Bollette, le aziende alimentari che rischiano di non riaprire. La Filiera: aumenti del 300%, invasione prodotti dall'estero

La crisi energetica mette in ginocchio la filiera agroalimentare: dai costi triplicati dell'agricoltura agli imballaggi e all'anidride carbonica ormai introvabili

Bollette, le aziende alimentari che rischiano di non riaprire. La Filiera: aumenti del 300%, invasione prodotti dall'estero
Bollette, le aziende alimentari che rischiano di non riaprire. La Filiera: aumenti del 300%, invasione prodotti dall'estero
Martedì 30 Agosto 2022, 13:02 - Ultimo agg. 18:05
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Bollette pazze e costi di produzione insostenibili. La crisi energetica mette a rischio la filiera agroalimentare italiana, uno dei comparti più importanti della nostra economia. È l'allarme lanciato da Filiera Italia che stima che la crisi energetica potrebbe far chiudere nelle prossime settimane, in assenza di interventi adeguati, una quota progressivamente crescente delle 740mila aziende agricole e delle 70mila industrie alimentari che operano in Italia. 

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Rischio invasione prodotti esteri 

Il rischio è anche l'invasione del nostro mercato da parte di prodotti esteri: mentre le nostre aziende agricole e alimentari sono costrette a ridurre la produzione per risparmiare energia, si aprono spazi per prodotti a basso costo importati dall'estero. «Stanno esplodendo i costi di produzione della parte agricola, con aumenti che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, fino al +300% delle bollette per pompare l'acqua per l'irrigazione dei raccolti» spiega Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia «Ma anche di quella dell'industria alimentare, pensiamo all'enorme quantità di energia e calore necessari nelle industrie delle carni, dei salumi, dei formaggi, delle conserve, della pasta, dei vegetali, oltre al costo energetico della catena del freddo e della distribuzione» 

 

Imballaggi e anidride carbonica sono introvabili 

Ai problemi si aggiunge anche l'aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi. Senza citare l'assenza di anidride carbonica alimentare che mette in ginocchio l'industria delle bevande ma anche quella dei prodotti freschi (carni, vegetali, etc) che hanno bisogno di questo gas nelle confezioni per aumentare la propria conservabilità. 

Coldiretti: allarme vino e birra 

Gli aumenti dei costi di produzione poi si trasferiscono a valanga nei carrelli della spesa e arrivano fino al bicchiere degli italiani.

Come evidenzia Coldiretti sugli ultimi dati Istat relativi all'inflazione il prezzo dell'acqua minerale ha segnato un +11%, quello dei succhi di frutta +10,5%, fino al +7% delle bibite gassate, sotto pressione per gli elevati costi di estrazione dell'anidride carbonica ad uso alimentare. 

A pesare su vino e birra, sono le spese a tripla cifra in campi e vigneti, da +170% dei concimi a +129% per il gasolio, fino a +300% delle bollette per pompare l'acqua per l'irrigare i raccolti.

Una situazione destinata ad esplodere in autunno con un prevedibile balzo dei listini di vendita che riguarda tutto il percorso dal campi alla tavola. L'agroalimentare, ricorda la Coldiretti, assorbe oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali, utilizzati per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti, il funzionamento delle macchine e la climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. 

Federlegno: «Blackout dell'industria del mobile» 

Ma l'allarme energia non minaccia solo la filiera agroalimentare e colpisce settori anche distanti della nostra economia. Tra questi la filiera del mobile, eccellenza italiana del made in Italy del mondo che potrebbe andare in "blackout". Lo afferma Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, per cui la filiera del legno-arredo , in assenza di misure governative volte a bloccare gli aumenti di gas ed energia saranno "costrette a fermare la produzione, a mettere i lavoratori in cassa integrazione e a perdere competitività sui mercati» 

«Purtroppo - spiega Feltrin - nel giro di pochi giorni la situazione è precipitata, i costi per le nostre aziende energivore, ovvero quelle di pannelli che rappresentano il primo anello della filiera, sono ormai fuori controllo ed escludendo di far ricadere tali aumenti sul consumatore finale, i nostri imprenditori non hanno altra scelta se non interrompere le produzioni già dalle prossime settimane e chiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti. Uno scenario davvero fosco che in tempi celeri coinvolgerà l'intera filiera del legno-arredo che riuscirà ad evadere gli ordini solo in base alle scorte di magazzino che, a voler essere ottimisti, possono durare al massimo un mese e mezzo. Tradotto già ad ottobre ci sarà il black out della nostra filiera».

«Serve un tetto europeo al costo del gas» 

La richiesta, per evitare "di dover rianimare un paese con i battiti a zero" è chiara: «chiediamo oltre a un tetto europeo e/o italiano al prezzo del gas, il raddoppio del credito d'imposta per le aziende che hanno perso marginalità e fatturato e la salvaguardia dell'uso a cascata del legno, onde evitare che sia più conveniente bruciarlo anziché lavorarlo e produrre valore aggiunto. Le recenti aperture che sembrano giungere dalla Germania a un tetto europeo sono un segnale importante, uno spiraglio affinché si possa agire velocemente e in maniera determinata. Le imprese non possono più aspettare». 

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