In Europa ripresa lenta, recupero dopo Asia e Usa. Grandi città: Italia indietro

In Europa ripresa lenta, recupero dopo Asia e Usa. Grandi città: Italia indietro
In Europa ripresa lenta, recupero dopo Asia e Usa. Grandi città: Italia indietro
di Nando Santonastaso
Domenica 4 Aprile 2021, 09:45 - Ultimo agg. 5 Aprile, 08:54
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La corsa alla ripresa per ora è un progetto, una speranza, un obiettivo. Troppe incognite, dentro e fuori l'Europa, per poter indicare con buona approssimazione quando l'incubo innescato dal Covid-19 finirà. Pesano le incertezze sui tempi della vaccinazione, il rischio di rallentamenti provocati da nuove, eventuali varianti, la concreta attuazione del Recovery Fund. E di conseguenza la ripartenza di settori vitali come il turismo e il trasporto aereo. Non è un caso che in questi giorni, dall'Ue al Fondo monetario internazionale all'Ocse, tutte le previsioni a breve e media scadenza alla ripartenza dell'economia, continentale e mondiale, abbiano subìto importanti revisioni. E sempre in calo, a conferma del fatto che l'uscita dalla crisi sarà più lenta e complessa di quello che a fine 2020 in molti speravano.

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Bruxelles, ad esempio, ipotizza ora che nel 2021 il Pil dell'Ue crescerà di circa il 3,7% e del 3,9% nel 2022: rispetto alle previsioni d'autunno, si tratta di una crescita inferiore nel 2021 e in parte più forte nel 2022.

Ma l'Italia, insieme alla Spagna, non vedrà un ritorno ai livelli pre-Covid neanche entro la fine del 2022, sempre secondo la Commissione Ue. Gli altri Paesi dell'Unione, invece, raggiungeranno i livelli di produzione pre-crisi già alla fine del 2021 anche se la situazione all'interno dell'Eurozona, secondo le previsioni dell'Ocse, resta variegata: la Germania crescerà del 3% nel 2021 e del 3,7% nel 2022, la Francia balzerà del 5,9% nel 2021 e rallenterà al 3,8% nel 2022, la Spagna dovrebbe far registrare un balzo del Pil del 5,7% nel 2021 che scenderà poi al 4,8% nel 2022, l'Italia potrebbe raggiungere il 4% quest'anno, con un calo dello 0,3% rispetto alle precedenti indicazioni.

Sono valutazioni al netto dell'impatto del Next Generation Eu che a parte la Spagna, che ha già presentato il suo pacchetto di proposte a Bruxelles, è ovunque ancora in fase di definizione: infatti, le prime valutazioni sul ricasco economico nei vari Stati non si potranno fare prima del 2022, visto che la disponibilità delle risorse scatterà solo nella seconda metà di quest'anno.

In ogni caso l'Europa resta lontanissima dal boom annunciato per economie emergenti come l'India che dovrebbe incrementare il Pil di oltre il 12% quest'anno, mentre la Cina crescerà del 7,8% nel 2021 e del 4,9% nel 2022. I due Paesi, osserva l'Ocse, alzano la media a livello globale, fino a far prevedere un rimbalzo dell'economia mondiale del 5,6% nel 2021 e del 4% nel 2022. Poco sopra la media gli Usa, che balzeranno del 6,5% nel 2021 e del 4% nel 2022. In media, i paesi del G20 avanzeranno del 6,2% nel 2021 e del 4,1% nel 2022. La differenza è talmente enorme che dà l'idea di quanto sta rischiando l'Europa nel nuovo equilibrio economico e politico che si sta delineando e diventerà stabile quando la pandemia finirà ovunque, o quasi.

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Non sorprende, perciò, che nella classifica per città europee compilata da Oxford Economics che arriveranno prima ai livelli pre-Covid non ci sono quelle più note sul piano internazionale per la loro attrattività turistica e culturale perciò capaci d trainare anche la crescita dell'Eurozona. Barcellona e Roma, ad esempio, dovranno attendere il 2023 per recuperare i valori di crescita registrati nel 2019 mentre dovrebbero farcela nel 2022 Milano, Londra e Parigi. In testa alla graduatoria, alcune capitali nordiche (Oslo e Stoccolma) e dell'Est Europa (Bucarest, Sofia e Varsavia), che insieme a Dublino e Zurigo riusciranno a superare i livelli di Prodotto interno lordo raggiunti nel 2019. Sette su 30, pochine.

Le classifiche 

Per quelle nordiche gli esperti dell'organizzazione inglese, come riporta Businessinsider.com, spiegano che tutte e tre hanno subito cali di Pil contenuti e quindi anche se la loro ripresa è più bassa della media, fanno meglio di altre grandi città del continente riuscendo a recuperare il terreno perduto in meno tempo. Complessivamente le 30 città considerate nell'analisi hanno subito un calo del Pil nel 2020 in media del 6,7% ma si passa dal meno 10-12% di Barcellona, Madrid, Manchester e Birmingham, al meno 8-9% di Roma e Milano, fino al meno 0,1% di Dublino. In quest'ultimo caso la spiegazione è che la capitale irlandese «ha potuto contare su settori economici, come i servizi digitali e la farmaceutica, che hanno ricevuto una spinta dal contesto e dalle necessità create dalla pandemia».
 

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