Dal concept Mazda MX di Giugiaro nell’81 ai giorni nostri: un film racconta il legame tra stile italiano e efficienza giapponese

Un'immagine del docufilm La forma del Tempo di Mazda
Un'immagine del docufilm La forma del Tempo di Mazda
di Sergio Troise
Venerdì 19 Marzo 2021, 11:34 - Ultimo agg. 20 Marzo, 19:22
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Esiste da tempo una fondazione Italia-Giappone istituita dal ministero degli Affari Esteri con l’obiettivo di promuovere l’immagine del nostro Paese in Giappone e del Giappone in Italia. Ciò avviene attraverso iniziative in campo culturale, scientifico, economico, che vedono coinvolti, oltre alla Farnesina e all’ambasciata d’Italia a Tokyo, anche gli Istituti Italiani di Cultura. Tutto molto interessante. Ma sapete qual è il legame più forte sviluppatosi negli anni tra questi due paesi apparentemente tanto distanti? L’automobile. O meglio, il design applicato all’auto.

Un ruolo di primo piano, in questo rapporto molto più intenso di quanto si possa immaginare, è stato recitato infatti da quegli autentici guru del settore che rispondono ai nomi di Giorgetto Giugiaro, noto nel mondo come “Car Designer del secolo”, e Ikuo Maeda, dal 2009 responsabile dello stile Mazda e autorevole custode di un patrimonio culturale affermatosi come “Kodo Design, soul of motion”, espressione anglo-nipponica che sta ad indicare, grosso modo, prodotti realizzati dall’uomo e creati dall’anima.

L’attualità di questo legame forte e tuttora vivo è emersa grazie a una iniziativa di Mazda Italia, presentata in video conferenza a una platea di oltre cento giornalisti italiani e stranieri, durante la quale è stato mostrato in anteprima un docufilm intitolato “La forma del tempo”: una storia di uomini e d’ingegno, di passione, emozione, bellezza, che vede protagonista, con Giugiaro e Maeda, anche Hideyuki Miyakawa, autorevole membro della Hall of fame automobilistica giapponese e, soprattutto, personaggio che più d’ogni altro incarna il legame tra Italia e Giappone: non solo per aver sposato un’Italiana conosciuta per caso al Salone di Torino del 1961 (dove arrivò da Tokyo in sella a una motocicletta!) e messo su famiglia nel nostro Paese (è il papà del Mario Miakawa spesso in video su Sky Sport come esperto di Formula 1), ma anche per aver presentato, oltre 40 anni fa, Nuccio Bertone e Giorgetto Giugiaro ai dirigenti della Mazda.

Dal Giappone si erano rivolti infatti a Miyakawa chiedendogli di accompagnare i due a Hiroshima. L’obiettivo era far incontrare le due culture: l’estro, la fantasia e il gusto del design italiano con la serietà, la costanza e la precisione costruttiva dei giapponesi. Lo stesso Giugiaro racconta: “Per me quell’incontro è stato una fortuna”.

Nacque così un sodalizio fatto di stima reciproca, di amicizia e di proficuo lavoro che nel 1981, giusto 40 anni fa, portò alla realizzazione di un concept chiamato MX-81: un’auto che è stata, in pratica, la mamma di tutte le MX succedutesi nella produzione della Casa di Hiroshima. Un pezzo di storia, insomma, un “documento” fondamentale per la vita della Mazda e una testimonianza tangibile dell’apporto fornito dall’Italia all’evoluzione stilistica della Casa giapponese. Che in quell’anno espose il concept al Salone di Tokyo e poi, contrariamente alla consuetudine, non lo demolì, ma lo conservò (sarebbe meglio dire lo abbandonò) in un capannone nei pressi della fabbrica, dove è rimasto per 40 anni, coperto dalla polvere e dall’oblio.

Il suo ritrovamento è avvenuto grazie a Mazda Italia e a una fotografia (scattata nel 1981) ritrovata quasi per caso in occasione del lancio sul nostro mercato della Mazda MX-30, la prima elettrica di serie del costruttore nipponico: quella foto ritrae l’avveniristico concept degli anni 80 a Milano, sullo sfondo del Duomo. “Quando l’abbiamo ritrovata, nel 2019 – raccontano gli uomini della filiazione italiana di Mazda – abbiamo pensato di utilizzarla per accompagnare il lancio di una rappresentante moderna della famiglia MX, ovvero la MX-30, ma ci siamo chiesti che fine avesse fatto il concept dell’81. Volevamo trovarlo per avere le prove di quanto avanzato e lungimirante fosse stato il lavoro fatto 40 anni prima da Giugiaro e dai nostri colleghi giapponesi”.

Laboriose ricerche hanno portato al ritrovamento della MX-81 nel capannone di Hiroshima.

Da lì l’auto è stata caricata su una nave e riportata in Italia, a Moncalieri, dove è stata affidata alle cure di Flavio Gallizio, titolare di un atelier specializzato in restauri, nel caso specifico un restauro conservativo, quanto più possibile rispettoso dell’originale realizzato a suo tempo dalla carrozzeria Bertone (dove all’epoca lavorava Giugiaro). Ora l’auto è in esposizione nel centro SuperStile di Torino.

“Abbiamo disposto il restauro e poi documentato questa magnifica storia nel film “La forma del tempo”, per esaltare valori come passione, emozione, bellezza, ma anche competenza e capacità fuori del comune” dice Roberto Pietrantonio, amministratore delegato di Mazda Italia, che ha presentato “La forma del tempo” assieme a Claudio Di Benedetto e Erika Giandomenico, non mancando di rammentare l’importanza delle soluzioni di stile e di funzionalità rappresentate dal ritrovato concept italo-giapponese. Nell’occasione è stato ricordato che a Hiroshima venne deciso di battezzare MX-ARIA quel prototipo, per sottolineare l’ariosità e la luminosità dell’abitacolo: una sportiva di medie dimensioni, a due porte e quattro posti, caratterizzata da forme e soluzioni avveniristiche per gli anni 80.

La forma era a cuneo, il CX bassissimo per l’epoca (0,29), i fari a scomparsa, la vetratura molto ampia. Per agevolare l’accesso ai posti posteriori erano stati utilizzati sedili anteriori girevoli; il volante non era circolare ma di forma rettangolare e conteneva uno schermo sul quale poteva comparire la mappa della città attraversata (il precursore del navigatore). Originali erano anche i materiali e non è stato facile replicare la verniciatura esterna e ripulire al meglio la pelletteria interna. Ma alla fine il capolavoro è tornato a nuova vita, pronto a recitare il ruolo di protagonista de “La forma del tempo”, il film voluto da Mazda Italia e prodotto in collaborazione con Lungta Film per la regia di Dario Acocella (guarda caso, regista laureatosi con una tesi sul cinema orientale).

All’anteprima internazionale ha partecipato anche Ikuo Maeda, l’autorevole custode del Kodo Design che ispira lo stile di tutte le Mazda. Ha confessato di essersi invaghito, da giovane, del design italiano con… il tagliacarte firmato da Enzo Mari, definito “un oggetto simbolo di semplicità, praticità, funzionalità, sintesi di purezza e bellezza”. In pratica le qualità emergenti dello stile Mazda, di cui Maeda ha parlato – in una intervista da remoto affidata a Silvia Baruffaldi, direttrice di Auto&Design - raccontando della sua passione giovanile per le auto italiane e dell’emozione provata quando ha incontrato per la prima volta personaggi come Bertone e Giugiaro. “Sin da bambino pensavo che avrei voluto conoscere persone come loro. E poi, da adulto, sono diventato proprietario di più di un’auto italiana, e tuttora amo l’Italia, non so che darei per vivere in Toscana”.

Soffermandosi sul ruolo avuto dalla MX-ARIA del 1981 nell’evoluzione dello stile Mazda, il designer giapponese ha sottolineato come nella MX-30 dei giorni nostri sia espressa la modernità vista nel concept del 1981, definita “qualcosa di straordinario, che trasmette in modo chiaro cosa volesse il design”. Chiarissime anche le idee sull’evoluzione dello stile: “Nell’industria automobilistica – dice Maeda - si è imposta la tendenza a realizzare in comune parti funzionali, con il rischio di arrivare a una omologazione delle forme; ciò ha condizionato il lavoro dei designers, chiamati al difficile compito di salvaguardare lo stile adeguato al proprio paese e ai propri prodotti. Ora però c’è l’avanzata della tecnologia elettrica e io credo che questo sia positivo. Ci sono meno vincoli e possono affermarsi più agevolmente le nostre scelte. Il mio augurio è che prevalga sempre la bellezza”.

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