Auto, il vetro costa di più: nuovo incubo per il mercato

Auto, il vetro costa di più: nuovo incubo per il mercato
di Nando Santonastaso
Sabato 3 Settembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 08:25
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L’ultima a proposito delle criticità del settore auto arriva dal Wall Street Journal. Tutto ruota intorno ai costi di produzione del vetro: la riduzione delle forniture dalla Russia rischia infatti di scatenare un nuovo rincaro dei prezzi delle materie prime energetiche e di conseguenza, sin dal prossimo autunno, raggiungere le temperature necessarie per la realizzazione del vetro costerà di più, molto di più. Se così sarà, è abbastanza probabile che le case automobilistiche riverseranno sui clienti finali i nuovi aumenti, a meno che la produzione di vetro non venga assai limitata ma l’ipotesi appare decisamente meno realistica. In ogni caso, rischia di piovere ancora sul bagnato del settore, ancora costretto a fare i conti con le pesanti e perduranti conseguenze della crisi dei semiconduttori. In confronto ad essa, fa quasi meno paura per le grandi company la spirale dei prezzi energetici (ma lo scenario cambia radicalmente per l’indotto: qui, come si legge nell’intervista in questa stessa pagina, la preoccupazione è massima). 

Dice Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl e responsabile dell’auto: «I costi dell’energia impattano sicuramente sui piani e sui progetti delle società ma il problema vero rimane quello dello dei chip che ormai da mesi sta condizionando il mercato.

Al punto che ad esempio per il Suv Tonale in produzione nello stabilimento Stellantis di Pomigliano si sta pensando per ottobre ad un secondo turno di lavorazione per tener dietro agli ordinativi ma le incognite da superare non sono poche: partire per poi fermarsi subito dopo non sarebbe un bel segnale».

Poteva esserlo quello delle immatricolazioni di agosto, salite di quasi il 10% rispetto ad un anno fa dopo ben 13 mesi di segni negativi consecutivi. Ma per tutti gli addetti ai lavori è come la rondine che non fa primavera.  «Il rimbalzo di agosto inciderà poco, la dinamica di fondo è sempre la stessa: mancano gli ordini per fare fatturato, mancano i materiali, la componentistica sta soffrendo. Alla Sevel, ad esempio, ci sono stati problemi per la fornitura di motori francesi. Eppure, per assurdo, se in tutti gli impianti si potesse lavorare a pieno regime ci sarebbero le condizioni organizzative per farlo», insiste Uliano. 

I numeri, di sicuro, confermano che la ripartenza del comparto non è ancora avvenuta e che il ritorno ai livelli del 2019, per quanto non del tutto esaltanti, rimane lontano. Continua non a caso ad essere fortemente negativo il saldo dei primi otto mesi: da gennaio sono state immatricolate 865.044 autovetture, il 18,4% in meno rispetto al 1.060.373 venduto nello stesso periodo del 2021, che si era chiuso con un calo del 23,9% rispetto ai livelli pre-Covid del 2019. «Il mercato italiano dell’auto è dunque ancora in profonda crisi», commenta Il Centro studi promotor. E spiega: «Il risultato positivo di agosto va colto ma non cambia in misura significativa lo scenario che resta caratterizzato da una crisi sia della domanda, per gli effetti della pandemia e della guerra, sia dalle difficoltà di fornitura alle case automobilistiche di componenti essenziali (microchip, cavi, ecc.)». Colpisce peraltro anche l basso profilo delle vendite di auto elettriche, con un calo di oltre il 23% rispetto ad un anno fa: l’Italia è da questo punto di vista in controtendenza con quanto si muove negli altri Paesi europei. È la conferma che per il decollo della mobilità elettrica non bastano gli incentivi all’acquisto di auto: occorre, scrive il Centro studi Promotor, «un fortissimo impegno per la creazione di una rete di soluzioni di ricarica elettrica adeguate, fortissimo impegno di cui al momento non si vede traccia». 

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Di qui un certo, evidente pessimismo sugli scenari a breve e medio termine. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, la prognosi per il mercato italiano dell’auto resta “riservata”. E osserva: «La guarigione ancora non si intravede. Tutti i fattori che hanno prodotto la crisi della domanda e quella dell’offerta restano operativi e una nuova minaccia incombe. I listini delle autovetture hanno subito finora moderati ritocchi e la carenza di prodotto ha fatto pressoché scomparire gli sconti che i concessionari normalmente concedevano ed ora si profila la possibilità di aumenti significativi dei listini auto legati all’impatto della crisi energetica sui costi di produzione». Per non parlare poi degli effetti collaterali, dall’aumento del costo dei pezzi di ricambio a quello delle polizze assicurative, come segnalano molte associazioni di consumatori. Per finire ovviamente al rincaro del carburante, ancorché attenuato dalla conferma del taglio del 30% delle accise deciso dal governo. La sola crisi dei semiconduttori ha provocato una voragine di 210 miliardi nei conti del settore in tutto il mondo. 

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