del 10,3% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno. Le imprese giovanili (a guida e/o a partecipazione under 35 maggioritaria) sono quelle che hanno subito il calo peggiore in termini percentuali (-13,9% con 2.273 nuove imprese); non fanno meglio le imprese femminili (a guida e/o partecipazione femminile maggioritaria) che mettono a segno una contrazione dell’8,9% con 1.723 nuove imprese. Chiudono il cerchio le imprese straniere (a guida e/o partecipazione straniera maggioritaria) con il -1,3% (886 nuove imprese). L’analisi per settori vede le imprese femminili presenti principalmente nel settore commerciale e turistico in termini assoluti, le imprese giovanili nel settore commerciale, dei servizi ed edile, mentre quelle a prevalenza straniera nel settore commerciale ed edile.
Quanto alle dinamiche occupazionali, infine, dati relativi al secondo trimestre 2021 (quando si contavano 306.583 imprese attive) rivelano un miglioramento del 3,1%. Un dato sostanzialmente in linea con quanto registrato a livello nazionale (+2% su un campione di circa 3,4 milioni di aziende). Col freno a mano tirato le imprese con meno di nove addetti, che riportano una contrazione del -0,5% rispetto al secondo trimestre del 2020. Sul versante opposto le imprese di medie dimensioni, che vantano un +7,8%.
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