«Famiglie e aziende a rischio,
il governo proroghi gli aiuti»

«Famiglie e aziende a rischio, il governo proroghi gli aiuti»
di Nando Santonastaso
Domenica 9 Gennaio 2022, 08:18
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Due anni di garanzie pubbliche, centinaia e centinaia di miliardi per evitare il peggio a imprese e famiglie, e al Mezzogiorno in particolare di precipitare senza rete verso l'abisso sociale ed economico. I numeri della pandemia 2020-21 sono un segno tangibile di come lo Stato abbia sostenuto l'economia nell'ultimo biennio preparandone la ripresa ma sembrano già oggi sbiadire di fronte alle incognite della nuova, fortissima ondata del contagio. Anche perché, al momento, la proroga completa delle misure di aiuto e sostegno da parte del governo non c'è. Ne parliamo con Antonio Patuelli, presidente dell'Abi, l'Associazione tra le banche che di quel flusso di risorse non sono state solo il terminale operativo.

Presidente Patuelli, quali sono intanto i numeri del biennio in chiave Sud per ciò che riguarda i finanziamenti concessi?
«Nei due anni alle imprese del Mezzogiorno sono stati erogati complessivamente, tra operazioni arrivate al Fondo di garanzia per le pmi e prestiti Sace per le aziende più grandi, circa 50 miliardi di euro. La Campania, in particolare, al 31 dicembre scorso, ha visto accolte 173.986 operazioni di finanziamento attraverso il Fondo di garanzia per un importo di 14 miliardi e 759 milioni a cui vanno aggiunti un miliardo e 100 milioni con la garanzia Sace.

La sola Napoli ha visto 88mila operazioni finanziate, per un importo di 7,869 miliardi, seguita da Salerno (40mila e 3,5 miliardi) e da Caserta (22mila e 1,7 miliardi)».

E nelle altre regioni del Sud?
«Al 31 dicembre 2021 risultavano finanziati con il Fondo di garanzia pmi 9,3 miliardi in Puglia, 9,2 miliardi in Sicilia, 4,3 in Abruzzo, 3,3 in Sardegna, 2,6 in Calabria, 1,2 in Basilicata, 682 milioni in Molise. Più bassi gli importi della garanzia Sace per effetto della minore presenza al Sud di grandi imprese: 213 milioni all'Abruzzo, 85 alla Basilicata, 257 milioni alla Puglia, 495 alla Sicilia, 397 alla Sardegna».

Chi ha avuto di più ovviamente è perché aveva più debiti, è così?
«Esattamente. I dati in nostro possesso dicono che il totale dei prestiti a imprese e famiglie, compresi quelli ordinari erogati dal mondo bancario, ha toccato i 1.708 miliardi in Italia di cui 236 destinati al Sud e alle isole. Per la Campania, in particolare, sono stati pari a 74 miliardi, 32 dei quali destinati alle imprese. Va però tenuto presente che i depositi sono rimasti ampiamente al di sopra dei prestiti a riprova del fatto che l'economia nonostante la pandemia è rimasta vitale. Al Sud i risparmi sono ammontati a 332 miliardi, 111 per la sola Campania. E negli ultimi sei mesi la propensione a investire delle famiglie anche al Sud è cresciuta: la Campania, ad esempio, è in linea con il dato nazionale».

Le garanzie dall'1 gennaio sono state però rimodulate dal governo in chiave per così dire europea: si pensava che non bisognasse più prorogarle. E invece
«La pandemia aveva sorpreso tutti, soprattutto da dicembre 2020 ma, a differenza di un anno fa, ora vi sono altri fattori che pesano sull'economia anche per vicende internazionali, a partire dal costo dell'energia. Il rischio peggiore è quello che stiamo vivendo in queste settimane: e cioè che la virulenta ripresa della pandemia, sommata alla moltiplicazione dei costi dell'energia, soprattutto del gas, freni la ripresa del Paese. Per evitarlo, occorrono due priorità: interventi di emergenza, come il prolungamento pieno delle garanzie per i finanziamenti alle imprese e una politica energetica nazionale ed europea più lungimirante».

Due scelte non facili, la prima però più immediata, è così?
«Certo. I provvedimenti emergenziali sono più rapidi, quelli strutturali implicano delle strategie più di medio termine. La fiammata della crisi energetica colpisce soprattutto i Paesi europei, come l'Italia, che dipendono molto dall'estero: non vorrei però, a quasi 50 anni dalla prima crisi petrolifera, che tra un anno ci trovassimo a constatare una crisi del gas. Per le garanzie, il discorso è diverso: il governo ha pensato la legge di Bilancio a ottobre quando eravamo lontani da questi rigurgiti pandemici e ha ridotto le garanzie dall'1 gennaio, in linea con la decisione europea di prorogare solo fino al 30 giugno 2022 lo stop al regime ordinario di aiuti. Non sappiamo se quest'ultima scadenza resterà: sappiamo però che si deve valutare la possibilità di una norma, da inserire per esempio nel decreto Milleproproghe, che ripristini l'erogazione completa delle misure di aiuto e sostegno. L'Abi lo ha sollecitato al governo e anche la viceministra all'economia Castelli ci ha dato pubblicamente ragione. Mi auguro che si possa procedere al più presto».

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