Coronavirus, sgravi alle imprese che tornano: arriva il decreto anti-recessione

Coronavirus, sgravi alle imprese che tornano: arriva il decreto anti-recessione
Coronavirus, sgravi alle imprese che tornano: arriva il decreto anti-recessione
di Umberto Mancini
Martedì 3 Marzo 2020, 01:01 - Ultimo agg. 15:03
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ROMA Non ci sono solo i quasi 4 miliardi annunciati dal Tesoro per far fronte all'emergenza coronavirus. Risorse da destinare alla Cig e, pur con diverse modalità, alle imprese colpite della zona rossa. In arrivo anche indennizzi e sgravi contributivi per evitare il collasso e una valanga di licenziamenti nelle aree più produttive del Paese. Al Mise hanno studiato e messo a punto un pacchetto complessivo per le aziende tricolore che decidono di riportare la produzione in Italia. L'idea è quella di varare, probabilmente già venerdì prossimo con un decreto ad hoc, una serie di sgravi fiscali per far tornare le imprese nel Belpaese.

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L'obiettivo è quello di creare nuovi posti di lavoro e contrastare la recessione. Al Mit pensano invece ad una legge speciale per sbloccare le opere pubbliche sul modello Genova. Anche qui non si tratta di stanziare nuove risorse ma di velocizzare i cantieri, tagliando i tempi della burocrazia visto che i fondi ci sono da tempo. La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli pensa ad un provvedimento specifico in grado di dare una spinta forte al Pil che, vista la portata dell'epidemia, rischia di chiudere in profondo rosso nel 2020. Non è ancora chiaro se tutte queste misure faranno parte di un solo decreto o di più provvedimento. Di certo però l'esecutivo vuole provare a dare una risposta rapida e complessiva. Il viceministro Giancarlo Cancelleri ricorda che Anas e Rfi hanno circa 80 miliardi di risorse da spendere e immagina che possano essere gli ad dei due gruppi a svolgere il ruolo di commissari straordinari per dare sprint ai cantieri. «Anche i presidenti di Regione - dice Cancelleri - potrebbero svolgere questo ruolo, ma serve il consenso della maggioranza e una legge ad hoc».

LE IMPRESE CHE TORNANO
Al Mise pensano all'abbattimento dell'Ires, dal 24 fino al 10-12%, per le aziende che hanno delocalizzato - in Cina ma non solo - e che decidono di riportare in Italia la produzione (il cosiddetto «back reshoring»). Lo sgravio fiscale durerebbe per 5 anni durante i quali l'impresa sarebbe però obbligata a non disinvestire. Contemporaneamente si pensa ad agevolazioni per i lavoratori rimpatriati che seguono il datore di lavoro, sul modello degli incentivi per il rientro dei cervelli. Un problema non marginale è la compatibilità con le regole sugli aiuti di Stato, tema che l'Italia vuole ridiscutere in termini ampi a livello europeo. Un altro fronte è il piano Impresa 4.0, uscito rivisto dalla legge di bilancio. Di fronte all'insoddisfazione delle piccole imprese per la revisione al ribasso delle aliquote del credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, si studia già una correzione da inserire nel Dl crescita: passando dal 6 all'8% di beneficio per l'innovazione tecnologica e le spese di design e dal 12 al 14-15% (al 50% se si tratta di investimenti al Sud) per la ricerca fondamentale, industriale e lo sviluppo sperimentale.
EMERGENZATra le misure urgenti da inserire nel prossimo decreto è in arrivo anche un credito d'imposta per chi ha perso il 25% del fatturato, mentre verranno rifinanziati gli ammortizzatori sociali per proteggere i lavoratori, estendendo la Cig in deroga a tutta Italia. Più risorse poi alla sanità, che ha bisogno di accelerare i concorsi, di assumere medici e di rafforzare i reparti di terapia intensiva. Si pensa, infine, anche a rimborsi per le gite scolastiche e i viaggi saltati per i voli cancellati e i timori dell'epidemia.Oggi ci sarà anche una riunione straordinaria sull'export al ministero degli Affari esteri». Luigi Di Maio, ministro degli Affari esteri, ha anticipato che il governo metterà a disposizione 300 milioni per sostenere le nostre imprese per il piano straordinario «Made in Italy» e altri 350 milioni per il fondo di garanzia sulle esportazioni all'estero. L'obiettivo dichiarato è quello di elaborare una nuova strategia per rilanciare nel mondo il marchio Italia. Il ministro aggiunge che si sta «affrontando con serietà questa delicata fase, mettendo al primo posto la salute dei cittadini. In questo momento dobbiamo dare anche un segnale chiaro alle imprese: il governo c'è e sta mettendo sul tavolo tutti gli strumenti utili per ripartire in tempi rapidi».

LA PROCEDURAIl Consiglio dei ministri potrebbe riunirsi per approvare il nuovo provvedimento nella giornata di venerdì. Prima di allora il governo deve portare in Parlamento la risoluzione che lo autorizza a derogare ai saldi di finanza pubblica fissati per il 2020. Lo scostamento sarebbe pari allo 0,2 per cento del Pil cioè appunto circa 4 miliardi. L'approvazione della risoluzione deve avvenire con maggioranza assoluta. Si tratta della procedura richiesta dalla legge del 2012 che attua il nuovo articolo 81 della Costituzione. In base alla norma costituzionale il nostro Paese è obbligato a perseguire il saldo deciso in sede europea (per l'Italia un avanzo strutturale pari allo 0,5 per cento del Pil). Questo obiettivo sarebbe comunque raggiunto solo dopo il 2022, ma va autorizzata per legge anche una deviazione dal percorso di avvicinamento. Anche le forze di opposizione hanno già dato la propria disponibilità a sostenere un maggior ricorso al deficit per finanziare misure contro l'emergenza coronavirus.

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