Concorso Regione Campania, scontro Regione-governo

Concorso Regione Campania, scontro Regione-governo
di Nando Santonastaso
Mercoledì 14 Aprile 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:19
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Equivoci interpretativi, polemiche, dubbi e perplessità, veri o presunti tali. Benvenuti, si fa per dire, nel complicatissimo mondo del concorsone bandito dalla Regione Campania e gestito da Ripam-Formez per dotare gli enti locali (ma non solo) di nuovo personale amministrativo, primo esempio in Italia di una modalità organizzativa che alla fine è risultata ostica anche per molti addetti ai lavori e che ieri è diventata anche terreno di un vivace scontro politico.

Motivo del contendere l'attuazione del recentissimo decreto legge 44 del governo Draghi che nell'ambito della semplificazione in tutta Italia delle procedure concorsuali, nuove o già in atto, voluta dal ministro Renato Brunetta, ha eliminato la prevista prova orale del corso-concorso campano per accelerare al massimo le assunzioni. Sulla base di questa scelta, la commissione Ripam ha annunciato la settimana scorsa che entro giugno si sarebbe svolta la sola prova scritta dello stesso concorsone in modalità digitale, come peraltro già previsto dal bando originario. Quest'ultimo recita infatti che «al termine delle attività di formazione e di rafforzamento sarà svolta, con le modalità e nei tempi indicati dal Regolamento, una prova scritta, valutata dalla Commissione esaminatrice, che comporterà l'attribuzione di un punteggio massino di 30 punti.

Tale punteggio contribuirà alla determinazione del punteggio complessivo della graduatoria finale della procedura corso-concorsuale». 

Tutto chiaro? Neanche per sogno. I Comuni attraverso l'Anci regionale, i sindacati ed esponenti nazionali e campani del Pd hanno eccepito che in realtà la semplificazione era rimasta lettera morta dal momento che veniva prevista un'ulteriore nuova prova scritta per i tirocinanti (circa 1.800) dopo le due già svolte in fase di preselezione e di selezione vera e propria. Con la conseguenza, secondo queste tesi, che i tempi delle assunzioni rischiano di allungarsi, impedendo agli enti di gestire da subito il personale da essi stessi formato sul campo, sia pure nei limiti organizzativi imposti dalla pandemia. La soluzione spiega il deputato dem Piero De Luca «risulterebbe iniqua e contraddittoria rispetto alle finalità di semplificazione». Molto meglio, insiste, avrebbe fatto la Commissione Ripam, proprio in virtù del decreto che consente di derogare anche alle norme dei concorsi in atto per via dell'emergenza economica scatenata dal Covid, «a limitarsi a prendere atto del lavoro già svolto, e cioè delle prove scritte sostenute e dei dieci mesi di formazione portati a termine. Al massimo si sarebbe potuto prevedere un colloquio finale dei tirocinanti, una verifica conclusiva insomma. Tempi brevissimi, niente test a quiz, e immediata assunzione. È emersa invece una volontà politica diversa».

Ma la Commissione Ripam, con una nota diffusa nel pomeriggio a firma di Marcello Fiori, capo del Dipartimento della Funzione pubblica e coordinatore della Commissione, precisa che la decisione relativa alla prova scritta è stata adottata «anche in base alle richieste del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca; che sono fatte salve tutte le prove eseguite finora; e che, rispetto al bando originario che prevedeva un'altra prova scritta e una ulteriore prova orale, la procedura si semplificherà mantenendo soltanto la prova scritta, digitalizzata. Tale prova scritta potrà essere eseguita a giugno e, in questo modo, le assunzioni potranno avvenire entro l'estate. Questo è tutto. Altre interpretazioni sono infondate e strumentali, e contro gli interessi legittimi di chi avrà diritto all'assunzione, sulla base dell'impegno mostrato, dei risultati ottenuti e della prova finale del concorso. Per favore, chiarezza e serietà. Nessuno speculi sul lavoro dei giovani». 

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Sullo stesso concetto aveva insistito in precedenza anche il ministro Brunetta, che aveva peraltro sollecitato il governatore De Luca «ad un chiarimento» dopo avere ricordato che lo stesso De Luca aveva espresso soddisfazione, insieme al ministro, per la soluzione decisa dalla Commissione Ripam, ovvero la conferma della prova scritta. In perfetta sintonia anche il deputato di Forza Italia Gigi Casciello che parla di «una polemica irresponsabile» e ricorda che la soluzione decisa dal governo era l'unica possibile per salvare il concorsone: «Mi auguro che la prova finale aggiunge si svolga nella maniera più serena possibile, basandosi sul lavoro svolto in questi dieci mesi di formazione. Ma è chiaro che nella graduatoria finale si dovrà tener conto anche dei titoli dei partecipanti per un Paese che vuole riconoscere il merito».

Capitolo chiuso? Neanche per sogno. In Consiglio regionale gli esponenti Pd Massimiliano Manfredi e Bruna Fiola, hanno chiesto l'audizione di Ripam, Anci e sindacati e proposto un tavolo di confronto con il ministero della Pubblica amministrazione. Ed è proprio dai sindacati che arriva un ulteriore dubbio: con la graduatoria finale rischierebbero di non trovare posto negli enti almeno 200 degli attuali tirocinanti perché nei due anni del concorsone si sono modificati i fabbisogni degli enti. Assumere tutti e subito, dice Lorenzo Medici della Cisl, «diventa a questo punto l'unica strada per evitare di lasciare a casa decine di persone». 

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