Salta il contributo di solidarietà per i redditi sopra i 75mila euro contro il caro bollette. E’ questo il risultato del lungo braccio di ferro in Consiglio dei ministri con Forza Italia, Lega e Italia Viva contrari, M5S, Pd e Leu favorevoli. Alla fine è stato lo stesso Mario Draghi, che aveva avanzato la proposta, a decidere per un cambio di rotta in modo da evitare nuove frizioni.
LE PROPOSTE E LO SCONTRO
Un’avvisaglia della brusca frenata si è avuta poco dopo pranzo quando, dopo due ore di riunione, il Consiglio dei ministri era stato momentaneamente sospeso per poi riprendere pochi minuti dopo con l'annuncio di Mario Draghi che la proposta del contributo di solidarietà era stata ritirata.
L’ALTRO FRONTE
Altro elemento di rottura: la decontribuzione di 1,5 miliardi una tantum che, nel patto tra partiti raggiunto al ministero dell’Economia la settimana scorsa, avrebbe riguardato i lavoratori dipendenti sotto i 47mila euro di reddito, mentre Draghi e il responsabile del Mef Daniele Franco - complice il muro eretto dai sindacati - hanno proposto di far scendere l’asticella dai 35mila euro di reddito in giù, restringendo la platea dell’intervento per favorire le fasce più deboli come chiesto da Cgil, Cisl e Uil.
Manovra verso CdM.: 2 miliardi a bollette e decontribuzione. Sindacati
LA STRATEGIA DI DRAGHI
Con questa doppia mossa volta a caricare per il 2022 e forse il 2023 il rincaro delle bollette sui redditi oltre i 75 mila euro annui, che così non avrebbero intascato i benefici della riforma dell’Irpef pari a 247 all’anno e soprattutto dietro la proposta di concentrare sulla fasce più deboli (quelle sotto i 35 mila euro di reddito) il taglio dei contributi che ogni lavoratore versa con la sua busta paga, Draghi vuole continuare nel suo percorso per quella che chiama «giustizia sociale» e «contenimento delle spese». Le due proposte infatti lasciavano i saldi di cassa invariati e a pagare l’aumento delle bollette sarebbero stati i redditi più alti. Un gesto rivolto anche a scongiurare lo sciopero generale minacciato dal segretario della Cgil, Maurizio Landini.
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