Caro energia, Confindustria: «Crescita zero nel 2023. Per le imprese choc da 110 miliardi». E avverte il governo: «Emergenza nazionale»

Caro energia, Confindustria: «Crescita zero nel 2023. Per le imprese choc da 110 miliardi». E avverte il governo: «Emergenza nazionale»
Caro energia, Confindustria: «Crescita zero nel 2023. Per le imprese choc da 110 miliardi». E avverte il governo: «Emergenza nazionale»
Sabato 8 Ottobre 2022, 12:40 - Ultimo agg. 16:36
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«Lo shock energetico abbatte le prospettive di crescita» tanto che il Pil 2022 sale del 3,4% ma si stima un 2023 a crescita zero. È l'analisi tranchant del Centro studi di Confindustria che avverte come i costi energetici maggiori ricadono sulle imprese italiane che si prevede «aumentaranno di 110 miliardi di euro». E a fronte di scenari a tinte «fosche» sottolinea come il nascente nuovo governo sia quindi di fronte a una «emergenza nazionale».

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Caro energia, l'analisi di Confindustria

«L'Italia cade in stagnazione» e con «una inflazione record», sottolinea il Centro studi. Il Pil italiano «dopo una dinamica positiva nella prima metà del 2022 subisce un aggiustamento al ribasso tra fine anno e inizio 2023, poi recupera piano.

La crescita 2022 (+3,4%) è già tutta acquisita ed è molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa. Per il 2023, invece, c'è una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti) che porta alla stagnazione in media d'anno».

 

I COSTI PER LE IMPRESE

«L'incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili, ai quali corrisponde, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, una profonda riduzione dei margini delle imprese», avvertono gli economisti di via dell'Astronomia. Il prezzo del gas frena la crescita ma «se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo, il Pil guadagnerebbe l'1,6% nel biennio».

LA CRISI E IL NUOVO GOVERNO

«Abbiamo di fronte uno scenario economico «complesso, un pò fosco, zavorrante», dice la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, presentando le previsioni economiche di autunno del centro studi di Confindustria. «Siamo alle porte dell'insediamento di un nuovo Governo che dovrà fare i conti con una vera emergenza nazionale. Questa è una emergenza nazionale, non riguarda più solo imprese e industria, riguarda tutti», avverte: «Interventi tamponi non saranno sufficienti e neanche più tanto possibili: abbiamo una incertezza di tempi: quanto durerà? Certamente non poco. Una emorragia di risorse pubbliche non possiamo permettercela».

IL PIL

«Nella prima metà di quest'anno - rileva il centro studi diretto da Alessandro Fontana -, nonostante le criticità emerse a partire dal 2021 che sono state esacerbate dall'invasione russa dell'Ucraina (difficoltà di approvvigionamento, rincari nei prezzi delle materie prime, aumento dei prezzi dell'energia), la performance dell'economia italiana è stata abbastanza buona e, in Europa, seconda solo alla Spagna (che però non ha ancora recuperato i livelli di attività del pre-pandemia, come è riuscito invece all'Italia)». In questa fase «forze diverse hanno agito in direzione opposta e la performance finale è la risultante di queste forze». Tra i fattori positivi, il proseguimento della forte crescita delle costruzioni, il recupero pur incompleto del turismo, la resilienza dell'industria, una buona dinamica dei consumi delle famiglie, la progressiva attenuazione dell'impatto dell'emergenza Covid. Come anche «i cospicui interventi della politica di bilancio adottati dal Governo italiano per difendere famiglie e imprese dal rincaro dei prezzi energetici». Bene anche l'export, una «performance sorprendentemente positiva», ed ha aiuto il calo dei prezzi di alcune materie prime. Ma c'è anche una spinta al ribasso che vede come «principale fattore critico» il rincaro del gas naturale «il cui prezzo sembra destinato a rimanere elevato a lungo».

LE IMPRESE

«In caso di blocco totale del gas russo - secondo l'analisi del CsC -, si avrebbe una carenza di offerta di gas in Italia pari a circa il 7% della domanda, con impatti rilevanti su attività e valore aggiunto specie nel settore industriale; queste conseguenze potrebbero essere limitate se fossero efficaci le misure predisposte per il contenimento dei consumi. Se il prezzo del gas schizzasse in modo duraturo ai valori del picco toccato in agosto (330 euro/mwh, per es. nel caso di blocco dell'import dalla Russia) l'impatto addizionale sul Pil sarebbe di -1,5% nel 2022-23; viceversa, se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo del gas, il Pil guadagnerebbe l'1,6% nel biennio».

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