Cina, record dei prezzi alla produzione: spinta più veloce degli ultimi 12 anni

Cina, record dei prezzi alla produzione: spinta più veloce degli ultimi 12 anni
Cina, record dei prezzi alla produzione: spinta più veloce degli ultimi 12 anni
Giovedì 10 Giugno 2021, 16:07 - Ultimo agg. 11 Giugno, 10:06
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Aumentano i prezzi alla produzione in Cina. I timori crescono. I prezzi alla produzione in Cina sono aumentati a maggio al ritmo più veloce degli ultimi 12 anni sulla spinta della ripresa domestica e del balzo delle materie prime, evidenziando le pressioni inflazionistiche globali nel mezzo degli sforzi per far riemergere le economie del pianeta dalle secche del Covid-19. Gli investitori sono sempre più preoccupati, come testimoniano gli andamenti incerti dei listini azionari, dalle misure di stimolo post pandemia e dallo scenario che possano sovraccaricare l'inflazione globale costringendo le banche centrali a inasprire le politiche monetarie, frenando potenzialmente la ripresa. L'indice dei prezzi alla produzione (Ppi) è salito dal 6,8% di aprile al 9% annuo di maggio, più dell'8,5% atteso dagli analisti, rimbalzando dai minimi dello scorso anno durante la crisi sanitaria e correndo al ritmo più ampio da settembre 2008 grazie ai significativi aumenti dei prezzi di petrolio, ferro e metalli non ferrosi, ha precisato l'Ufficio nazionale di statistica (Nbs).

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Le centrali elettriche hanno fatto anche scorta di carbone per soddisfare l'aumento della domanda di elettricità nell' estate, con un conseguente aumento del 10,6% su base mensile dei prezzi nel settore dell'estrazione e di pulitura del carbone, rispetto al 2,8% del mese precedente, ha spiegato Dong Lijuan, funzionaro dell'Nbs.

Su base mensile, il Ppi è salito dell'1,6% rispetto allo 0,9% di aprile. La Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, il massimo organo cinese in materia di programmazione economica, ha ribadito il proposito sul monitoraggio dei movimenti dei prezzi delle materie prime al fine di evitare spinte speculative a danno del mantenimento ordinato sui mercati. Un recente rapporto di Goldman Sachs, tuttavia, ha evidenziato di non vedere più la Cina come il centro di formazione dei prezzi delle materie prime a causa della forte ripresa della domanda nei Paesi sviluppati dopo il lockdown che ha spiazzato Pechino. La preoccupazione, in questo scenario, è che il Ppi possa rimanere a livelli elevati per un periodo di tempo lungo, creando problemi soprattutto alle aziende medie e piccole che, quanto all'assorbimento dei maggiori costi, potrebbe trasferire gli oneri sui clienti esteri, penalizzando l'export. I prezzi alla produzione, tuttavia, non hanno ancora alimentato in modo sostanziale l'inflazione, salita a maggio all'1,3% e al passo più sostenuto degli ultimi 8 mesi, ma inferiore sia al target di circa il 3% del governo centrale sia alle aspettative di aumento dell'1,6%. La componente alimentare è aumentata dello 0,3% a maggio, mentre quella non alimentare, compresiva di tariffe aeree, benzina e diesel, è salita del 5,5%. I dati sono stati diffusi alla vigilia di quelli Usa sull'inflazione, che saranno tenuti sotto stretta osservazione visto che altri valori elevati potrebbero esercitare pressioni sulla Federal Reserve perché inizi a valutare un percorso di riduzione degli stimoli. Come pilastri della ripresa economica globale, Cina e Usa sembrano scontare gli stessi problemi. 

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