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Lavoro, Cig per tutti ma a pagamento: arriva la riforma degli ammortizzatori

Lavoro, Cig per tutti ma a pagamento: arriva la riforma degli ammortizzatori
Lavoro, Cig per tutti ma a pagamento: arriva la riforma degli ammortizzatori
di Giusy Franzese
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 20 Febbraio 2021, 22:07 - Ultimo agg. : 21 Febbraio, 12:08
4 Minuti di Lettura

Non hanno mai smesso di sentirsi in call, scambiarsi bozze, idee e suggerimenti vari. Nemmeno durante il cambio di governo. I cinque esperti della commissione nominata dalla ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, guidati dal professor Marco Barbieri con il compito di approntare un documento con le linee guida della riforma degli ammortizzatori sociali, hanno praticamente finito il loro lavoro. Il documento, salvo qualche piccola limatura, è ormai pronto e sarà consegnato la prossima settimana al neoministro del Lavoro, Andrea Orlando. Il Messaggero lo ha potuto visionare: 52 pagine di analisi e proposte che potrebbero cambiare il volto del sistema.

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LE NOVITÀ

Resta sia la Cassa integrazione ordinaria che quella straordinaria, ma scompare «definitivamente» quella in deroga. Cambiano e si ampliano le causali, che per la cig diventano tre (dalle due attuali) e per la cassa straordinaria reintroducono in modo «strutturale» quella «per cessazione di attività». Scompaiono Naspi e Discoll, e arriva l’indennità di «protezione universale» estesa davvero a tutti, partite Iva, collaboratori, lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps, iscritti alle casse degli ordini professionali. Raddoppia la durata del sussidio (numero di settimane pari a quelle di contribuzione, e comunque non meno di sei mesi). Nel frattempo saranno potenziate le politiche attive per il lavoro a partire dall’assegno di ricollocazione. Novità per i neoprofessionisti (primi tre anni di iscrizione all’albo): si propone il “reddito minimo garantito”, un sostegno che scatterebbe se si guadagna meno del reddito di cittadinanza. Le parole d’ordine delle linee guida della riforma - che si stima abbia un impatto sulle casse pubbliche non superiore ai 10 miliardi l’anno nello scenario economico più pessimistico - sono sostanzialmente due: universalismo, che non significa però uniformità della prestazione, ma che tutti i lavoratori - di qualunque settore, tipologia di impresa e dimensione, con qualsivoglia tipo di contratto - siano protetti; sistema assicurativo, al quale dovranno contribuire tutte le imprese, anche quelle piccole, e i lavoratori autonomi. La cassa ordinaria sarà estesa a tutti i settori produttivi. Viene quindi eliminata la cassa in deroga. Attualmente chi lavora nelle imprese sino a cinque dipendenti ne è escluso.

IL NODO

Tutti però dovranno contribuire, cosa che adesso non accade. Ed è questo uno dei nodi più delicati della riforma. Attualmente c’è una specie di giungla, con aliquote differenziate per settore e anche per dimensione. Nell’industria, ad esempio, fino a 50 dipendenti l’aliquota è pari all’1,70%, oltre i 50 diventa 2%. Nell’edilizia si supera il 4%. Per chi si avvale dei fondi bilaterali l’aliquota è 0,45% sotto i 15 dipendenti, 0,65% sopra. E poi c’è, come detto, chi non paga nulla. Con la riforma, comunque, resta una differenziazione delle aliquote, ma su criteri diversi dagli attuali. Per i lavoratori autonomi si suggeriscono «aliquote progressive in ragione del reddito professionale dell’ultimo triennio». Previsto un periodo di transizione di tre anni (senza aumenti o aggravi di contributi). L’assegno dovrebbe diventare più alto del virtuale 80% attuale (+10% effettivo, con soglia minima pari all’assegno sociale o al reddito di cittadinanza, anche per i part-time). Le causali diventano tre: eventi transitori, calamità naturale e stati di emergenza, causale di mercato. La cassa straordinaria è estesa a tutti i settori, anche sotto i 15 dipendenti. Si propone che la cigs per cessata attività, recentemente reintrodotta, diventi strutturale e finalizzata ai casi di reindustrializzazione delle aree dismesse o di cessione dell’impresa. La durata massima sarà di 12 mesi prorogabili, per il solo completamento del piano, per ulteriori 6 mesi. Si propone inoltre di rilanciare il contratto di solidarietà con l’introduzione di sconti contributivi, e di estendere quello di espansione attualmente usufruibile solo dalle grandi aziende. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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