Covid Italia, crollano le assunzioni: 800 mila in meno, tsunami su bar e hotel

Covid Italia, crollano le assunzioni: 800 mila in meno, tsunami su bar e hotel
Covid Italia, crollano le assunzioni: 800 mila in meno, tsunami su bar e hotel
di Andrea Bassi
Venerdì 23 Ottobre 2020, 00:48 - Ultimo agg. 10:56
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Lo scudo della Cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti ha protetto soprattutto i lavoratori a tempo indeterminato. Ma per chi è rimasto fuori dalla “bolla”, come i lavoratori a termine, i posti di lavoro sono saltati come birilli. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, che coprono il periodo che va da gennaio a luglio di quest’anno, sono venuti a mancare quasi 800 mila posti rispetto allo scorso anno, secondo il dato «tendenziale annualizzato».

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Certo, spiega l’Istituto di previdenza, il numero è passibile ancora di qualche correzione perché le imprese hanno potuto comunicare assunzioni e cessazioni fino alla fine di settembre, ma le cose non cambieranno molto.

La fotografia dell’Inps mostra un mercato del lavoro in parte “congelato”. A luglio i lavoratori a tempo indeterminato sono stati addirittura 213 mila in più che l’anno passato. Mentre i precari hanno pagato un prezzo salatissimo. A luglio i contratti a termine erano 568 mila in meno di quelli dell’anno passato; gli stagionali 178 mila, i somministrati 164 mila. 


IL COMMERCIO
Le nuove assunzioni sono crollate del 38%, così come i licenziamenti (-39%) a causa del blocco. Da aprile a settembre sono state autorizzate 3 miliardi di ore di cassa integrazione. In soli 6 mesi - ha spiegato la Uil - sono state autorizzate le stesse ore del triennio 2009-2012. Ma se l’industria ha tenuto, il vero tsunami si è abbattuto sul commercio. Alberghi, bar e ristoranti hanno pagato il conto più salato. Lo ammette la stessa Inps, spiegando che si tratta dei tre settori che hanno chiesto il maggior numero di ore di Cig. Ma lo ribadisce con forza anche la Fipe-Confcommercio. Secondo l’Ufficio studi della confederazione, a settembre oltre 400 mila dipendenti di bar e ristoranti sono rimasti a casa senza lavorare, la metà degli 850mila dipendenti.

Non solo per l’uso massiccio della cassa integrazione (8,5 milioni di ore da parte del settore), ma anche perché 350 mila contratti a termine non sono stati attivati. Un dato non molto differente di quello che, solo qualche giorno fa, aveva calcolato un altro Ufficio studi, quello della Fondazione dei consulenti del lavoro. Anche in questo caso la stima dei posti persi nei primi sei mesi dell’anno (841 mila), non si discosta molto da quella pubblicata ieri dall’Inps. E anche in questo caso la presa d’atto che turismo e commercio sono i settori in maggiore sofferenza. Non è difficile capirne le ragioni. Il flusso dei turisti stranieri si è praticamente prosciugato.

Quello interno non è bastato a compensare le perdite. Per bar e ristoranti, spesso localizzati in prossimità degli uffici, lo smart working ha rappresentato un duro colpo che si è aggiunto a quello del lockdown e al calo dei consumi. Cosa accadrà nel prossimo futuro? Confindustria ha osservato che tra marzo e aprile, i mesi del lockdown, il numero di disoccupati è addirittura calato di 613 mila unità. Un’illusione ottica determinata dal fatto che, obbligati in casa, oltre un milione di persone hanno smesso di cercare lavoro e sono usciti dalle statistiche. Così il tasso di disoccupazione è calato al 7,3%, per poi risalire dopo il lockdown al 9,4%. Visto l’andamento dell’economia, secondo Confindustria, il tasso di disoccupazione continuerà a salire per tutto il 2021, fino al 12,4%. Sul lavoro, insomma, le nubi restano dense, mentre il governo cerca una via d’uscita dal blocco dei licenziamenti.

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