La Cassa integrazione non arriva mai per tutti. I ritardi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali per “Covid-19” sono ancora una spina nel fianco di molti lavoratori e imprese. Da un mese a questa parte, le domande ancora inevase sono addirittura aumentate. A sostenerlo è il presidente del Consiglio di vigilanza Inps Guglielmo Loy, secondo il quale le richieste effettuate dalle aziende - e non ancora liquidate - si aggirano oggi intorno alle 240mila unità. Un numero che risulta, dunque, superiore alle 226mila calcolate dallo stesso Loy a fine settembre. E, nello stesso tempo, è aumentato, di conseguenza, anche il numero dei lavoratori ancora privi di ammortizzatori sociali. Guglielmo Loy stima un numero di dipendenti di imprese private ben oltre le 500mila unità. I dati sulle istanze presentate e quelli sui lavoratori coinvolti sono differenti perché, in molti casi, le domande riguardano una pluralità di dipendenti.
LEGGI ANCHE «Lockdown già dall'aperitivo alle 18»
Analizzando nel dettaglio le cifre relative ai tre ammortizzatori sociali “per Covid-19” si scopre che quasi 150mila - oltre la metà di quelle ancora inevase - riguarda la Cassa integrazione in deroga. Ovvero quello che, fin dal mese di marzo, ha determinato le attese più lunghe. Un ritardo scaturito da procedure burocratiche troppo lunghe e complesse che, nel primo periodo, coinvolgevano anche le Regioni. Il meccanismo è stato poi modificato ma i problemi generati dalla sovrapposizione tra Inps e Regioni sono ancora evidenti. Naturalmente, l’entità del danno inferto a lavoratori e aziende varia a seconda del momento in cui è stata inviata la richiesta per accedere alla Cig. Le istanze presentate dalle aziende riguardano tanto il periodo a cavallo del lockdown - quello compreso tra marzo e maggio - quanto i mesi più recenti. Nel primo caso, si tratterebbe di un danno gravissimo, con decine di migliaia di potenziali beneficiari della Cig ancora senza un euro dopo un lasso di tempo lunghissimo. In altri casi, invece, il ritardo è “fisiologico”, spiega lo stesso Loy. Proprio per valutare gli effetti sui lavoratori dei ritardi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali, il Consiglio di Vigilanza Inps sta analizzando i dati sulla Cig in base all’ ”anzianità di domanda”, in modo da stabilire quante di queste richieste corrispondano a tempi non “fisiologici”. I dati sull’”anzianità di domanda” sono ancora in fase di elaborazione. Tuttavia, si può già affermare che le istanze non autorizzate dall’Inps inviate prima dell’estate sono svariate decine di migliaia. Un ritardo clamoroso, dal quale possono scaturire seri rischi per la tenuta sociale. Le stime del Consiglio di vigilanza Inps sulle istanze non liquidate nei mesi scorsi sono risultati spesso in contrasto con i dati, sempre più scarni, divulgati dallo stesso Istituto. «Dal momento dello scivolone del “vi pagheremo tutti dal mese di giugno”, dall’Inps non esce più nulla. È una questione di trasparenza», aveva sottolineato Loy poche settimane fa. «È ancora faticoso avere dati da Inps», ripete oggi Loy.
Un numero che aumenterà ancora nell’ultimo trimestre del 2020. «Molte aziende - spiega Guglielmo Loy - finiranno la Cig già a metà novembre. Dunque, è inevitabile l’allungamento fino a fine anno decretato dal governo». Sarà altrettanto inevitabile anche un progressivo allungamento dei tempi di erogazione per tante istanze di Cig.