Di Leva: «Energia, costi 5 volte in più»

Di Leva: «Energia, costi 5 volte in più»
di Nando Santonastaso
Mercoledì 10 Agosto 2022, 08:07 - Ultimo agg. 18:47
4 Minuti di Lettura

Enzo Di Leva, la sua azienda opera da oltre 33 anni in Campania nel settore della carta, uno dei più colpiti dai rincari dell'energia: quanto sta pagando in più?
«A maggio del 2021, quando è iniziata questa assurda escalation, il gas e l'energia incidevano complessivamente per circa 120 euro su ogni tonnellata di produzione. A maggio 2022 siamo arrivati a 763 euro a tonnellata, pari a 400 euro di energia elettrica e a 363 euro di gas. Ciò vuol dire che per noi il costo globale dell'energia è arrivato in un anno a ben 40 milioni di euro...» risponde Vincenzo Di Leva, casertano, patron di Paperdì, srl specializzata in prodotti di carta monouso, 200 dipendenti, una cartiera di proprietà e 75 milioni di fatturato nel 2021.

Sono cifre enormi per una media azienda, lei stesso ne aveva parlato non molto tempo fa da Bruno Vespa a Porta a Porta. Non è cambiato nulla, a quanto pare.
«Anzi, si peggiora.

Ormai dopo l'impennata dei costi energetici si deve parlare per noi di un fatturato di 120 milioni, considerato che ogni anno noi produciamo circa 70mila tonnellate di carta Sono numeri insostenibili per le aziende della carta di dimensioni più piccole. Non a caso quelle che fatturano pochi milioni non riescono a restare sul mercato se non chiudendo per alcuni periodi».

E la sua azienda come resiste? Sono state adottate misure di contenimento dell'occupazione?
«Per ora no. Per nostra fortuna non c'è stato bisogno di interventi sul personale. Abbiamo scaricato gli aumenti sul costo finale e la risposta dei clienti non è venuta meno, un dato che ovviamente è un riconoscimento della nostra serietà anche in tempi così difficili».

Ma fino a quando si può resistere?
«Non per molto, sicuramente. Le sembrerà forse un paradosso ma a questo punto la vera speranza di ogni imprenditore è che arrivi la recessione perché significherebbe portare a zero o ridurre sensibilmente tutti i costi delle materie prime, energia in testa, e ripartire con prezzi nettamente più bassi. So che può sembrare un ragionamento quanto meno delicato ma, mi creda, non ci sono altre vie d'uscita nel breve periodo. L'inflazione, ad esempio, è ben più alta dell'8% come si dice a livello ufficiale».

L'Italia propone da mesi all'Europa il price cup per il prezzo del gas...
«Fa bene ma dubito molto che quella sia la strada più breve e più conveniente. Mi creda, la guerra tra Russia e Ucraina non c'entra nulla: è la speculazione finanziaria che ha innescato questi rincari. I futures e i grandi fondi puntano sempre di più le loro risorse finanziarie sul mercato dell'energia e le conseguenze sono davanti ai nostri occhi».

Quanto rischia di essere delicata la situazione dell'Italia nelle prossime settimane?
«Assocarta, che è la nostra Associazione di categoria più rappresentativa, ci ha già fatto sapere che da settembre potremo dover interrompere lattività per una settimana o giù di lì per contenere il consumo di energia. C'è uno stato di allerta, in sostanza, che conferma la delicatezza del momento. Ma c'è anche un altro elemento che induce noi imprenditori ad essere preoccupati».

A cosa si riferisce, Di Leva?
«Al fatto che siamo nella fase del rinnovo dei contratti con i più importanti distributori di energia e le condizioni del passato devono forzatamente essere riviste. Se un anno fa una compagnia si accontentava, si fa per dire, di una fidejussione da un milione di euro, oggi non si ragiona a meno di 6 milioni. Si apre in sostanza una fase nuova per noi aziende energivore con calcoli e valutazioni diversi da un anno all'altro. E se si tiene presente che le forniture si pagano a livello internazionale in dollari e che oggi tra dollaro ed euro c'è la parità sostanziale del cambio, si comprende ancora meglio come sta cambiando lo scenario e a quali incognite stiamo andando incontro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA