Campania, innovazione e creatività per far fronte alla crisi

L'appuntamento con Top 500 Campania

Campania, innovazione e creatività per far fronte alla crisi
di Francesco de Core
Venerdì 16 Dicembre 2022, 10:02 - Ultimo agg. 14:56
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A voler dar credito ai soli dati previsionali, lo Scatto Sud con cui quest'anno introduciamo il nostro tradizionale appuntamento con PwC e Top 500 Campania potrebbe apparire un titolo eccessivamente trionfalistico, sopra le righe. O magari solo di breve durata. Se la Svimez parla di un Sud sull'orlo della recessione per il 2023 (contrazione dello 0,4 per cento del Pil a fronte di una crescita complessiva del Paese dello 0,5%), se il Censis ribadisce nel suo ultimo rapporto che «la crisi delle materie prime e dei costi energetici, i rischi del cambiamento climatico, il perdurare della guerra e i pericoli dell'inflazione a due cifre sulla tenuta del corpo sociale» potranno avere un ulteriore peso specifico persino sui comportamenti individuali, c'è pure un altro Mezzogiorno la Campania, appunto - che non si piega alla logica macroeconomica. E cerca, in taluni casi in maniera sorprendente, a fronte di una situazione internazionale con una complessità economico-politica di altissimo grado e soprattutto con conseguenze di cui ancora adesso è difficile prevedere ulteriori esiti, ad alzare la testa in settori di primo piano nei quali riesce a fare concorrenza persino a Paesi a tenuta più stabile.

Ciò ci induce a esplicitare alcune riflessioni: la prima, sulla opportunità di continuare a investire in comparti strategici come quello dell'alta tecnologia e della sua filiera in ambiti di incoraggiante prospettiva come l'aerospazio e l'agritech, con ricadute occupazionali (e, a ricasco, anche di indotto) molto incoraggianti; la seconda, è che nel manifatturiero la regione non solo consolida la sua leadership meridionale, per quanto espande la propria influenza in mercati che pure hanno meglio resistito all'onda d'urto degli effetti del conflitto in Ucraina; la terza, è che l'imprenditoria giovanile, a partire delle startup declinate in campi tra i più svariati, si mostra sensibile alle opportunità offerte anche da un punto di vista della semplificazione burocratico-fiscale e degli incentivi - tanto da risultare in Campania una realtà durevole.

A fronte di un depauperamento demografico sempre più preoccupante, di un progressivo aumento dei Neet (ovvero di coloro che non studiano né lavorano) e di una mobilità di cervelli da Sud a Nord fin troppo dolorosamente accentuata, c'è uno slancio nuovo che non va disperso.

E che dovrebbe indurre Stato (in tutti i suoi gangli, a cominciare dagli enti locali), politica, imprenditoria e università a un patto pubblico-privato che non solo preservi i risultati ottenuti a fronte di una evidente risacca internazionale ma li sviluppi in maniera omogenea sfruttando straordinarie opportunità, come il Pnrr, per una risalita che non sia effimera e di corto respiro. Servono, in questa auspicata accelerazione di processi sviluppati in un perimetro di diffuse difficoltà, anche sostegni massicci nel comparto infrastrutturale, perché le politiche economiche non possono soltanto essere declinate a colpi di sgravi e decontribuzioni. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza con il suo amplissimo spettro nel segno della modernizzazione globale e della rivoluzione digitale - manifesta una centralità inderogabile: senza di esso, il Paese intero, e non solo il Sud, perderebbe il più efficace treno per agganciarsi definitivamente al resto d'Europa. È una scommessa che, se persa, spazzerebbe le bandierine fino ad oggi piantate su terreni spesso sconnessi e impervi.

Chiamata a un ruolo strategico decisivo soprattutto nel Mezzogiorno è la classe dirigente e politica tutta, con il suo instabile, insufficiente apparato burocratico mai così messo alla prova. Ma pure gli industriali, talvolta incapaci di fare squadra perché soffocati da rigurgiti personalistici e da visioni parziali, hanno da superare un esame che è risolutivo per le sorti dell'intero apparato imprenditoriale. Il futuro è adesso, qui come altrove: non solo bussa alle nostre porte, ma reclama una sua imprescindibilità per l'oggi.

Per questo motivo l'appuntamento con Top 500 Campania non è soltanto una fotografia di ciò che è accaduto in un anno, il 2021, così straordinario e complesso sotto ogni profilo; ma anche una cartina da cui trarre spunti salienti di quello che l'industria regionale, in tutte le sue articolazioni, anche (soprattutto) le più snelle e avanzate, potrà fornire per gli anni a venire. Uno strumento indispensabile di analisi e riflessione. Un confronto a cui è impossibile sottrarsi per capire dove stiamo andando, con quali mezzi, con quali prospettive, con quali ruoli.

La Campania - con la sua composita area metropolitana di Napoli e i suoi distretti provinciali talvolta sorprendenti per entusiasmo e duttilità - può, deve essere la locomotiva del Sud, pur senza farsi imbrigliare da facili etichette, perché molti sono anche i punti su cui far luce, le problematiche da superare, le debolezze, i gap strutturali a cui porre rimedio. Guardare in faccia al reale in mutazione così accelerata diventi una sfida quotidiana, senza preclusioni, preconcetti, interessi corti e distorti di camarille e consorterie. Le prossime generazioni non ce lo perdonerebbero.
 

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